La collocazione geografica, l’allineamento politico con Mosca e la presenza di truppe della Federazione Russa rendono la regione separatista moldava della Transnistria particolarmente rilevante nel contesto dell’attuale guerra in Ucraina. Nell’eventualità che il conflitto possa espandersi alle regioni limitrofe, la Transnistria si trasformerebbe in una testa di ponte che la Russia potrebbe usare tanto per intensificare gli attacchi contro l’Ucraina, partendo questa volta da ovest, che per sferrare un eventuale attacco contro la Moldavia. Posta a pochi chilometri dal confine dell’Unione Europea e della NATO in Romania, proprio come l’oblast’ di Kaliningrad nel Baltico, la Transnistria rappresenta per Mosca un costante punto di riferimento per portare avanti le proprie strategie in Europa orientale.
La Transnistria: la regione dimenticata dello spazio post-sovietico
La Transnistria, nota anche come Repubblica Moldava di Pridnestrovia o Pridnestrovie, è una regione separatista che comprende circa il 12 percento del territorio della Moldavia e si estende principalmente sulla sponda orientale del fiume Dnestr. La popolazione, che conta secondo stime recenti circa 350.000 persone, è composta etnicamente da moldavi, russi e ucraini, sebbene tutti e tre i gruppi parlino principalmente la lingua russa, a differenza del resto della Moldavia dove si parla una variante della lingua romena. La Transnistria utilizza ancora l’alfabeto cirillico e ha una propria valuta, ossia il rublo transnistriano, proprie forze di sicurezza e un proprio passaporto, sebbene la maggior parte dei suoi abitanti abbia doppia o tripla nazionalità moldava, russa o ucraina.
Le origini della Transnistria risalgono alla Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Moldava (RSSAM), che si formò nel 1924 all’interno della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. Durante la Seconda guerra mondiale, l’Unione Sovietica incorporò la RSSAM alla Bessarabia romena per formare la Repubblica Socialista Sovietica di Moldavia (RSSM) nel 1940. Nel corso della crisi che avrebbe portato allo scioglimento dell’URSS, nel 1990 i separatisti filosovietici crearono al confine orientale della RSSM la Repubblica Socialista Sovietica Moldava di Pridnestrovia (RSSMP), nota anche come Transnistria sovietica, che speravano di conservare all’interno dell’URSS quando divenne chiaro che la RSS Moldava avrebbe ottenuto l’indipendenza dall’Unione Sovietica e forse si sarebbe unita alla Romania. In ogni caso la RSSMP non venne mai riconosciuta come una repubblica sovietica né dalle autorità di Mosca né da quelle di Chișinău, finché fu sostituita nel 1991 dall’attuale Repubblica Moldava di Pridnestrovia o Transnistria. Dopo aver ottenuto l’indipendenza nell’agosto 1991, la Moldavia iniziò nel marzo 1992 un conflitto militare contro la regione separatista concluso con un cessate il fuoco nel luglio dello stesso anno. Sebbene il cessate il fuoco abbia resistito sino ad oggi, lo status politico del territorio separatista rimane incerto, in quanto la Transnistria rappresenta una repubblica non riconosciuta de jure ma de facto indipendente, con un proprio governo, parlamento, esercito, polizia, sistema postale e valuta.
Di pari passo con Ossezia del Sud e Abkhazia nei confronti della Georgia e Repubblica di Artsakh (Nagorno-Karabakh) nei confronti dell’Azerbaigian, la Transnistria è considerata uno dei “conflitti congelati” dello spazio post-sovietico. Sin dai tempi della sua autoproclamata indipendenza dalla Moldavia, la Russia rappresenta il principale sostenitore della Transnistria. Data la presenza di una popolazione prevalentemente russofona, Mosca considera la Transnistria un territorio di influenza russa dall’alto potenziale strategico. Non soltanto Mosca sostiene l’economia transnistriana, ad esempio fornendo gratuitamente il gas, ma attualmente continua a mantenere di stanza sul territorio un imprecisato numero di militari russi che si aggirerebbe intorno alle 1.500 unità, creando di fatto un satellite russo ai confini dell’UE.
L’alto potenziale della Transnistria nel conflitto russo-ucraino
Il ruolo della Transnistria nell’attuale conflitto ucraino è ancora incerto, sebbene la regione potrebbe svolgere un ruolo fondamentale in futuro. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, la Transnistria ha dichiarato che avrebbe mantenuto la neutralità, negando alcune voci che dicevano che avrebbe assistito Mosca nell’attacco. Ciononostante, le esplosioni a Tiraspol’, capitale transnistriana, nell’aprile 2022 avevano fatto pensare che il conflitto ucraino si potesse espandere anche alla limitrofa Moldavia.
Una riacutizzazione delle tensioni in Transnistria potrebbe destabilizzare la Moldavia e aprire un nuovo fronte nella guerra in Ucraina. D’altronde, Odessa, la principale città portuale dell’Ucraina, si trova a circa cento chilometri di distanza dalle città transnistriane di Tiraspol e Bender (Tighina). L’eventuale apertura del fronte transnistriano garantirebbe alla Russia di poter attaccare l’Ucraina da un nuovo fronte, ossia da occidente, puntando rapidamente su Odessa, Mykolayiv e Kherson, cogliendo le truppe ucraine alle spalle e distogliendole da altre linee del fronte. In altre parole, nel caso in cui gli obiettivi di guerra russi non si limitassero soltanto al riconoscimento internazionale della Crimea e all’indipendenza o annessione del Donbass, ma anche al controllo di tutta l’Ucraina meridionale e costiera, da Odessa a Mariupol’ nel Mar d’Azov, allora la Transnistria rappresenterebbe un tassello fondamentale per creare una continuità politico-territoriale congeniale a Mosca da poter usare come baluardo difensivo nei confronti dell’UE e della NATO in Europa orientale. Inoltre, la Russia potrebbe utilizzare sin da subito la Transnistria per fornire assistenza medica e cibo, sorvegliare i propri convogli militari, mettere in sicurezza la rete ferroviaria e le linee di comunicazione e offrire uno spazio sicuro dove rifornire le proprie truppe, dove riparare le attrezzature e dove potersi riorganizzare in caso di contrattacchi.
Come è noto, il presidente russo Vladimir Putin si è impegnato a “proteggere” le popolazioni russofone ed etnicamente russe ovunque nelle ex repubbliche sovietiche. Questa narrativa potrebbe essere facilmente utilizzata per creare un pretesto volto a coinvolgere la Transnistria non solo nel conflitto ucraino, ma anche in un potenziale conflitto contro la Moldavia. In altre parole, utilizzando come pretesto la presunta discriminazione da parte del governo moldavo nei confronti dei russi di Transnistria, la Russia potrebbe intervenire militarmente contro Chișinău, che d’altronde non appartiene né all’UE e né, soprattutto, alla NATO.