La Rivoluzione di Dignità avvenuta nel 2014 e la successiva aggressione russa hanno rappresentato un vero e proprio spartiacque nella storia ucraina, determinando il perseguimento di una nuova priorità da parte di Kyiv: l’integrazione con la comunità euro-atlantica. L’invasione russa dell’Ucraina, pur rappresentando una minaccia esistenziale per Kyiv, non ha determinato l’interruzione del processo di riforme volto a raggiungere tale risultato, ma ha anzi contribuito ad accelerarlo.
L’inizio del percorso euro-atlantico e l’accidentato processo di riforma
La Rivoluzione Ucraina del 2014, culminata con la cacciata del Presidente Viktor Yanukovich, aveva segnato l’inizio di un maggiore avvicinamento di Kyiv all’Occidente, in particolare all’Unione Europea. La sostituzione del capo del governo ucraino, tuttavia non aveva comportato l’abolizione da parte del nuovo governo dello status “non allineato” del paese, garantito tramite una legge ordinaria approvata dal Presidente Yanukovich nel 2010. Nel 2014, l’aggressione russa contro il paese aveva poi determinato la brusca fine di tale paradigma, dimostrando l’inefficacia di tale status nel difendere la sicurezza del paese. In risposta il nuovo governo ucraino faceva dell’ingresso nella NATO una priorità, abolendo contestualmente la legge che garantiva lo status “non allineato” del paese, passo necessario per l’adesione all’Alleanza Atlantica.
L’adesione di Kyiv alla comunità euro-atlantica risulta oggi caratterizzata dalla conditio sine qua non della piena rispondenza del paese ai criteri di Copenaghen, necessari per l’ingresso nell’Unione Europea e ai parametri stabiliti dall’Alliance Study on Enlargement, necessari per l’ingresso nella NATO. La rispondenza a tali criteri richiede un lungo e difficile processo di riforme, il quale ha avuto pieno successo in relazione alle forze armate, come dimostrato dalla grande efficacia delle Forze Armate Ucraine, in grado di costringere i russi alla ritirata da buona parte del territorio da essi occupato dopo l’invasione in appena 34 giorni. Viceversa, il processo di riforme volto a frenare la corruzione e a cambiare la governance ha incontrato molti più ostacoli.
Il primo passo verso tale processo venne mosso nell’ottobre 2014, attraverso l’istituzione da parte della Verkhovna Rada di un Ufficio Nazionale Anti Corruzione dietro richiesta del Fondo Monetario Internazionale e della Commissione Europea. Il secondo passo è consistito nell’adozione nello stesso anno di una strategia nazionale anticorruzione avente durata triennale. Il terzo passo ha invece visto l’istituzione, nel 2015, di un ufficio specializzato nella lotta alla corruzione all’interno dell’agenzia del Procuratore Generale e infine la formazione di un’Agenzia Nazionale per la Prevenzione della Corruzione. Il 2016, infine, è stato caratterizzato dall’adozione della legge di riforma degli appalti pubblici attraverso l’introduzione di aste elettroniche gestite tramite il sistema Prozorro, nonché la nazionalizzazione dell’istituto di credito PrivatBank, appartenente al noto oligarca Ihor Valeriyovych Kolomoyskyi. Due anni dopo la Verkhovna Rada ha istituito l’Alta Corte Anti Corruzione, organo giudiziario avente giurisdizione sui casi relativi alla corruzione.
Le riforme hanno determinato un lento ma costante miglioramento del tasso di corruzione del paese. Nel 2018 l’Ucraina ha totalizzato un punteggio di 32 nel Corruption Perception Index totalizzando sette punti in più rispetto al 2013 e nel 2020 il sistema di appalti Prozorro è stato riconosciuto come il sistema di appalti elettronici maggiormente trasparente al mondo dal Transparent Public Procurement Rating.
Lo stallo legislativo
Al netto di tali miglioramenti già a partire dal 2017 il processo di riforme conobbe numerose difficoltà. Il governo ucraino si rivelò infatti incapace di adottare una nuova strategia anti corruzione dopo la scadenza del termine di tre anni del documento rilasciato nel 2014, fallendo quindi nel delineare un chiaro percorso per affrontare il problema. In seguito nell’ottobre 2020 la Corte Costituzionale Ucraina guidata dal giudice Oleksandr Tupytskyi (nominato da Viktor Yanukovich) emanò una sentenza che determinò l’invalidamento di molte delle riforme anti corruzione approvate dopo il 2014. Tale sentenza innescò una gravissima crisi costituzionale tra l’esecutivo e la magistratura. Il Presidente Zelensky riuscì a far sì che la Verkhovna Rada ripristinasse la legislazione invalidata dalla Corte Costituzionale, tuttavia il suo tentativo di licenziare il Presidente della Corte Tupytskyi non andò a buon fine. La situazione peggiorò ulteriormente nel 2021 quando la commissione di selezione per il concorso di capo dell’ufficio specializzato anti corruzione bloccò la nomina di Oleksandr Klymenko, sebbene quest’ultimo fosse chiaramente risultato vincitore del concorso. Infine i tentativi di Zelensky di approvare una nuova strategia anti corruzione e di riformare la procedura per la selezione dei giudici della Corte Costituzionale finirono per arenarsi nelle secche della Verkhovna Rada. Lo stallo nelle riforme ucraine venne sottolineato da Transparency International, che nel Corruption Perception Index del 2021 indicò un calo nel punteggio ucraino da 33 a 32, perfettamente rappresentativo del periodo di stagnazione attraversato dal paese.
Il nuovo percorso di riforme
L’Invasione Russa dell’Ucraina avrebbe potuto rappresentare la fine del percorso di riforme condotto dal paese a partire dal 2014, tuttavia ciò non si è verificato grazie alla straordinaria resilienza ucraina. Diversi analisti avevano infatti suggerito che in caso di invasione gli ucraini avrebbero condotto una guerra asimmetrica, rompendo quindi la coesione del fronte e affidandosi a tattiche di guerriglia per contrastare le forze russe. La proposta di evacuare il Presidente Zelensky da Kyiv risultava in linea con tale valutazione. Tuttavia le forze ucraine hanno impostato la propria difesa in maniera decisamente differente. Il generale Zaluzhny, Comandante in Capo dell’Esercito Ucraino, aveva infatti asserito di non poter permettere la caduta di Kyiv, che avrebbe comportato un crollo del morale ucraino e probabilmente favorito una rapida vittoria russa. Le Forze Armate Ucraine hanno infatti rapidamente stabilizzato un fronte perfettamente simmetrico, consentendo alle istituzioni di continuare ad operare. La capacità delle istituzioni di svolgere regolarmente le proprie funzioni anche in caso di crisi è stata fortemente incrementata a seguito dell’approvazione della Strategia di Resilienza Nazionale nel 2021, la quale ha introdotto il concetto di stabilità organizzativa, indicato come la capacità degli enti statali di continuare ad operare anche in tali contesti. Le istituzioni ucraine hanno quindi continuato a svolgere perfettamente le loro funzioni a dispetto dello stato di guerra, proseguendo quindi il percorso di riforme avviato nel 2014, la cui continuazione risulta ora favorita anche dall’immane popolarità del Presidente Zelensky. Il 2022 ha infatti visto la concessione all’Ucraina da parte del Consiglio Europeo dello status di candidato all’adesione, accompagnata da una lista di sette riforme la cui implementazione è necessaria per l’adesione.
Nel giugno 2022 la Verkhovna Rada ha finalmente approvato la nuova Strategia Nazionale anti corruzione, riuscendo finalmente ad ottenere tale risultato per la prima volta dal 2017. Il secondo grande risultato nella lotta alla corruzione ottenuto in tempo di guerra è risultato essere la liquidazione del Tribunale Amministrativo Distrettuale di Kyiv, tale corte guidata dal giudice Pavlo Vovk (sanzionato dal Dipartimento di Stato americano), gode tanto di un’estrema importanza, essendo la propria giurisdizione estesa a tutti gli organi governativi siti nella capitale, quanto di una cattiva fama, essendo nota come la corte più corrotta del paese. La legge volta alla liquidazione di tale tribunale è stata salutata come un passo decisivo verso una riforma dell’inefficiente sistema giudiziario del paese, sinora uno dei maggiori ostacoli al percorso di riforme della nazione.
Il terzo grande passo in avanti è stato rappresentato dalla finalizzazione della nomina di Oleksandr Klymenko come nuovo capo dell’Ufficio Specializzo anti Corruzione, completando il processo di nomina bloccato dal 2021. Tali riforme si sono incrociate con una contemporanea raffica di licenziamenti e indagini a danno di membri del governo e oligarchi coinvolti in casi di corruzione operata dal Presidente Zelensky. Questa campagna ha coinvolto fra gli altri il Vice Ministro delle Infrastrutture Vasyl Lozinsky, accusato di aver acquistato generatori a prezzi superiori rispetto a quelli di mercato e il Vice Ministro della Difesa Vyacheslav Shapovalov, reo di aver gonfiato i prezzi del cibo acquistato per le forze armate. Di recente è stata inoltre perquisita la casa dell’oligarca Ihor Kolomoyskyi e nominato un nuovo board di supervisione del gigante statale Naftogaz.
Conclusione
Le recenti riforme approvate dal Parlamento ucraino hanno determinato la fine dello stallo legislativo in cui il paese era inciampato a partire dal 2020 e rappresentano il più significativo passo in avanti verso il percorso di integrazione euro-atlantica da diversi anni a questa parte. Tali risultati sono stati rimarcati nel Corruption Perception Index del 2022, il quale ha misurato un lieve miglioramento del tasso di percezione della corruzione nel paese, lodando al contempo gli sforzi portati avanti in tempo di guerra. Il Presidente Zelensky ha commentato la recente campagna asserendo: “Voglio essere molto chiaro, le cose non torneranno come prima”, facendo eco ai vari settori della società ucraina non più disposti a tollerare la corruzione come in passato. Tali riforme rappresentano un chiaro segnale non solo alla società ucraina, ma anche ai partner internazionali di Kyiv. La prosecuzione negli sforzi volti al contrasto della corruzione rappresenta infatti un importante indice di affidabilità, dimostrando in primis la capacità la capacità del governo ucraino di gestire correttamente gli aiuti finalizzati alla prosecuzione dello sforzo bellico e i futuri aiuti finalizzati alla ricostruzione, e in secundis l’effettiva capacità del paese di rispondere ai parametri di adesione alla comunità euro-atlantica. Tale risultato in precedenza difficilmente pronosticabile, pare ora possibile grazie ad istituzioni solide e resilienti, una società forte e l’aiuto dei partner internazionali, elementi che hanno già consentito all’Ucraina di respingere l’invasione russa e recuperare due terzi del territorio occupato da Mosca. Un risultato anch’esso difficilmente pronosticabile a detta di molti esperti.