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“Ti racconto l’Iran”, di Tiziana Ciavardini: viaggio tra donne e giovani in terra di Persia

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Un viaggio nella società civile iraniana, con un focus specifico sulla situazione femminile. Un racconto dall’interno, scritto da chi ha passato più di 10 anni in Iran, con l’occhio critico di chi vuol condurre una ricerca antropologica ma con il trasporto di chi rimane inevitabilmente innamorato dal fascino dell’antica terra di Persia.

Il libro “Ti racconto l’Iran. I miei anni in terra di Persia” di Tiziana Ciavardini, edito da Armando Editore, si prefigge lo scopo di raccontare l’esperienza personale vissuta dall’autrice, che ha vissuto oltre dieci anni nella Repubblica Islamica. Non un saggio accademico, né una divulgazione sociopolitica, quindi, come ci tiene a sottolineare la stessa autrice, ma un racconto che fornisce numerosi spunti di riflessione sulla realtà iraniana, sull’evoluzione della sua società civile negli ultimi decenni, sulle sfide che l’Iran deve affrontare in futuro per continuare l’ascesa sullo scacchiere internazionale che lo ha portato, nel 2015, a firmare lo storico accordo sul nucleare con le grandi potenze mondiali.

L’autrice è in grado di far provare al lettore le sensazioni vissute in prima persona, raccontate con lo spirito di chi ama viaggiare e immergersi in una cultura diversa dalla propria: è un libro privo di spirito paternalistico, che è al contrario intrinseco in numerose descrizioni dei paesi mediorientali da parte degli osservatori occidentali.
Io stesso ho rivissuto, durante la lettura del libro, le medesime sensazioni descritte dall’autrice provate durante il mio arrivo all’aeroporto internazionale di Teheran: il timore e l’ansia di essere vestito in maniera adeguata, di mantenere il giusto comportamento nei riguardi degli ufficiali di polizia. Insomma di rispettare quell’immagine austera che l’Iran trasmette, direttamente e indirettamente, al mondo intero. E come descritto perfettamente dalla scrittrice, sentire sciogliere come neve al sole quell’ansia non appena ci si guarda intorno, ci si rapporta con la disarmante cordialità della popolazione iraniana, con l’ospitalità di quel popolo così misterioso agli occhi di chi l’ha conosciuto solamente tramite una narrativa intrinseca di pregiudizi e di immagini mal raccontate.

La realtà, la quotidianità dell’Iran, si discosta fortemente dal  rigidissimo sistema normativo della Repubblica Islamica: la terra di Persia è il paese delle contraddizioni, magistralmente descritte dal racconto di Tiziana Ciavardini. La contraddizione nel riconoscere l’obbligo del velo che copra il capo delle donne, portato soprattutto nelle grandi città come accessorio di moda, dai colori sgargianti, o semplicemente poggiato sulla nuca dalle ragazze più giovani. La contraddizione nel pensare alla Repubblica Islamica come paese vecchio e austero, per poi girare nelle strade e rimanere estasiati dalla totalizzante presenza di giovani e bambini. La contraddizione delle promesse mancate dall’amministrazione Rouhani, su cui verteva grande speranze per alcuni progressi in tema di diritti civili. La contraddizione intrinseca in gran parte dei giovani iraniani, consci di un sistema normativo stringente ma non disposti a vedere crollare quella che quarantanni fa è stata la battaglia dei loro genitori contro una monarchia rivestita da una patina di modernità, ma che aveva lasciato indietro enormi porzioni di popolazione.

Questo e molto altro è l’Iran descritto da Tiziana Ciavardini. Un racconto, come detto, non storico o politico, ma che nelle conclusioni pone un focus sul futuro dell’attuale sistema istituzionale. I piani, non tanto velati  dei nemici dell’Iran, di un regime change, difficilmente prenderanno piede nell’ex Persia: né il discendente dello Shah, esule negli Stati Uniti e del tutto avulso dalla realtà del paese, né i cosiddetti  Mujaheddin del Popolo, nemici giurati degli Ayatollah, rappresentano una credibile alternativa all’attuale sistema iraniano. Le promesse di regime change di Trump, Israele o Arabia Saudita resteranno dunque tali, come sottolineato dall’autrice. Che si augura per il futuro dell’Iran non l’assimilazione in un mondo, quello occidentale, che livella e annulla usi, costumi e tradizioni, ma l’apertura e il progresso del sistema iraniano sotto la spinta proprio di quei giovani, ragazze e ragazzi, che ogni giorno camminano e rendono vive le strade di una terra millenaria.

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