Nome: Katherine Tai
Nazionalità: statunitense
Data di nascita: 18 marzo 1974
Ruolo: Rappresentante per il Commercio dell’Amministrazione Biden
Katherine Tai attualmente ricopre l’incarico di capo consulente commerciale della commissione Fisco e Bilancio della Camera. In questo ruolo, ha ottenuto importanti risultati battendosi in difesa dei diritti dei lavoratori americani. Precedentemente, ha prestato servizio nell’Ufficio del General Counsel dell’USTR, prima come Associate General Counsel dal 2007 al 2011 e poi come Chief Counsel for China Trade Enforcement con responsabilità per lo sviluppo e il contenzioso delle controversie statunitensi contro la Cina presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).
Prima di entrare a far parte dell’USTR, Tai ha lavorato nei dipartimenti del commercio internazionale in vari studi legali a Washington. Dal 1996 al 1998, ha vissuto e lavorato a Guangzhou, in Cina, insegnando inglese alla Sun Yat-Sen University come Yale-China Fellow. Nata nel Connecticut – la prima cittadina americana della sua famiglia – è cresciuta nella zona di Washington laureandosi alla Yale University e alla Harvard Law School.
Nuovi interpreti, vecchie sfide
I compiti iniziali del nuovo responsabile degli Stati Uniti per il Commercio potrebbero gravitare intorno alla progettazione di un nuovo percorso per rinnovare l’Organizzazione mondiale del commercio, e nella gestione delle controversie sugli scambi commerciali con l’Unione Europea. La gestione delle relazioni con la Cina sarà probabilmente il compito più urgente e di alto profilo, anche se il presidente eletto, Joe Biden, ha chiaramente fatto intendere di non avere alcuna fretta nel cambiare o avviare alcuna azione commerciale, focalizzando l’attenzione sugli investimenti interni. In una delle rare dichiarazioni rilasciate ad agosto al Center for American Progress, noto think tank democratico, Tai ha fornito un quadro generale della sua visione progressista circa il commercio, affermando che l’agenda governativa in termini di scambi commerciali non possa prescindere da un forte e coeso sostegno politico e da una larga condivisione degli obiettivi da raggiungere da parte del popolo americano.
Inutile dire che gli occhi dell’opinione pubblica siano puntati sulla sfida posta dal colosso cinese; “gli Stati Uniti”, sostiene Tai, “dovrebbero avere un approccio più strategico adottando una politica commerciale progressista caratterizzata da elementi sia offensivi che difensivi”. In particolare, “l’offensiva deve riguardare ciò che faremo per rendere noi stessi, i nostri lavoratori, le nostre industrie e i nostri alleati più veloci, più agili, in grado di saltare più in alto, essere in grado di competere più forti e, infine, essere in grado di difendere questo aperto, stile di vita democratico”.
È presumibile che la vittoria di Joe Biden non modificherà la strategia cinese nei confronti della Casa Bianca; Pechino continuerà a perseguire l’autosufficienza tecnologica per dipendere sempre meno dalla filiera produttiva a stelle e strisce, potenzierà ulteriormente il settore Difesa, con particolare attenzione alla situazione di Taiwan, e proseguirà la politica di controllo dei territori periferici – Hong Konk in primis – poco incline a cedere alle critiche che arriveranno da un presidente, come quello democratico, particolarmente attento alle tematiche concernenti i diritti umani. Superato il travagliato periodo di transizione, è plausibile che la Cina possa valutare, complice un interlocutore meno intransigente di Trump, di rinegoziare con la nuova amministrazione la fase 1 dell’impianto dell’accordo commerciale con gli USA immaginato da Trump a difesa dei posti di lavoro americani e dell’efficienza del sistema produttivo made in USA minacciati dall’outsourcing aziendale e da una competizione sleale.
Ai dubbi circa la nuova strategia economica statunitense si accompagnano le certezze legate alla necessità di una linea d’azione netta da parte di Katherine Tai che sarà chiamata all’azione in un periodo particolarmente delicato e caratterizzato da instabilità ed incertezza. Se in continuità con gli sforzi di Trump o in maniera diametralmente opposta sarà il tempo a stabilirlo.
Stefano Lioy,
Geopolitica.info