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Verso il secondo round negoziale: area di libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea

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Alla ricerca di una mutua soluzione per l’occupazione e il mercato del lavoro, l’Unione Europea e gli Stati Uniti, già dalla fine del 2011 stanno lavorando alla creazione di un’Area di Libero Scambio.
Un primo round di negoziati si è svolto a Washington tra l’8 e il 12 luglio 2013 e il prossimo, dal 7 all’11 ottobre a Bruxelles, è in procinto di cominciare.

La possibile istituzione di un’Area di Libero Scambio è un tema rilevante per entrambe le economie, le quali rappresentano insieme circa la metà della produzione economica globale e quasi un terzo dei flussi commerciali mondiali, dando così origine alla maggiore relazione economica nel mondo. 

Gli ostacoli più grandi al commercio tra Stati Uniti ed Europa e tra questi ultimi e il resto dei partner globali è dato dalla diversità di standard e regolamenti commerciali, dalla maggiore o minore protezione delle economie ottenuta attraverso tariffe doganali e non, standard ambientali e sanitari. Un fattore comune invece tra Unione Europea e Stati Uniti, è invece rappresentato dai seri problemi di disoccupazione e stagnazione economica, che potrebbero essere alleviati facendo leva sui benefici dell’istituzione di un’Area di Libero Scambio (Free Trade Area).

Alcuni dati sugli scambi tra Unione Europea e Stati Uniti possono aiutarci a capire la rilevanza di questo possibile accordo: gli scambi bilaterali totali nel 2011 ammontano a €455 miliardi, con un saldo positivo europeo di €72 miliardi. L’UE spende circa €192 miliardi l’anno in importazioni di prodotti americani (questa cifra rappresenta l’11% delle importazioni totali europee) e per lei, gli Stati Uniti sono il più grande mercato di esportazione, dato che circa il 17% delle esportazioni totali europee sono dirette lì. 
Non sono solo i flussi commerciali ad essere importanti per valutare la potenzialità di un accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, considerata la mole degli investimenti diretti in entrambe le direzioni: nel 2011 infatti, gli USA hanno investito circa €150 miliardi in Europa e le aziende europee qualcosa come € 123 miliardi negli Stati Uniti.

L’iniziativa di un accordo transatlantico è basata sulle raccomandazioni del Gruppo di Lavoro di Alto Livello sulla Crescita e il Lavoro, istituito tra Unione Europea e Stati Uniti dal 2011. Dalle delibere di questo gruppo, la DG per il Commercio della Commissione Europea ha quindi commissionato al Centro di Ricerca sulla Politica Economica di Londra uno studio circa i vantaggi e punti deboli di una Partnership Transatlantica sul Commercio e Investimenti, pubblicato poi lo scorso 12 marzo 2013.

Il documento ha evidenziato come una liberalizzazione degli scambi tra Europa e Stati Uniti avrebbe effetti benefici non solo sulle due parti ma anche per l’economia globale. Sono stati individuati benefici in termini monetari, commerciali e anche occupazionali, mentre relativamente al resto del mondo, i benefici si otterrebbero dall’applicazione di regolamenti commerciali basati su standard comuni.

In termini monetari, l’istituzione di una Area di Libero Scambio farebbe guadagnare all’Unione Europea €119 miliardi e €95miliardi agli Stati Uniti; per quanto riguarda invece la quota di esportazioni europee totali, lo studio sostiene che esse aumenterebbero del 6% e del 8% quelle americane. Dal punto di vista occupazionale, sempre secondo lo studio, entrambe le parti trarrebbero benefici dall’aumento degli scambi, con riguardo sia ai profili altamente qualificati sia a quelli con minore specializzazione. Si aprirebbero, cioè, maggiori opportunità lavorative in entrambi i mercati.

Ma non è solo un ragionamento di numeri quello su cui si basa lo studio. L’area di libero scambio ottenuta tramite un’adozione di standard comuni tra due entità così imponenti provocherebbe effetti di convergenza a livello globale.
Infatti, il fatto stesso che si riescano a stabilire standard comuni e diminuiscano le divergenze tra regolamenti, tutt’ora molto differenti, spingerebbe gli altri partner globali a modificare le loro regolamentazioni verso i nuovi standard transatlantici per accedere ai vantaggi del rafforzamento degli scambi con questi grandi mercati.

Tutte queste considerazioni sono supportate da numerosi e autorevoli studi, riguardanti sia gli effetti benefici di una Free Trade Area che sulla mole degli scambi commerciali tra le due economie, ma i negoziati si preannunciano tutt’altro che facili. I fautori dell’accordo sono focalizzati maggiormente sugli effetti benefici sull’occupazione e sui flussi commerciali, mentre i critici sottolineano le ripercussioni negative che un abbassamento degli standard sanitari, ambientali e di produzione causerebbe al mercato europeo.

Come è noto, tra Unione Europea e Stati Uniti vi sono enormi differenze per quanto riguarda gli standard produttivi, ad esempio quelli sanitari e ambientali e differenze per quanto riguarda gli stessi prodotti commercializzati. Ultimo ma non meno importante, gli Stati Uniti devono prima uscire dalla spirale del mancato rifinanziamento dei negoziati per effetto dello shutdown.

 

 

 

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