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Turchia, è Kemal Kılıçdaroğlu il candidato che sfiderà Erdoğan alle elezioni presidenziali

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Dopo una frattura consumatasi in seno all’opposizione durante il weekend, è stato finalmente raggiunto un accordo sul candidato congiunto che sfiderà il Presidente turco nelle prossime elezioni.

L’opposizione turca ha annunciato che Kemal Kılıçdaroğlu, presidente del CHP (Partito Repubblicano), sarà il candidato congiunto dell’opposizione che sfiderà il presidente Recep Tayyip Erdoğan alle elezioni del prossimo 14 maggio. Lo ha fatto davanti alla sede del Saadet Partisi (Partito della Felicità), il partito islamico fondato da Necmettin Erbakan, padre dell’Islam politico turco nonché guida spirituale e politica di Erdoğan, che lo considerava alla stregua di un padre. Fatto ancor più eccezionale e contraddittorio è che sulla facciata del palazzo che ospita la sede del partito, oggi guidato da Temel Karamollaoğlu, campeggiava la gigantografia di Mustafa Kemal Atatürk, padre fondatore della Turchia laica.

La dichiarazione ufficiale è arrivata dopo un fine settimana di passione in cui Meral Akşener, leader dell’IYI Partisi (Partito del Bene), il secondo partito della coalizione d’opposizione per base elettorale e ideologicamente sito a destra, aveva espresso una forte contrarietà rispetto alla persona di Kılıçdaroğlu, a suo parere un candidato troppo debole elettoralmente. L’Akşener avrebbe preferito candidare uno tra i due sindaci delle città di Ankara e Istanbul, rispettivamente Ekrem Imamoğlu e Mansur Yavaş, anche essi membri del CHP, ma molto più favoriti nei sondaggi rispetto al leader del loro partito. 

La sua mossa aveva sollevato enormi preoccupazioni circa la tenuta del “Tavolo dei Sei”, ossia l’alleanza dei principali partiti dell’opposizione che comprende il CHP, l’IYI, il Saadet, il DP (Demokrat Partisi), il DEVA (Partito della democrazia e del progresso) e il Gelecek Partisi (Partito del futuro), nata per contrastare Erdoğan e il suo partito, l’AKP (Partito della giustizia e del lavoro). L’alleanza – conosciuta come “Alleanza Nazionale”, è nata nel contesto delle elezioni del 2018 e riuniva i primi quattro dei succitati partiti. Allora, però, funzionò solo a livello parlamentare, mentre ciascun partito espresse il proprio candidato presidenziale. Ciò generò una dispersione di voti che fu uno dei motivi dell’ennesima vittoria di Erdoğan, cosicché alle elezioni amministrative del 2019 l’Alleanza Nazionale ha presentato candidature congiunte per i sindaci, aggiudicandosi la vittoria in moltissime municipalità, tra le quali quelle strategiche della capitale Ankara e di Istanbul. 

Pertanto, in vista delle elezioni del 2023, l’opposizione ha continuato a coltivare il percorso comune, con l’aggiunta del DEVA e del Gelecek, due partiti nati dalla fuoriuscita di due membri “eccellenti” dell’AKP, ossia Ali Babacan (ex vice Primo ministro) e Ahmet Davutoğlu (ex ministro degli Esteri ed ex Primo Ministro), andando a costituire il “Tavolo dei Sei”, con l’obiettivo comune di restaurare il parlamentarismo e smontare l’impianto presidenziale e il sistema di potere verticale creato da Erdoğan. Ma soprattutto con la speranza di riuscire a guadagnare la vittoria sul partito del presidente oramai egemone da venti anni. 

Questa speranza, però, stava per svanire nel corso del fine settimana, dopo l’annuncio della Akşener, che di fatto è stato seguito da una valanga di critiche da parte dell’opinione pubblica avversa al presidente. La leader è stata accusata di aver bruciato l’unica possibilità di sconfiggere Erdoğan alle elezioni, tanto che alcuni analisti hanno avanzato il sospetto che il presidente le avesse offerto un ruolo di rilievo in cambio della sua partecipazione nella propria alleanza – l “Alleanza del popolo”, costituita da AKP e MHP (Partito del movimento nazionalista).

Nonostante i toni aspri, sia Kılıçdaroğlu che Imamoğlu e Yavaş hanno dimostrato di essere uniti perlomeno all’interno della loro compagine partitica: nessuno di loro si è fatto avanti, né Kılıçdaroğlu ha espresso particolare livore nei confronti della Akşener. Anzi, altri membri del CHP hanno fatto dichiarazioni in favore della riconciliazione. Il primo spiraglio si è aperto quando il vice-presidente del DEVA, Mehmet Emin Ekmen, ha dichiarato in diretta TV che il lunedì seguente ci sarebbe stato un incontro. 

Secondo diverse fonti, la leader dell’IYI sarebbe rimasta colpita dalla reazione enorme che la sua mossa ha provocato, cosicché il suo partito avrebbe concepito la proposta sulla quale convergere in maniera unanime per sbloccare la situazione: quella di presentare Imamoğlu e Yavaş come candidati alla vice-presidenza per ravvivare la candidatura di Kılıçdaroğlu e avere piú chance di vincere, soprattutto con l’appoggio dei nazionalisti. Ecco perché nella giornata di ieri i due sindaci si sono presentati presso la sede dell’IYI e solo dopo la Akşener ha accettato di incontrare il leader del CHP. 

Oltre all’accordo sui vice-presidenti, il “Tavolo dei Sei” ha sottoscritto un documento nel quale espone la propria “tabella di marcia” riguardo il ritorno al parlamentarismo e intese elettorali per cui almeno un posto ministeriale sarà garantito a ciascun leader di partito, indipendentemente dal numero dei parlamentari relativamente espressi.

È così che si è arrivati all’annuncio finale presso la sede del Saadet, con tutti i leader del “Tavolo dei Sei” riuniti davanti a una folla osannante per l’annuncio ufficiale e finale. Kılıçdaroğlu ha tenuto un discorso breve, anche perché questo è un lunedì sera di preghiera per i religiosi di Turchia, e probabilmente in mezzo alla folla radunata sotto la sede del partito islamista e sotto lo sguardo severo della gigantografia di Atatürk ve ne erano molti. Ieri notte infatti si è celebrato il Berat Kandili, una delle cinque festività legate alle fasi della vita di Maometto, in questo caso la festa che celebra il perdono e i buoni auspici per il futuro – come ha anche ricordato in un tweet il leader del DEVA Babacan in cui ha scritto: “Buon Berat Kandil e desidero che questa notte benedetta sia benefica per il nostro paese e l’umanità”. La campagna elettorale in Turchia è appena iniziata.

Corsi Online

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