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Tensioni tra Cina e India: Nuova Delhi dichiara lo sciopero digitale

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Nuova Delhi, 24 Novembre 2020 – il governo Indiano ha deciso di aggiungere 43 applicazioni cinesi alla lista delle piattaforme digitali già bloccate nel paese. Per un totale di più di 220 applicazioni di compagnie private cinese messe al bando, Pechino accusa Nuova Delhi di discriminazione e violazione quindi delle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).

Negli ultimi sei mesi l’India ha bloccato l’accesso a più di 220 applicazioni telefoniche di origine cinese, escludendole quindi dalla partecipazione a progetti significativi e imponendo maggiori restrizioni ad investimenti cinesi sul territorio indiano. Secondo le dichiarazioni ufficiali rilasciate dal Ministro degli Affari Interni indiano l’accesso a tali applicazioni è stato impedito in quanto ritenute coinvolte in attività “pregiudizievoli per la sovranità e l’integrità dell’India, la difesa dell’India, la sicurezza dello Stato e l’ordine pubblico”. Alcune delle 43 piattaforme digitali che sono state di recente inserite nella lista hanno sviluppato in India un importante mercato, perciò la drastica decisione messa in atto da Nuova Delhi ha destato molta preoccupazione nell’ambito degli investimenti esteri cinesi. Per esempio, tra le applicazioni coinvolte nell’ordinanza troviamo la piattaforma e-commerce AliExpress del colosso multinazionale Alibaba Group che gestisce attività nell’ambito del commercio elettronico. Un’altra applicazione presa di mira da Nuova Delhi è Snack Video, app che si propone come alternativa cinese a TikTok e che ha dominato le classifiche di download negli ultimi mesi. Tuttavia, l’attrito economico tra le due potenze asiatiche si era già manifestato durante la scorsa primavera, quando la politica indiana riguardante gli investimenti esteri fu soggetta ad un cambiamento significativo a svantaggio delle compagnie cinesi. Infatti, quest’ultime, che negli ultimi anni hanno investito una grossa quantità di capitale in start-up indiane, sono state obbligate a ricevere l’approvazione da parte di Nuova Delhi prima di poter mobilitare capitale verso compagnie indiane. Tale condizione ha quindi limitato la portata degli investimenti da parte di imprenditori cinesi, che devono sottostare alle decisioni imposte dal governo indiano.

L’impossibilità di accedere a tali applicazioni e l’aumento di restrizioni per gli investimenti esteri in India stanno di fatto spingendo molte compagnie cinesi fuori dal mercato indiano. Di conseguenza, negli ultimi mesi molti impresari cinesi hanno deciso di indirizzare gli investimenti verso altri paesi del Sud-Est asiatico e Medio Oriente. L’India, nonostante abbia tratto vantaggi economici dalla cooperazione con la Cina per molto tempo, sta gradualmente pregiudicando i propri rapporti con Pechino.

#BoycottChina

L’evidente avversione nei confronti di Pechino non può essere intesa in termini esclusivamente economici dal momento che si inserisce all’interno di un panorama geopolitico ormai compromesso.

Sentimenti di ostilità nei confronti del Dragone si sono diffusi tra la popolazione indiana a fine primavera 2020, quando le relazioni tra Nuova Delhi e Pechino sono state messe a dura prova lungo il confine sino-indiano. Nel giugno 2020, infatti, a seguito di uno scontro tra esercito cinese e esercito indiano hanno perso la vita 20 soldati indiani. A seguito di tale conflitto, un sentimento anticinese ha pervaso la società indiana e l’opinione pubblica, sfociando nella richiesta di boicottaggio di prodotti cinesi, come appunto applicazioni o prodotti tecnologici.

Nuova Delhi sta perciò ricorrendo a strategie commerciali per rispondere a questa tensione geopolitica. Dal momento che il governo indiano afferma che Pechino ha più volte violato gli accordi di confine, a cui entrambi i paesi si sono attenuti per quasi trent’anni, l’India è determinata a sospendere le relazioni economiche e commerciali fino alla risoluzione della suddetta crisi.

Cosa si aspetta la Cina?

L’ambasciatore cinese a Nuova Delhi, nel commentare l’attuale relazione con l’India, ha dichiarato che “le due potenze devono intendersi come fonti di grandi opportunità l’una per l’altra, e non come reciproche minacce”. Un mutuo vantaggio e risultati favorevoli per entrambe le economie si potrebbero conseguire attraverso dialoghi e negoziazioni, riportando le relazioni economiche e commerciali ai parametri precedenti. Nonostante ambedue le parti auspichino ad una risoluzione imminente dei conflitti, i termini di negoziazione tra le due potenze asiatiche non coincidono. Infatti, mentre Nuova Delhi chiede di ripristinare lo status quo a quello di Maggio 2020, la Cina pretende la ritirata indiana e la creazione di nuove zone cuscinetto. Perché la Cina continua ad insistere lungo il confine e appare riluttante ad arrendersi alle richieste avanzate dal governo indiano?

È necessario considerare che l’insistenza di Pechino nello spingere la linea di confine verso ovest, segue ragioni tattiche e operative che vanno oltre la sola espansione territoriale e seguono logiche strategiche geopolitiche più ampie.

La recente vicinanza tra India e Stati Uniti potrebbe in parte spiegare le posizioni prese da Pechino, in quanto questa alleanza danneggerebbe gli interessi della Cina. In questo scenario, il Dragone avrebbe la possibilità di rafforzare le proprie relazioni con la Russia con lo scopo di indebolire notevolmente la partnership strategica tra Mosca e Nuova Delhi.

L’insistenza cinese sta fortemente pregiudicando le capacità economiche indiane. Come precedentemente accennato, l’India sta cercando di boicottare gli investimenti cinesi sul territorio nazionale. Tuttavia, questa tattica sta gravemente minando l’economia del paese stesso in quanto l’India si trova in una posizione di stretta dipendenza dalla Cina per favorire la propria crescita finanziaria. Il governo indiano sarà quindi chiamato a concentrare le proprie risorse economiche per la difesa del confine, riducendo quindi nettamente la quantità di capitale da investire in altri settori determinanti per la crescita del paese, come quello tecnologico.

Pechino sta quindi mettendo in atto un importante cambiamento, non solo nei confronti di Nuova Delhi. La wolf warrior diplomacy, attuata dalla Cina nel corso del ventunesimo secolo, si pone in netto contrasto con l’atteggiamento che il Dragone mostrava nelle decadi precedenti. Questa nuova forma di diplomazia è infatti caratterizzata da un atteggiamento più aggressivo e critico, nonché da una retorica conflittuale volta a contrastare eventuali attacchi diretti alla Cina. Osservando l’atteggiamento assertivo che caratterizza la Cina al confine con l’India, è evidente che Pechino non si mostra preoccupato di nascondere la propria potenza, piuttosto propone una risposta necessaria e critica alle pressioni avanzate dai contesti geopolitici attuali.

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