Nome: Antony John Blinken
Nazionalità: Statunitense
Data di nascita: 16 aprile 1962
Ruolo: Segretario di Stato dell’Amministrazione Biden
Antony Blinken è nato a New York City il 16 aprile 1962 da genitori ebrei, per trasferirsi successivamente a Parigi dove ha vissuto fino all’età di 18 anni. Dopo aver studiato ad Harvard, nel 1988 consegue la laurea in giurisprudenza presso la Columbia Law University. Blinken ha lavorato per il magazine The New Republic, scrivendo di politica estera. È stato anche un opinionista del New York Times e analista degli affari globali per la CNN.
La sua carriera politica si estende per oltre vent’anni. Tra il 1994 e il 2001, Blinken ha preso parte al Consiglio per la Sicurezza Nazionale durante l’amministrazione Clinton. In particolare, tra il 1994 e il 1998, è stato l’Assistente Speciale del Presidente, Direttore Senior per la Pianificazione Strategica e NSC Direttore Senior responsabile della redazione di discorsi. Successivamente, tra il 1999 e il 2001, ha continuato ad occupare la carica di Special Assistant del Presidente e di Direttore Senior per gli Affari Europei e Canadesi.
Conclusasi l’esperienza nell’amministrazione Clinton, nel 2002, Antony Blinken è stato nominato Direttore del Personale della Commissione Affari Esteri del Senato americano, posizione ricoperta fino al 2008, quando ha preso parte alla transizione dell’amministrazione Obama-Biden.
Durante il primo mandato, Blinken ha ricoperto la carica di Consigliere per la Sicurezza Nazionale del Vicepresidente. Blinken è stato, in seguito, nominato Assistente del Presidente e Principale Vice Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Dal 2015 al 2017, è stato Vicesegretario di Stato dell’Amministrazione Obama.
Prima di divenire un consigliere per la politica estera durante la campagna e la transizione Biden-Harris, Blinken ha ricoperto il ruolo di direttore del Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement ed è stato un professore emerito alla John Hopkins School of Advanced International Studies. Si è distinto anche per essere Senior Fellow del Center for Strategic and International Studies ed è membro del Council on Foreign Relations.
Durante i due mandati di Obama, Blinken ha preso parte a diversi Comitati dei Deputati, forum dove si formula la politica estera statunitense. In particolare, si è impegnato a modellare la postura estera statunitense in Afghanistan e Pakistan, e ha contribuito alla stesura dell’Accordo sul Nucleare Iraniano (JCPOA). Inoltre, ha svolto un ruolo considerevole nella guerra contro l’ISIS, nel Pivot to Asia e nella crisi globale dei rifugiati. Blinken è stato anche tra i sostenitori di un intervento più significativo in Siria per la protezione dei civili e il loro armamento. Questi ha anche supportato il diritto israeliano di auto-difendersi durante il conflitto contro la Striscia di Gaza. Nondimeno, si è dimostrato interventista supportando l’intervento in Iraq nel 2003 e in Libia nel 2011.
Ma cosa aspettarsi dal prossimo Segretario di Stato, qualora venga confermato dal Senato? Blinken si è detto favorevole all’accordo concluso dal Presidente uscente tra Israele, Bahrain ed Emirati Arabi Uniti. Segno che potrebbe consolidarsi il cambio di strategia in Medio Oriente. Infatti, sembra che Afghanistan e Iraq – anche se per ragioni diverse – saranno chiamati ad assumersi maggiori responsabilità in ambito securitario e politico. Se ciò non avvenisse, gli Stati Uniti potrebbero accettare le condizioni esistenti sul campo come status quo e ritirarsi in quanto non potranno garantire per sempre la sicurezza della regione. Blinken ha, infatti, sottolineato come molto dipenda dalla volontà degli attori di giungere ad una soluzione in quanto la transizione democratica deve prendere le mosse dall’interno. Sul fronte Iran, rimarrebbero le sanzioni imposte sul nucleare.
Un’altra linea di continuità con l’amministrazione Trump potrebbe consolidarsi in Cina, riaffermata come competitor sebbene esistano dei fronti che necessitano di cooperazione, in primis il cambiamento climatico. È opinione del prossimo Segretario di Stato che la Cina abbia tratto profitto dalle politiche militari trumpiane che avrebbero allargato il vuoto lasciato da Washington, colmato prontamente della Cina. Blinken, sostenitore del multilateralismo e di politiche internazionaliste, considera ancora la NATO un attore strategico sebbene persista il bisogno di un adattamento dell’Organizzazione al contesto internazionale in itinere e vede al suo interno la Turchia come alleato.
Blinken potrebbe non propendere per guidare la comunità internazionale indiscriminatamente, consapevole che la politica estera statunitense incontri dei limiti nel sistema internazionale e che, dunque, gli Stati Uniti decideranno se e quali impegni accettare: selective engagement, o retrenchement, per preservare quanto più possibile la superiorità statunitense. Infatti, è emersa una nuova consapevolezza sulla sostenibilità di missioni militari su larga scala e senza termini. Bisogna guidare con un obiettivo chiaro in mente, la sicurezza del Paese, e bisogna farlo da una posizione di forza in tutti gli assetti. Come riaffermato in seguito dal Presidente eletto Biden, bisogna guidare “con il potere del nostro esempio e non con l’esempio del nostro potere”. I partner devono essere responsabili, pur riconoscendo che talvolta l’America debba guidare la comunità internazionale tramite il potere militare, diplomatico ed economico.
Elisa Maria Brusca,
Geopolitica.info