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L’Unione Europea alla prova delle relazioni con Taiwan: cambio di passo o equilibrismo tattico?

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La recente raccomandazione con la quale il Parlamento europeo ha chiesto che l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione e la Commissione Europea si adoperino affinché la stessa Unione Europea rafforzi i legami con il governo di Taiwan è collocabile nel solco delle ultime mosse statunitensi nella regione Indo-Pacifica. L’aumento delle incursioni aeree e navali cinesi a ridosso dell’isola che i vertici di Pechino considerano come “ribelle” ha contribuito ad amplificare sempre di più l’impegno militare profuso da Washington, che ha notevolmente incrementato la sua presenza strategica nell’Indo-Pacifico. Nel clima di rinnovato multilateralismo seguito all’avvicendamento alla Casa Bianca, nell’ultimo anno alcuni Stati europei come la Gran Bretagna e la Francia hanno inviato i propri mezzi navali nella regione con lo scopo di supportare le azioni dell’alleato statunitense. In questo contesto geostrategico, il recente documento europeo, pur non implicando una presa di posizione netta dei Ventisette nei confronti di Pechino, è indice di uno strisciante dilemma tra legami euro-atlantici e legami economici con la Cina.

La raccomandazione adottata dal Parlamento Europeo il 21 ottobre 2021 indica Taiwan come partner e alleato fondamentale per le democrazie occidentali nel turbolento teatro Indo-Pacifico, dove il governo taiwanese rappresenta da decenni, più o meno ufficiosamente, un avamposto democratico da contrapporre (anche idealmente) alla Cina continentale, governata da oltre settanta anni dal partito comunista. Attraverso tale atto, i parlamentari europei hanno quindi chiesto che l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea si adoperi affinché la Commissione Europea, di cui l’Alto Rappresentante è Vicepresidente di diritto, provveda ad implementare una cooperazione multisettoriale tra l’Europa e Taiwan per giungere infine a un accordo commerciale bilaterale che disciplini anche il flusso degli investimenti tra gli Stati dell’UE e Taiwan. Richiamando poi le attuali tensioni tra la piccola repubblica insulare e la madrepatria cinese, il documento europeo chiede agli organismi comunitari di adoperarsi affinché l’Unione Europea si collochi a sostegno di quegli attori internazionali come gli Stati Uniti, che intendono salvaguardare lo status quo nell’Indo-Pacifico, di cui Taiwan rappresenta un tassello fondamentale.

Nella sua esortazione, Bruxelles esprime una chiara preoccupazione per la continue provocazioni portate avanti da Pechino nei confronti di Taipei, considerata come una provincia ribelle dallo stesso presidente cinese Xi Jinping, che ha espresso la chiara volontà di adoperarsi nel medio e lungo periodo per ricondurre l’isola sotto il pieno controllo della Repubblica Popolare. Il testo approvato dal Parlamento Europeo asserisce inoltre che ogni eventuale cambiamento nelle relazioni tra i due lati dello Stretto di Taiwan dovrebbe avvenire nel rispetto della volontà dei cittadini della Repubblica di Cina e chiede altresì il sostegno europeo per una partecipazione del governo taiwanese quale osservatore in consessi internazionali quali l’OMS, l’Organizzazione per l’Aviazione Civile (ICAO) e altri ancora. Taiwan rappresenta infatti un partner strategico fondamentale per l’Occidente sia a livello politico che economico, in quanto principale avamposto del contenimento nei confronti di Pechino e in quanto centro produttivo di microchip e semiconduttori, fondamentali per l’approvvigionamento delle industrie operanti nei settori che richiedono un’alta componente tecnologica.

In tale scenario si colloca la visita a Taiwan di sette parlamentari europei che fanno parte del cosiddetto INGE, un comitato speciale sull’interferenza esterna e sulla disinformazione istituito nel contesto delle istituzioni europee per combattere la disinformazione. Durante questo viaggio, conclusosi lo scorso 5 novembre, i parlamentari europei membri di tale comitato hanno incontrato la presidente taiwanese Tsai Ing-wen, i rappresentanti di altre autorità locali e le organizzazioni che si occupano di combattere le campagne di disinformazione messe in atto dalla Cina allo scopo di destabilizzare l’isola in maniera tale da condurla sotto il proprio controllo così come già successo con Hong Kong. Tutti questi elementi possono esser letti come un indizio della volontà europea di implementare delle relazioni economiche mutualmente vantaggiose tra i singoli Stati dell’Unione e il governo di Taiwan, che continua a concludere accordi con diversi Paesi benché sia ormai riconosciuto solo da quindici Stati in tutto il mondo. Un caso esemplare in tal senso è quello della Lituania, dove, nell’estate del 2021, il governo di Taipei ha concordato con Vilnius l’apertura di un suo ufficio di rappresentanza in loco, apertura che sarà seguita dalla creazione di un analogo ufficio a Taiwan da parte della Lituania.

Alla luce della raccomandazione del Parlamento Europeo, la decisione presa qualche mese fa dal governo lituano si pone sulla scia di una tendenza internazionale portata avanti in primis dagli Stati Uniti, che mirano a rafforzare tutti quegli attori statali i cui interessi strategici vengono direttamente minacciati dall’espansionismo cinese nell’Indo-Pacifico. Tra i Paesi della regione preoccupati dalle mosse di Pechino, Taiwan rappresenta il primo avamposto utile per il contenimento della Cina, vista la sua prossimità geografica con la Repubblica Popolare, che nell’ultimo anno ha condotto un numero sempre maggiore di incursioni aeronavali nello spazio aereo e marittimo taiwanese. Taipei rappresenta, inoltre, un partner commerciale utile per diversificare i fornitori di componentistica atta alla fabbricazione dei dispositivi elettronici, aggirando in tal modo la crescente leadership cinese nel settore dell’alta tecnologia. Per tali ragioni, la piccola isola autonoma costituisce il punto nevralgico della “prima catena” di isole individuate dagli strateghi statunitensi per contenere le mosse espansionistiche della Cina nella regione indo-pacifica, dove Washington sta rafforzando sempre di più i propri dispositivi militari, imitata in ciò dall’alleato britannico e da alcuni Paesi membri dell’Unione Europea come la Francia e la Germania, che hanno messo in campo un ridotto ma simbolico dispiegamento di forze.In tale scenario, la recente raccomandazione del Parlamento Europeo può esser letta come parte di una seppur embrionale strategia indo-pacifica dell’Unione Europea, mirante a costruire nuove catene del valore capaci di ridurre la dipendenza degli Stati membri dalle forniture di strumenti tecnologici e di componentistica provenienti dalle aziende della Repubblica Popolare. Nel clima di rinnovato multilateralismo propagandato dall’amministrazione Biden, le recenti mosse di Bruxelles nei confronti di Taiwan non implicano una definitiva presa di posizione a sostegno dell’alleato americano impegnato a contenere il crescente espansionismo cinese. La raccomandazione emanata il 15 ottobre 2021 dal Parlamento Europeo, così come la recente visita a Taiwan di un piccolo gruppo di parlamentari europei, possono tuttavia essere lette come spia di un dilemma concreto che serpeggia tra gli Stati europei. Questi ultimi appaiono sempre più impossibilitati a compiere una scelta netta tra la possibilità di assicurare affari vantaggiosi alle aziende dei rispettivi Paesi, grazie agli stretti legami economici con la Cina, e la fedeltà a quell’ordine euroatlantico, che fino ad oggi si è dimostrato in grado di salvaguardare quel primato politico ed economico dell’Occidente oggi messo in discussione dal revisionismo di Pechino.

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