Nome: Stefano Sannino
Nazionalità: Italiano
Data di nascita: 24 dicembre 1959
Ruolo: Segretario Generale del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE)
Il 1° gennaio 2021, Stefano Sannino ha assunto ufficialmente la carica di nuovo Segretario Generale del Servizio europeo per l’Azione Esterna (SEAE). Ad annunciare la sua nomina, un mese prima, era stato l’Alto rappresentante UE Josep Borrell, che scriveva di lui: “Porta con sé una lunga e ricca esperienza diplomatica europea, dal suo servizio di alto livello sia alle istituzioni dell’Unione europea che al governo italiano. Non riesco a pensare a un candidato migliore per guidare il SEAE nella sua seconda decade”.
Nato a Portici (Napoli) nel 1959 e laureato in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Napoli Federico II, Sannino entra nel servizio diplomatico italiano nel 1986. Si distingue immediatamente per la sua intelligenza sociale presso la segreteria generale della Farnesina, dove viene notato da Renato Ruggiero, che lo vuole al suo fianco al Ministero del Commercio con l’Estero.
Nel periodo 1993-1995, serve come vicecapo missione presso l’ambasciata italiana a Belgrado, dove intesse un’importante rete di rapporti intesi alla ricostruzione post bellica della regione. In conseguenza alla dissoluzione jugoslava, ricopre anche il ruolo di consigliere politico ed economico dell’Alto rappresentante per l’attuazione degli accordi di pace in Bosnia-Erzegovina.
La sua conoscenza delle dinamiche balcaniche e della lingua serba, gli consentono nel 2001 di essere scelto come capo della nuova missione OSCE nella Repubblica Federale di Jugoslavia, istituita in quegli stessi giorni per fornire assistenza e consulenza in cooperazione con altre organizzazioni internazionali nella fase di democratizzazione, di sviluppo dei media e di protezione dei diritti umani e delle minoranze nel territorio.
Nel 2002 inizia la sua carriera in Europa, entrando alla Commissione Europea in qualità di consigliere per le relazioni esterne e per gli scambi commerciali nel gabinetto dell’allora Presidente Romano Prodi. In questa capacità, tre anni dopo, Sannino diventa il primo ambasciatore della CE permanentemente accreditato presso il Comitato Politico e di Sicurezza. Un comitato del Consiglio dell’UE che esercita il controllo politico e la direzione strategica delle operazioni di gestione delle crisi.
Nel frattempo, ricopre la funzione di sherpa per il G8 e dal 2006 al 2008 segue Prodi come consigliere diplomatico nel suo secondo mandato come Presidente del Consiglio dei Ministri. In tale veste, in occasione del trentatreesimo vertice degli 8 intitolato “Crescita e responsabilità”, presenta un briefing a Palazzo Chigi in cui delinea la posizione italiana relativa a due macro aree tematiche: cambiamenti climatici ed efficienza energetica, con un occhio di riguardo per il continente africano. Nel documento, Sannino reitera da una parte l’importanza di uno schema negoziale con il partner statunitense, un quadro comune nel quale cercare soluzioni per tappe intermedie e attraverso trattative multilaterali. Mentre dall’altra, enfatizza la centralità di un’architettura di sicurezza per l’Africa, presupposto per la stabilità dell’area e condizione sine qua non per maggiori investimenti. Un obiettivo, a suo dire, perseguibile con la valorizzazione delle organizzazioni regionali e la promozione del peacekeeping africano mediante la formazione dei formatori e il coinvolgimento attivo dei paesi del continente nelle catene di comando delle missioni.
Torna a Bruxelles nel 2008 reintegrandosi nella Commissione, prima come Direttore per le relazioni con l’America Latina (2008-2009), poi come Vicedirettore generale per le Relazioni esterne incaricato di Asia e America Latina (2009-2010) ed infine, come Direttore Generale per l’allargamento (2011-2013). A maggio del 2013, lascia quest’ultimo incarico per diventare il rappresentante permanente dell’Italia presso le istituzioni UE, una decisione adottata dal Consiglio dei Ministri del governo Letta per farlo succedere all’ambasciatore Ferdinando Nelle Feroci. Sannino vive l’ultimo semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, contribuendo a definirne il programma (che viene presentato a Strasburgo di fronte al parlamento europeo) e assiste alla delicata fase di transizione istituzionale con il rinnovo delle maggiori cariche europee. Lavora in armonia con il Presidente del Consiglio, improntando il dibattito italiano in Europa sulle parole chiave “crescita e investimento”, declinate a seconda delle politiche settoriali (economia digitale, green economy, industria della difesa, etc.) e di alcuni grandi progetti faro (concernenti i fondi strutturali, i fondi per la ricerca e l’innovazione, i fondi per la formazione e quelli per la connettività del continente). Ciononostante, nel gennaio 2016, il suo mandato viene interrotto anticipatamente e il suo profilo sostituito con quello di Carlo Calenda, allora viceministro allo Sviluppo e fedelissimo dell’allora nuovo premier Matteo Renzi. La sua rimozione dall’incarico suscita polemiche, in quanto Calenda occupa una poltrona storicamente riservata al corpo diplomatico e si fa portavoce del braccio di ferro con Bruxelles voluto da Renzi. Ai suoi occhi, Sannino è sì un grande conoscitore delle liturgie della burocrazia europea ma anche un negoziatore, incline ad una linea decisamente meno muscolare.
Nominato ambasciatore italiano a Madrid (2016-2020), Sannino passa questi ultimi quattro anni curando le già ottime relazioni che intercorrono tra i due paesi. In particolare, si rende promotore del progetto ITmakES (Italia, fare, Spagna), un’idea nata per creare una rete di collaborazioni e opportunità nella società civile in diversi ambiti (“Food&Wine”, “Design&Making”, “Art” e “Events”) e integrata nella strategia di promozione “Vivere ALL’italiana”, promossa dal Ministero degli Affari Esteri. Inoltre, sempre in Spagna, riceve nel 2016 il Premio Transexualia – per il suo impegno volto all’attuazione di un programma di formazione e di inserimento nel mercato del lavoro rivolto a persone transessuali e transgender – ed il premio LGBT Andalucía.
Nel 2020 torna nella scena istituzionale europea e diventa vicesegretario per le questioni economiche e globali del SEAE. Dieci mesi dopo, Josep Borrell ne comunica con un tweet la nomina a Segretario Generale, una delle massime cariche europee, rendendolo a tutti gli effetti il capo della diplomazia UE, una macchina amministrativa complessa che conta al suo interno più di 4.200 persone operative in oltre 140 delegazioni nel mondo. Sicuramente un grande risultato per l’Italia in un momento così delicato per la politica estera dell’Unione.