“Viva l’Europa!” Questa frase pronunciata in lingua italiana ha concluso il lungo discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato da Ursula Von der Leyen. In data 15 Settembre infatti la presidente della Commissione europea ha fatto il punto sull’operato dei 27 nel corso dell’ultimo anno.
Il filo rosso che attraversa il discorso nella sua interezza è dettato dalle 3 grandi sfide che questo ultimo anno ha portato con sé (la pandemia, la crisi climatica, la recessione economica), e dalle risposte messe in campo dall’Unione Europea.
Von der Leyen non si è risparmiata dal sottolineare come il concetto di coesione sia stato la colonna portante di queste risposte.
In materia di vaccini “we did it the right way because we did it the European way” è stata la frase simbolo utilizzata dalla leader Ue per sottolineare l’impegno dei paesi membri nell’elaborare una risposta comune alla minaccia del Covid.
Anche se le parole di Von der Leyen non cancellano l’iniziale lentezza della risposta europea e i balzi in avanti tentati da ogni capitale europea, nel generale clima di chiusura di cui ogni nazione ha fatto esperienza. Per tenere le redini dei 27 Stati durante ogni decisione riguardante la risposta comune ci sono voluti mesi di consultazioni, non senza inciampi e veti: per le forniture di mascherine, per la condivisione, per le misure di contenimento, il lavoro e i sussidi, per i vaccini.
Ma ad oggi, con il 70% di adulti vaccinati, l’UE si è dimostrata leader mondiale non solo nella lotta al virus, ma anche nella sua gestione. L’esempio è quello dell’ormai celebre “Green Pass” che, proposto lo scorso Marzo e realizzato in soli tre mesi, con 400 milioni di certificati emessi è già in grado di collegare 42 paesi in 4 continenti. “
Con 700 milioni di dosi distribuite alla propria popolazione e altrettante donate a più di 130 paesi, l’Unione è stata l’unica area geopolitica al mondo in grado di pareggiare il numero di donazioni con le inoculazioni fatte. Donazioni che subiranno un’ ulteriore impennata con i nuovi pacchetti di aiuti verso i paesi meno sviluppati del mondo: un miliardo di € per la ricerca e la produzione di vaccini ad mRNA in Africa, e una donazione totale di 450 milioni di nuove dosi. Nel suo discorso la leader dei 27 ha inoltre annunciato la nascita di un nuova autorità, HERA (Health Emergency Preparedness and Response Authority), entrata in funzione il 16 settembre con l’incarico di individuare e rafforzare eventuali punti deboli europei per una pronta ed efficace risposta alle emergenze future.
La coesione nella recessione si traduce nei numerosi programmi messi in campo per contrastarla: primo fra tutti il Next Generation EU, ma anche il fondo SURE, che ha sostenuto 31 milioni di lavoratori e 2.5 milioni di imprese. Nell’ultimo trimestre, dati alla mano, la ripresa economica dei 27 ha superato quella di Stati Uniti e Cina.
Disegnando nuove traiettorie strategiche per lo sviluppo futuro, l’annuncio è quello dell’European Chip Act, una legge europea riguardante la produzione di microprocessori, beni sempre più importanti per il corretto funzionamento della tecnologia moderna a tutti i livelli, dagli smartphone ai treni passando per le automobili. La loro mancanza può infatti paralizzare i processi produttivi e l’esplicita richiesta ai paesi membri è quella di uno sforzo comparabile a quello messo in campo negli anni per il progetto Galileo, la rete satellitare made in Ue, considerato un test importante del consenso e della rapidità di esecuzione dei progetti comunitari.
Una delle parole più utilizzate dalla prima rappresentante europea è “giovani”. Su questo punto la proposta è quella di rendere il 2022 lo Year of European Youth per dare indietro ai giovani l’anno di libertà perso a causa della pandemia. A loro sono dedicati anche numerosi progetti come ALMA, una rivisitazione del progetto Erasmus+ rivolto ai giovani senza impiego e non impegnati in un percorso di istruzione superiore. Il funzionamento sarebbe quello di un incentivazione alla mobilità giovanile attraverso contratti di lavoro a tempo determinato nei vari paesi membri, con il supporto delle autorità europee.
Relativamente al cambiamento climatico il 2021 è stato l’anno di emanazione della EU Climate Law, una novità entrata in vigore nel momento più critico del dibattito internazionale sul tema. Von der Leyen non ha risparmiato frecciate dirette a Stati Uniti e Cina riguardo gli impegni presi in quanto paesi firmatari dell’accordo di Parigi, sottolineando l’obiettivo di una transizione verde, equa e inclusiva, all’interno e all’esterno dell’Unione europea.
Infine viene citata l’imminente conferenza sul cambiamento climatico della COP26 a Glasgow, che dal 31 Ottobre al 12 Novembre sancirà il “momento della verità per la comunità mondiale” dove i partecipanti dovranno presentare progetti concreti a sostegno delle responsabilità assunte e degli obiettivi fissati, in primis per contrastare il riscaldamento globale. Il Team Europa è attualmente uno dei maggiori contribuenti al raggiungimento di tali obiettivi, con finanziamenti diretti ai paesi meno sviluppati che ammontano a 25 miliardi di dollari l’anno su un totale di 100.
In ambito militare e di difesa si ritrova una forte spinta atlantista, è infatti stata annunciata un’imminente dichiarazione congiunta in seno alla NATO, con la consapevolezza che “non esistono problemi di sicurezza e di difesa per i quali la risposta sia una minore cooperazione”. Ma diversamente dal passato, la novità è sicuramente rappresentata dalla ricerca di una maggiore autonomia strategica che renda l’Europa indipendente militarmente e in grado di garantire stabilità nell’area interna e di vicinato, sia per le minacce cosiddette “classiche”, sia per le nuove sfide cyber.
Il piano è quello di formare l’EU Defense Union, una vera milizia paneuropea che si inserisce nel dibattito storicamente iniziato negli anni ’50 con la CED (Comunità Europea di Difesa), e per il quale seguiranno sicuramente intensi negoziati nei prossimi mesi e anni.
Il progetto ruota attorno alla costruzione di un processo decisionale collettivo, che grazie alla maggior cooperazione dei vari reparti di intelligence europei dovrà prendere decisioni condivise dai membri e sviluppare una potenza di fuoco sia fisica, sia cibernetica, in grado di rivaleggiare con le milizie dei giganti tecnologico-militari della nostra epoca. In poche parole, secondo Von der Leyen, è giunto il momento per l’Unione di uscire dal suo stato embrionale e poter avere più voce in capitolo nella gestione delle controversie internazionali future, portando i propri valori sul campo con maggiore fermezza.
Infine, Von Der Leyen ha affrontato i temi dell’immigrazione e dei diritti umani. La richiesta è stata quella di un maggiore impegno da parte della comunità internazionale, con un endorsement a favore della libertà del popolo in Afghanistan. Il cambiamento epocale annunciato riguarda le politiche comunitarie per la gestione delle migrazioni. L’appello a un nuovo patto sulla migrazione e l’asilo trova le sue basi nei valori di libertà, democrazia e solidarietà che pervadono il discorso nella sua interezza, alla costante ricerca di concretizzare ciò che contraddistingue i popoli europei dal resto del mondo: la straordinaria unità nella diversità.
Enea Belardinelli
Geopolitica.info