L’estremismo islamico rappresenta oggi uno degli argomenti maggiormente dibattuti tra la popolazione e gli organi d’informazione, ciononostante, la comprensione di questo fenomeno è ancora piuttosto scarsa e uno dei principali sintomi di questo è la generalizzazione. Spesso, infatti, si tende a considerare i movimenti aderenti all’estremismo islamico come un tutt’uno, come se ci trovassimo davanti ad un fronte unito contro l’Occidente e le altre religioni, ma la realtà è ben differente. I vari movimenti estremisti islamici aderiscono infatti a correnti profondamente differenti, talvolta persino in conflitto fra loro. Ciò rende la situazione ben più complessa e più instabile di come appaia. Oggi esploreremo quello che attualmente rappresenta il principale conflitto tra due opposte visioni dell’estremismo islamico, un conflitto brutale che presto potrebbe avere implicazioni anche sull’Occidente: il conflitto tra ISIS e Talebani.
La differenza dottrinale e di scopo
Le origini dell’ostilità tra i Talebani e lo Stato Islamico sono da ascrivere alle differenti correnti religiose da loro seguite. I Talebani sono infatti fortemente influenzati dalla dottrina Deobandi, corrente nata nella città indiana di Deoband nel corso dell’800. Tale corrente segue la scuola giuridica Hanafita, radicatasi nel Khorasan e largamente maggioritaria nel continente asiatico, nonché in Egitto, Siria, Giordania, Turchia e nelle aree islamiche in Europa grazie all’Impero Ottomano, che la adottò come scuola di riferimento. Viceversa, l’ISIS è fortemente influenzato dalla corrente salafita, legata alla scuola giuridica Hanbalita, radicata prevalentemente in Arabia Saudita, nonché dal Qutbismo, dottrina sviluppata da Sayyid Qutb, teologo egiziano membro della Fratellanza Musulmana. La seconda differenza attiene all’obbiettivo ultimo delle due organizzazioni.I Talebani si formarono nel 1994 nella Provincia di Kandahar, nel cuore Pashtun dell’Afghanistan, con l’obbiettivo di porre fine al perpetuo stato di instabilità del paese e imporre la Shari’a sul territorio. Viceversa, l’ISIS venne fondato nel 1999 da Abu Musab al-Zarqawisotto il nome di Jama’at al-Tawhid wal-Jihad (JTJ), il quale nel 2004 entrò a far parte del network di Al-Qaeda divenendone la sezione irachena. Nel 2006 Al-Qaeda in Iraq si fuse con altri piccoli gruppi islamici sunniti formando un’alleanza nota come Consiglio della Shura dei Mojaeddin, proclamando ufficialmente lo Stato Islamico in Iraq (ISI). Dopo essere stato fortemente colpito durante il SURGE del 2007, l’ISI si è riformato grazie al ritiro USA ed al reclutamento di ex membri del regime di Saddam Hussein. Nel 2014 il gruppo rafforzatosi grazie allo scoppio della Guerra Civile Siriana, si proclamò ufficialmente Stato Islamico, manifestando la volontà di estendersi in tutto il mondo e sradicare ogni altra religione.
In sostanza, i Talebani rappresentano un gruppo Deobandi a carattere nazionale, l’ISIS rappresenta un gruppo salafita e Qutbista attivo in tutto il mondo e con forti tendenze escatologiche. Capire le differenze ideologiche e pratiche tra i due gruppi, è fondamentale per comprendere le ragioni del conflitto attualmente in corso
Le origini
Durante l’intervento sovietico in Afghanistan, si formarono diversi gruppi salafiti nelle province orientali del paese, quali lo Stato Islamico Rivoluzionario dell’Afghanistan di Mawlawi Afzal nella provincia del Nuristan e altri gruppi nelle province di Kunar e Badakhshah. Tali gruppi nacquero grazie al sostegno dell’Arabia Saudita, che subordinava l’assistenza militare alla conformità ideologica alle proprie posizioni. Tali gruppi si radicarono bene sul territorio rendendo le remote province orientali dell’Afghanistan la roccaforte del movimento salafita nel paese. A seguito dell’ascesa dei Talebani, iniziata con la conquista di Kandahar nel 1994, i salafiti cominciarono a sostenere il nuovo gruppo, supportandolo nella sua campagna di conquista del paese, ed i due gruppi collaborarono riflettendo in tal senso la volontà dei rispettivi sponsor, Pakistan e Arabia Saudita. Tuttavia, dopo aver preso il potere nel 1996, i Talebani attuarono diverse politiche repressive nei confronti dei salafiti, a causa delle profonde differenze religiose tra i due gruppi, e vennero quindi gettate le basi dell’ostilità (già intrinseca) tra estremisti Deobandi e Salafiti. L’intervento americano in Afghanistan nel 2001 ha però cambiato le carte in tavola, e ancora una volta Talebani e salafiti misero da parte le loro differenze ideologiche per fronteggiare un nemico comune. Dopo anni di lotta congiunta contro gli Stati Uniti, è però emerso un nuovo attore che ha messo in crisi la fragile collaborazione tra i due gruppi:l’ISIS. Nel 2014 lo Stato Islamico ha inviato alcuni suoi rappresentanti presso il gruppo Tehrik i Taliban Pakistan (TTP), organizzazione terroristica pakistana influenzata dalla corrente salafita e ben distinta dai Talebani. Durante l’incontro molto materiale propagandistico appartenente all’ISIS è stato distribuito tra Pakistan e Afghanistan. L’azione ha avuto pieno successo e di fronte ai successi militari dell’ISIS in Siria e Iraq nel 2014, diversi membri del gruppo TTP hanno aderito allo Stato Islamico formando l’ISIS-K, la Provincia del Khorasan dello Stato Islamico, venendo presto seguiti da militanti appartenenti al Movimento Islamico dell’Uzbekistan. L’ISIS-K era riuscito a radicarsi nelle aree settentrionali ed orientali dell’Afghanistan, attaccando tanto il governo afghano quanto i Talebani. Tuttavia, le offensive governative spalleggiate dalla coalizione internazionale e la grave sconfitta riportata dall’ISIS nei confronti dei Talebani nella battaglia di Darzab nel 2018, avevano seriamente indebolito lo Stato Islamico, rendendolo un attore secondario nel paese.
La nuova guerra
Il ritiro americano, al quale ha fatto seguito il rapido collasso delle forze di sicurezza afghane e il conseguente ritorno al potere dei Talebani, ha aperto nuove possibilità all’ISIS-K, il quale ha immediatamente riconquistato terreno proprio nelle aree salafite localizzate nella parte orientale del paese. In primo luogo, la vittoria dei Talebani è stata favorita soprattutto dalla loro realpolitik, che li ha portati a siglare un accordo con gli Stati Uniti il quale ha spianato la strada al loro ritorno. Inoltre, i rapporti che i Talebani hanno intrattenuto con nazioni occidentali o comunque non islamiche, rappresentano un importante strumento per la macchina propagandistica dell’ISIS-K che ora può dipingere gli studenti coranici come “amici degli infedeli”, attirando a sé i settori islamici più estremisti. In secondo luogo, i Talebani non rappresentano un gruppo unico e coeso, ma un insieme di diversi clan e milizie che rispondono alla medesima organizzazione. Il leader degli studenti coranici “Mawlawi” Hibatullah Akhundzada non è un uomo carismatico come il Mullah Omar, fondatore dell’organizzazione, e la sua nomina è parsa più il frutto di un compromesso tra le varie anime del movimento che della propria autorevolezza personale. I rapporti tra i vari schieramenti facenti parte della galassia talebana sono notevolmente peggiorati dopo la vittoria nel conflitto afghano, in particolare tra “l’ala moderata” capeggiata da Abdul Ghani Baradar e il Network Haqqani, guidato da Sirajuddin Haqqani particolarmente vicino ad Al-Qaeda, e il leader Akhundzada non sembra possedere l’autorità e il carisma necessario per ricomporre tali fratture. L’ISIS-K ha quindi la possibilità di sfruttare le divisioni interne ai Talebani attirando a sé i membri più estremisti dell’organizzazione. In ultima analisi, l’ISIS-K sta anche sfruttando a proprio vantaggio la pessima governance dei Talebani. Dopo aver riconquistato il potere gli studenti coranici si sono dimostrati poco lungimiranti, fallendo nel riconciliare le varie anime della società afghana, le proteste contro il nuovo regime sono all’ordine del giorno e il venir meno degli aiuti internazionali ha generato una spaventosa crisi umanitaria che i Talebani non riescono a gestire. Inoltre il nuovo governo ha commesso il tragico errore di non reintegrare gli uomini appartenenti al precedente regime nei suoi ranghi. Si è di conseguenza generato un enorme malcontento che ha danneggiato l’immagine dei Talebani e creato un bacino di reclutamento per lo Stato Islamico. L’ISIS-K sta infatti reclutando tra le proprie fila numerosi ex membri delle forze di sicurezza afghane desiderosi di sfuggire ai Talebani, seguendo uno schema simile alla reintegrazione degli ex membri del regime di Saddam in Iraq nel 2010. Le forze dello Stato Islamico ormai rimaste l’unica significativa opposizione ai Talebani e stanno attualmente conducendo una campagna di attentati terroristici volta a minare la fiducia della popolazione afghana nei confronti degli studenti coranici, come il violento attacco all’ospedale di Kabul che ha provocato la morte del comandante talebano Hamdullah Mukhlis. L’ISIS-K ha poi unito alla campagna di attentati una fitta guerriglia condotta soprattutto nelle province orientali. Quella di Narganhar è divenuta il principale epicentro del nuovo brutale conflitto e ormai è divenuta una zona pericolosa per gli stessi Talebani. Attualmente, il conflitto è aggravato dalla brutalità del nuovo regime, che sta conducendo una terribile campagna di repressione, con decine di persone condannate a morte senza processo a Jalabad, capoluogo della provincia di Narganhar, in quanto accusate di far parte dell’ISIS e questo sta ulteriormente fomentando il malcontento nella regione.
Possibili sviluppi
Allo stato attuale, è piuttosto difficile prevedere i possibili esiti del conflitto. Se da un lato è piuttosto difficile che l’ISIS-K possa lanciare un’ offensiva su vasta scala nel breve periodo, dall’altro è ormai chiaro che i Talebani non possiedono sufficienti capacità di counterinsurgency per pacificare l’Afghanistan.
L’ISIS al momento sta avendo la meglio nel conflitto, riuscendo a proiettare con successo la sua potenza in aree del paese lontane dalle proprie roccaforti e acquisendo il controllo delle provincie orientali, di conseguenza è probabile che lo Stato Islamico possa divenire una minaccia sempre peggiore per i Talebani nel medio-lungo periodo, dati anche i continui fallimenti di questi ultimi nel contrastarne l’insurrezione. Riguardo proprio le minacce poste dallo Stato Islamico, il Sottosegretario alla Difesa americano Colin Kahl, ritiene che l’ISIS-K possa acquisire la capacità di colpire l’Occidente in un periodo compreso tra 6 e 12 mesi.Di conseguenza vi è la possibilità che in Afghanistan si ripeta uno scenario simile a quello dell’Iraq nel 2011, nel quale a seguito del ritiro americano l’ISIS prese il controllo di una larga parte del territorio iracheno sfruttando la debolezza del governo locale e avviando una ben nota campagna di attentati terroristici che colpirono anche l’Europa. In conclusione, lo stato di guerra perpetua in cui l’Afghanistan si trova dal 1978 non accenna a terminare, ed esattamente come avvenne negli anni Novanta, l’indifferenza occidentale verso di esso potrebbe presto portare i suoi effetti ad estendersi al di fuori dei confini dell’Afghanistan.