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Turchia, elezioni: il candidato uscente Sinan Oğan appoggia Erdoğan al secondo turno

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Sinan Oğan, il candidato uscito sconfitto al primo turno delle presidenziali in Turchia lo scorso 14 maggio, ha finalmente espresso la sua preferenza di voto per il ballottaggio: appoggerà il presidente Recep Tayyip Erdoğan. L’annuncio è stato fatto nel corso di una conferenza stampa ad hoc lunedì 22 maggio, dopo una settimana in cui Oğan aveva rilasciato numerose interviste con la stampa internazionale e svolto diversi colloqui telefonici sia con i leader dell’opposizione che della maggioranza. Le sue motivazioni sono state dettate, a suo dire, dall’esigenza di garantire sicurezza e stabilità al Paese, visto che nel Parlamento si è chiaramente definita una maggioranza favorevole a Erdoğan, la cui coalizione “Alleanza del Popolo” (Cumhur) ha ottenuto 322 seggi su un totale di 600.

Oğan aveva raggiunto il 5,4% delle preferenze ed era appoggiato dalla coalizione “Alleanza Ancestrale” (Ata ittifaki), formata da quattro partiti tra i quali i più influenti sono il Partito della vittoria (Zafer) e il Partito della giustizia (Adalet), due movimenti xenofobi e ultra-nazionalisti guidati rispettivamente da Umit Özdağ e da Vecdet Oz. Benché Oğan abbia fatto appello ai propri elettori affinché votino per Erdoğan domenica prossima, i suoi alleati hanno preso le distanze dalle sue dichiarazioni. In particolare, in un tweet sul proprio profilo ufficiale, Özdağ ha affermato che l’endorsement del leader dell’Alleanza Ata è frutto di una sua “scelta politica” non vincolante per i membri della coalizione e ha prima aggiunto che avrebbe espresso la propria decisione rispetto al candidato da supportare domenica nella mattinata di martedì, e poi rimandato la conferenza a mercoledì 24 maggio. È più che probabile che il partito Zafer appoggerà il candidato dell’opposizione, Kemal Kilicdaroglu, non solo perché Özdağ lo aveva già incontrato pubblicamente venerdì scorso, ma anche perché ha annunciato che la conferenza di domani si svolgerà insieme al leader dell’opposizione. Oz del partito Adalet aveva già affermato in un tweet del 20 maggio scorso di voler fornire il proprio sostegno a Kilicdaroglu, non per questioni ideologiche, ma per opporsi all’attuale governo.

Non è chiaro in che misura gli appelli di questi leader, compreso Oğan, possano influenzare quel 5% dell’elettorato che ha votato per l’Alleanza Ata, dato che quest’ultima in Parlamento ha ottenuto appena il 2.5%. Gli analisti sono divisi circa la composizione della base elettorale di questa coalizione al primo turno. Alcuni, come Fehim Tastekin del quotidiano online al-Monitor, ritengono che si tratti di elettori nazionalisti delusi dalla retorica filo-curda di Kilicdaroglu. Altri, come Soner Cagaptay del think tank Washington Institute, pensano che l’elettorato di Oğan coincida con quello di Erdoğan dal momento che l’alleanza Ata ha ottenuto i migliori risultati in alcuni dei feudi del presidente, come le aree dell’Anatolia centrale.

La scelta di Oğan è stata molto attesa, ma al contempo non ha sorpreso più di tanto, perché lui stesso aveva più volte specificato nel proprio programma politico di volersi distanziare dai partiti filo-curdi, come il Partito democratico dei popoli (Hdp), che ha appoggiato apertamente Kilicdaroglu. Per quest’ultimo sarebbe stato difficile oltre che svantaggioso ottenere l’appoggio di Oğan rinunciando al voto dei curdi, rivelatosi per lui fondamentale al primo turno e che in Parlamento è arrivato all’11% in coalizione con i partiti verdi e di sinistra, riuniti nell’Alleanza lavoro e libertà. Inoltre, Oğan aveva incontrato Erdoğan proprio venerdì scorso nel suo ufficio a palazzo Dolmabahçe di Istanbul, un incontro molto pubblicizzato dal presidente con tanto di foto ufficiale della loro stretta di mano condivisa sul profilo Twitter della presidenza della Repubblica. Prima di saldare l’Alleanza con Erdoğan, però, Oğan era stato molto critico anche nei suoi confronti, poiché la coalizione del presidente è appoggiata da un partito filo-curdo e islamista, l’Huda Par. Molti osservatori, proprio come l’ex alleato Özdağ, ritengono in realtà che la scelta di Oğan sia soprattutto politica e quindi legata alla propria carriera e non all’esito delle elezioni di domenica prossima. 

Oğan è nato a Igdir, nell’estremo est della Turchia, e vanta origini azere. È un accademico e studioso delle relazioni tra Turchia, Russia e paesi ex sovietici e parla russo e inglese. Prima di fondare la propria alleanza, Oğan era un deputato del Partito nazionalista (Mhp), che dal 2015 è il principale alleato di Erdoğan. È stato espulso due volte a causa delle divergenze con il leader del Mhp, Devlet Bahçeli, con il quale nel 2017 non aveva condiviso la linea dell’appoggio a Erdoğan e alla sua riforma presidenziale. La mossa di Oğan, dunque, potrebbe essere finalizzata all’acquisizione di un maggiore potere contrattuale all’interno del suo ex partito, soprattutto considerata l’età di Bahçeli (75 anni), oppure a guadagnare un posto di rilievo nel prossimo governo qualora Erdoğan dovesse effettivamente vincere al secondo turno. Lui stesso non ha nascosto le proprie ambizioni, dichiarando in un’intervista al New York Times la scorsa settimana: “Perché dovrei essere un ministro quando posso essere vicepresidente?”. Pertanto, è più probabile che Oğan abbia fatto endorsement per un candidato che ritiene vincente e non viceversa, per poter affermare, a posteriori, di essere stato l’artefice della vittoria e ottenere quindi dei vantaggi politici dal futuro presidente. 

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