Dopo settimane di preparativi, tra il 10 e il 16 settembre è stata condotta l’esercitazione Zapad-2021, l’ultima edizione dei tradizionali wargame annuali condotti dalla Federazione Russa lungo i suoi principali assi strategici. Tali esercitazioni, denominate Zapad (Occidente), Vostok (Oriente) Kavkaz (Caucaso) e Tsentr (Centro), rappresentano le più importanti occasioni per osservare le capacità militari di Mosca e per valutare lo stato dell’arte di dottrine operative e tecnologie adottate dalle Forze Armate russe. Analogamente, attraverso tali wargames, la Federazione Russa mostra la propria forza militare, rinsalda alleanze e dimostra la propria capacità di condurre operazioni complesse attraverso la mobilitazione di decine di migliaia di uomini.
Tra le varie esercitazioni condotte nell’ultimo decennio, quelle della serie Zapad (2013, 2017 e 2021) sono state le più osservate e rilevanti, non per il numero di uomini dispiegati (durante Vostok-2018 furono infatti impiegati quasi 300 mila uomini), ma per le regioni e i Distretti Militari (DM) coinvolti. Tali wargames si svolgono infatti nella Russia europea e nel DM Occidentale in particolare, coinvolgendo le regioni di confine con l’Alleanza Atlantica, l’Ucraina e la Bielorussia nonché quelle dotate di una rete viaria e ferroviaria più sviluppata, cruciale per la concentrazione di decine di migliaia di uomini provenienti da ogni Distretto Militare del paese. Nell’edizione di quest’anno, sono stati quindi mobilitati circa 200 mila uomini, tra unità dei diversi Servizi, Truppe del Ministero dell’Interno, riservisti, unità ausiliarie e reparti del FSB, concentrati in 14 aree di addestramento (5 in Bielorussia e 9 sul territorio russo) e nelle regioni artiche sotto il Comando Strategico della Flotta del Nord, il cui status è stato equiparato a quello dei Distretti Militari nel gennaio 2021.
Lo scenario operativo
Lo scenario predisposto per tale esercitazione, che simula un attacco sul fronte occidentale russo, prevedeva un’azione offensiva condotta da una “Coalizione occidentale”, composta da tre entità fittizie denominate Nyaris, Pomorie e Repubblica Polare rappresentanti Lettonia, Polonia e Norvegia, contro la “Coalizione del Nord”, definita dall’unione di Polesie (la Bielorussia) e della Federazione Centrale (la Federazione Russa). L’attacco della “Coalizione occidentale” si sarebbe svolto attraverso un’inziale fase di destabilizzazione prebellica, incentrata sull’infiltrazione di reparti di sabotatori, forze paramilitari e speciali, accompagnata da un ultimatum, la cui scadenza avrebbe aperto ufficialmente le ostilità. All’avvio del conflitto, che rappresenta l’ora zero dell’esercitazione (il 10 settembre), le forze attaccanti sarebbero prenate in profondità nelle linee nemiche, sfondando di circa 150 km con l’obiettivo di ricacciare indietro i reparti ella Federazione Centrale e isolare per poi occupare le regioni nord-occidentali di Polesie. Dopo questa fase iniziale, caratterizzata da un massiccio impiego della forza aerea per soverchiare il nemico, la “Coalizione del Nord” avrebbe ripreso l’iniziativa (il 13 settembre), con l’obiettivo di arrestare l’avanzata nemica, passare al contrattacco e concludere la guerra in condizioni favorevoli, punto di arrivo dell’esercitazione per il 16 settembre.

Lo scenario prevede quindi alcuni elementi fondamentali di un eventuale conflitto tra la Russia e la NATO lungo il fronte occidentale russo, esponendo alcuni punti di interesse rispetto alla lettura russa delle operazioni militari condotte dall’Occidente. Primariamente, emerge chiaramente come Mosca preveda una fase pre-conflitto caratterizzata da un crescendo di tensioni accompagnate da ultimatum e operazioni sotto copertura svolte da reparti irregolari, fondamentali per creare scompiglio nel sistema di comando e controllo nemico, destabilizzare l’avversario e ottenere il proprio obiettivo con mezzi non militari. Tale elemento è stato già osservato in passato e sembra essere in linea con alcune scettiche interpretazioni della cosiddetta Dottrina Gerasimov, che lungi dall’essere una dottrina per la “guerra ibrida russa del XXI secolo”, altro non è che una sfaccettatura dell’interpretazione dello Stato Maggiore russo della gestione occidentale dei conflitti. Per tale ragione, l’esercitazione ha previsto non solo l’impiego delle Forze Armate regolari, ma anche delle Truppe del Ministero dell’Interno e del FSB, deputate al contrasto delle infiltrazioni nemiche e di possibili proteste. Un ulteriore elemento di rilievo viene dalla previsione di un conflitto in condizioni di inferiorità, soprattutto nel dominio aereo, anch’esso elemento cardine della superiorità tecnologica e organizzativa occidentale. Tale fattore, infatti, ha accompagnato lo svolgimento dell’intera esercitazione, prevedendo un’inziale fase difensiva incentrata sulle capacità antiaeree della Federazione Russa, al fine di contendere la supremazia nei cieli. Ulteriormente, elemento centrale dell’intera esercitazione è la dimensione logistica, costantemente sollecitata per la concentrazione di forze verso il fronte e fondamentale per consentire il rapido ridispiegamento delle unità in ritirata dopo l’iniziale attacco. Da ultimo è possibile identificare un elemento politico-militare di primo piano: la difesa della Russia avverrà al di fuori dei confini nazionali. Nello scenario, infatti, il punto di massima avanzata della “Coalizione occidentale” è collocato in territorio bielorusso, portando quindi a ritenere che, in caso di conflitto, Mosca non solo interverrà per difendere Minsk, ma anche e soprattutto per tutelare sé stessa. Sul fronte occidentale, infatti, fin dalle guerre napoleoniche, la difesa obbligata di Mosca passa per la piazza di Smolensk, la cui eventuale perdita rappresenterebbe la fine di ogni realistica difesa della capitale russa, di conseguenza, l’unico modo per difendere Smolensk e con essa Mosca è difendere Minsk e la Bielorussia.
Lo svolgimento dell’esercitazione
Come già anticipato, i primi tre giorni dell’esercitazione sono stati dedicati alla conduzione di manovre difensive a livello operativo, con l’obiettivo di simulare un ripiegamento ordinato delle unità impiegate in combattimento e l’organizzazione di postazioni difensive incentrate su un vasto sbarramento di fuoco creato dall’artiglieria campale e semovente dell’Esercito russo. In particolare, la fase difensiva dell’esercitazione è stata incentrata sul contenimento dell’offensiva nemica mediante strumenti di guerra elettronica, l’uso dell’aviazione in supporto ravvicinato delle operazioni a terra, l’impiego dell’artiglieria e la conduzione di aviolanci in diversi campi di test. Proprio il dispiegamento di unità aviotrasportate ha rappresentato uno degli snodi fondamentali dell’esercitazione, in quanto ha segnato il momento di passaggio tra la fase difensiva dell’esercitazione e quella offensiva. In particolare, i parà russi hanno simulato operazioni di sbarco aereo a livello di battaglione sia con il compito di contenere l’attacco nemico, sia con l’obiettivo di passare, ove possibile, al contrattacco, attraverso l’aviolancio di unità meccanizzate, dotate di mezzi BMD-4M controcarro.
Nei giorni finali dell’esercitazione, la parola è passata alle forze corazzate e, soprattutto, alle Combined Arms Army, ovvero unità miste che coinvolgono reparti provenienti da diversi Servizi al fine di massimizzare l’efficacia dell’azione offensiva a livello operativo. La composizione stessa dei CAA è stata oggetto del wargame, di cui la capacità di concentrazione e organizzazione delle forze era uno degli elementi cardine. Ulteriormente, nelle fasi finali delle manovre, è stato testato il contribuito offerto dalla mobilitazione dei riservisti, impiegati per contrastare azioni diversive, e dei reparti non militari, come le forze del Ministero dell’Interno e del FSB, cruciali nel contrasto ad azioni di sabotaggio e nella conduzione di operazioni speciali.
Lessons learned
Dall’osservazione dell’esercitazione è possibile trarre alcuni elementi di rilievo utili alla comprensione dello stato di salute della difesa russa:
- Il wargame ha ribadito la centralità attribuita da Mosca ai legami con la Bielorussia e alla stabilizzazione del regime di Minsk, che la Russia si impegna a proteggere politicamente e militarmente, come l’istituzione del campo di addestramento di Grodno nel marzo scorso ha confermato.
- L’esercitazione ha confermato la capacità di concentrazione di un vasto dispositivo militare nelle regioni occidentali della Federazione Russa e della Bielorussia nell’arco di un mese, sottolineando l’importanza attribuita all’Alleanza Atlantica nella pianificazione strategica di Mosca. Lo svolgimento dell’operazione è stato finalizzato a dimostrare la capacità di mobilitazione delle Forze Armate russe verso Occidente, testando soprattutto la capacità di risposta a “pre-emtive attack” provenienti dall’Alleanza Atlantica.
- Mosca ha confermato l’adozione di una dottrina incentrata sulla difesa attiva, unendo elementi della tradizionale difesa di profondità alle moderne capacità tecnologiche delle Forze Armate russe. Ulteriormente, la pianificazione militare di Mosca sembra aver recuperato l’initial period of war come il momento cruciale per guadagnare la superiorità a livello operativo, recuperando così uno degli elementi fondamentali delle dottrine operative sovietiche. Da ultimo, le manovre cui abbiamo assistito nel corso del mese di settembre sembrano ribadire l’importanza attribuita al pre-posizionamento di uomini e mezzi in periodo di pace, al fine di consolidare la capacità di condurre manovre offensive anche in condizioni di inferiorità.
- Complessivamente l’esercitazione è stata incentrata sull’integrazione del dispositivo terrestre e del dominio aereo, simulando la capacità di combattimento delle Forze Armate di Mosca in una condizione di inferiorità aere e testando le capacità di difesa aerea multilivello e l’impiego di munizionamento di precisione. Ulteriormente, i frequenti test di operazioni di sbarco aereo e l’impiego di strumenti di cyber warfare ed elettronic warfare hanno ribadito l’importanza attribuita a tali dimensioni del combattimento.
- Da ultimo, Zapad-2021 è stata accompagnata da esercitazioni parallele nell’Artico, che è divenuto uno dei settori di maggior interesse, anche militare, per la Federazione Russa. La militarizzazione della regione degli ultimi anni e l’equiparazione del Comando Congiunto della Flotta del Nord ai Distretti Militari sottolineano quindi l’enorme rilevanza dell’Estremo Nord russo, vettore prioritario della politica russa nel nord del pianeta.