Negli ultimi mesi l’isola cubana è stata investita da numerosi cambiamenti. A Gennaio scorso la decisione di porre fine al sistema della doppia valuta ha dato avvio ad una forte crisi economica, mentre in aprile Raul Castro ha deciso di lasciare la guida del partito comunista. Sul piano internazionale L’Avana ha stretto ulteriori relazioni con Iran e Russia, nemici giurati degli Stati Uniti.
Il 2021 è stato considerato sull’isola cubana come un anno di svolta, tanto da essere annoverato l’Anno Zero per tutta una serie di scelte importanti che l’Avana è stata costretta ad affrontare.
A gennaio scorso l’abolizione del sistema della doppia valuta attraverso l’introduzione del solo peso ha fatto schizzare i prezzi di base: a risentirne è stato soprattutto il portafogli dei cubani, i quali, tra le altre cose, si sono visti aumentare fino al cinquecento per cento la tariffa per l’erogazione dell’elettricità. L’esecutivo cubano ha interpretato tale scelta come un salto obbligato verso un’economia reale: l’auspicio, specie del popolo cubano, è quello che non si trasformi in un salto nel buio. La crisi economica è stata ulteriormente aggravata dalle crisi del settore turistico, le gravemente colpito dalla pandemia di Covid-19.
Sul piano interno, Raul Castro ha annunciato la decisione di dimettersi da segretario del Partito Comunista di Cuba: la decisione è stata dichiarata dallo stesso fratello di Fidel, il quale passerà il testimone al presidente Miguel Diaz-Canel. Si tratterà di un cambio epocale e generazionale che andrà a rinnovare i vertici del partito e dello Stato cubano: le parole di Raul Castro sono giunte durante la lettura del Rapporto del Congresso del Partito Comunista, dove in questa occasione ha auspicato la ripresa di un dialogo tra L’Avana e gli Stati Uniti, sottolineando la disponibilità del suo paese a costruire un nuovo tipo di relazione con Washington.
Mentre la precedente amministrazione americana guidata da Donald Trump inserì Cuba nella black list dei Paesi sponsor del terrorismo, il neo-inquilino della Casa Bianca Joe Biden ha dichiarato apertamente come il dossier Cuba non rappresenti una questione di carattere prioritario per gli Stati Uniti, sebbene durante la sua campagna elettorale promise di riprendere la politica di apertura promossa dalla presidenza Obama, nella quale il leader democratico occupava la carica di vice-presidente.
Le preoccupazioni statunitensi sono state inoltre accresciute dalle mosse di politica internazionale portate avanti da Cuba nel corso degli ultimi mesi, le quali si sono contraddistinte per l’avvicinamento dell’Avana a due nemici storici di Washington, ovvero Iran e Russia.
Il 7 Aprile scorso Cuba ed Iran hanno annunciato di voler continuare a promuovere colloqui ad alto livello, rafforzando le relazioni economiche, commerciali e di cooperazione su temi di reciproco interesse. Agli incontri erano presenti Emilio Lozada Garcìa, direttore generale degli Affari bilaterali del Ministro degli Esteri cubano ed il pari ruolo iraniano Reza Nazari Ahari.
L’Havana e Teheran hanno anche discusso del contrasto alla pandemia di Covid-19: entrambi i paesi hanno infatti collaborato alla terza fase delle sperimentazioni cliniche del vaccino Soberana 02, sviluppato dall’Istituto di Ricerca cubano. Cuba ha infatti donato circa centomila dosi del farmaco alla repubblica islamica allo scopo di testarne l’efficacia, prospettando un’eventuale collaborazione congiunta tramite il trasferimento tecnologico. Durante la riunione, Lozada ha ringraziato l’Iran per il suo sostegno nella lotta alla revoca del blocco imposto dagli Stati Uniti all’Havana nonché per la condanna iraniana all’inclusione di Cuba nella lista degli Stati sponsor del terrorismo.
Le consultazioni hanno fatto seguito ai colloqui avvenuti il 6 novembre scorso tra il ministro degli Esteri cubano Bruno Eduardo Rodrìguez Parrilla ed il suo omologo iraniano Mohammad Javad Zarif: fu già durante questa occasione che le parti avevano espresso la loro volontà di intensificare la cooperazione bilaterale nel settore energetico, incrementando, in risposta alle sanzioni statunitensi nei confronti di Teheran, la partnership nei settori della nanotecnologia e della biotecnologia. Nel 2018, infatti, l’amministrazione americana guidata da Donald Trump ritirò gli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015 con Teheran e i Paesi del Consiglio di Sicurezza Onu, reintroducendo le sanzioni contro la capitale iraniana.
L’incontro tra Cuba ed Iran ha infatti prontamente ricevuto le critiche di Michael Kozak, Sottosegretario di Stato americano per gli affari esteri, il quale non ha esitato ad etichettare come autoritari i governi di Teheran e L’Avana.
Cuba ha inoltre rinsaldato i suo legami con la Russia, colpita in Aprile dalle sanzioni imposte dall’amministrazione Biden, la quale oltre a procedere ad espellere dieci diplomatici, ha sanzionato 32 individui accusati di aver cercato di interferire nelle elezioni presidenziali americane.
Il vice primo ministro della Federazione Russa, Yuri Borisov, ha dichiarato come Cuba rappresenti per Mosca un “partner chiave” ed un affidabile alleato nel contesto dell’America Latina. La visita del vice premier russo si è inserita nell’ambito della 18-esima sessione della Commissione intergovernativa russo-cubana per la cooperazione economica, scientifica e tecnica. Le delegazioni hanno infatti affrontato questioni di tipo economico, finanziario ed energetico: la seduta è stata presieduta oltre che da Borisov, anche dal vice ministro di Cuba Ricardo Cabrisas, i quali non hanno esitato a definire il format “l’anello di congiunzione tra Russia e Cuba”.
A margine del vertice Borisov ha affermato come la natura delle relazioni tra i due paesi possa creare le condizioni necessarie per lo sviluppo di una cooperazione vantaggiosa in una serie di aree di interesse reciproco: la delegazione russa ha rimarcato infatti il proprio coinvolgimento in progetti chiave dell’economia cubana, ovvero nel campo dell’energia e della metallurgia, nelle infrastrutture e nel trasporto.
Teheran e Mosca hanno inoltre pianificato di incrementare la loro cooperazione nel campo dell’industria farmaceutica. Borisov ha garantito il sostegno a Cuba nei riguardi delle sanzioni statunitensi: il vice primo ministro cubano ha infatti elogiato Mosca per aver condannato l’embargo economico che Washington impose nei confronti dello Stato cubano nel ’62. Al tempo stesso Cabrisas ha fortemente criticato le sanzioni statunitensi imposte alla Russia, in particolar modo quelle varate il 18 marzo dal Bureau of Industry and Security (Bis), le quali hanno stabilito l’ampliamento delle restrizioni sugli export in Russia per l’inosservanza delle norme di diritto internazionale, rimarcando in particolare l’uso sospetto di armi chimiche e biologiche da parte di Mosca.
Non assumendo una netta posizione su Cuba, l’amministrazione Biden finirebbe per sostenere la politica del tycoon sebbene il cambio di passo della Casa Bianca in Afghanistan potrebbe spronare il leader democratico a cercare un riavvicinamento con l’Avana. La posizione che Biden deciderà di assumere nei confronti dell’isola cubana rappresenterà infatti una delle principali sfide di politica estera per Washington: il leader democratico deve affrontare pressioni contrastanti, specie dal fronte repubblicano, desideroso di dare seguito alla linea dura imposta dal tycoon. D’altra parte l’inquilino della Casa Bianca deve mediare tra quelle voci che implorano di riprendere il percorso di disgelo tracciato da Obama: nel marzo scorso esponenti democratici della Camera dei Rappresentanti hanno scritto una lettera al presidente americano implorando un cambiamento nelle politiche e nelle restrizioni imposte a Cuba durante l’amministrazione Trump.