Il Marocco, con un’economia tra le più dinamiche e vibranti del Nord Africa, ha intrapreso già da qualche anno un percorso improntato alla produzione di energia elettrica tramite lo sfruttamento delle fonti rinnovabili. Il sole rappresenta una grande risorsa su cui Rabat ha puntato per affrancarsi dai combustibili fossili, fino a poco tempo fa ancora massicciamente impiegati per foraggiare la veloce crescita economica di cui il Paese nordafricano è stato protagonista negli ultimi lustri. Nonostante qualche piccolo problema di affidabilità, il settore solare è un pilastro della politica energetica marocchina.
La transizione energetica in Marocco è una realtà già da qualche anno. La prima strategia nazionale basata sull’incremento della produzione elettrica attraverso lo sfruttamento delle energie rinnovabili è stata adottata nel Paese nordafricano già a partire dal 2009. Inoltre, in seguito all’accordo di Parigi del 2015, il Marocco si è assunto l’impegno di ridurre del 17% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030; più recentemente, è stato aggiornato l’obiettivo di superare il 52% di capacità di energia rinnovabile installata (sempre entro il 2030).
L’espansione economica che negli ultimi decenni si è verificata in Marocco ha trainato vertiginosamente il consumo di energia primaria, cresciuto del 170% negli ultimi 30 anni. A seguito di ciò, sono contestualmente aumentate anche le emissioni di CO2 (di quasi il 200%). Data la strutturale dipendenza dalle forniture esterne (il Paese importa oltre il 90% dell’energia necessaria), e considerato il fabbisogno energetico essenzialmente soddisfatto tramite l’utilizzo di combustibili fossili (il mix energetico è composto per il 62% da petrolio, il 22% da carbone e il 5% da gas naturale), il ricorso a fonti rinnovabili presenti in larga parte sul proprio territorio ha una grande valenza strategica per il Marocco.
Il ruolo delle istituzioni marocchine nella crescita del comparto solare
Il passaggio da un mix energetico improntato all’utilizzo massiccio di combustibili fossili ad uno a basse emissioni di carbonio, basato su fonti rinnovabili, gode di un forte sostegno da parte della monarchia. Sotto la guida riformista di re Mohammad VI, salito al trono nel 1999, sono stati istituiti diversi enti e associazioni con lo scopo di facilitare il passaggio ad una produzione energetica quanto più possibile green. Nello specifico, si segnalano: la Moroccan Agency for Solar Energy (MASEN) – dal 2017 Moroccan Agency for Sustainable Energy – l’Autorità nazionale per la regolazione dell’elettricità (ANRE), l’Istituto di ricerca sull’energia solare e le nuove energie (IRESEN) e l’Agenzia Marocchina per l’Efficienza Energetica (AMEE). In aggiunta, nell’ultimo decennio il Marocco ha speso oltre cinque miliardi di dollari in progetti sull’energia rinnovabile. I progressi sono stati notevoli: dall’inizio del nuovo millennio la produzione di elettricità rinnovabile è passata dal 6% del 2000 al 19% del 2020, per un totale di quasi 3.700 Megawatt (MW) provenienti da fonti rinnovabili così ripartiti: 700 MW di energia solare, 1.215 di eolico e 1.700 di idroelettrico. Oltre al sollievo ambientale, il comparto ha creato molti posti di lavoro e attratto diversi investimenti stranieri. Dunque, grazie alla creazione di istituti di ricerca e ad una politica energetica favorevole a corposi investimenti nel settore delle rinnovabili, il Paese è riuscito ad incrementare vistosamente l’utilizzo di renewables arrivando a generare circa il 32% della produzione interna di elettricità. Sono risultati davvero importanti, visto che si tratta di una delle percentuali più alte fra i Paesi dell’area MENA, in cui la media si attesta intorno al 5%.
Il settore solare
Con abbondanti risorse solari – 3.000 ore di sole all’anno e 5 Chilowattora (KWh) per metro quadrato al giorno di irraggiamento – il Marocco offre molte opportunità di investimento nel settore dell’energia proveniente dallo sfruttamento dei raggi del sole. Unitamente ad un altrettanto vasto potenziale eolico, (stimato in 25.000 Megawatt) e idroelettrico (3.5 Gigawatt), Rabat si candida per i prossimi anni a diventare un hub strategico di primissimo piano per la produzione di energia derivante da fonti rinnovabili. Proprio il sole rappresenta una grande risorsa da un punto di vista energetico. A tal proposito, nella regione di Drâa-Tafilalet il Marocco ha costruito il più grande parco solare multi-tecnologico al mondo per la produzione di energia elettrica: Noor Ouarzazate. Il complesso solare, che dovrebbe fornire elettricità pulita a circa due milioni di abitanti, è l’infrastruttura simbolo della transizione energetica marocchina. Le quattro centrali che lo costituiscono sono state sovvenzionate dallo Stato e da donatori internazionali, fra cui la Banca Mondiale e la Banca Europea per gli Investimenti. Nel dettaglio, la potenza complessiva installata dovrebbe raggiungere i 582 MW. Infrastrutture di questo tipo mirano a dotare il Paese di un tessuto industriale competitivo, in grado di massimizzare il tasso d’integrazione industriale locale relativo allo sviluppo delle centrali, e ad implementare progetti di “Ricerca & Sviluppo” che aiutino a gestire e sviluppare le tecnologie solari. Oltre al parco solare di Noor Ouarzazate, il Marocco sta costruendo un altro grande impianto nella cittadina di Midelt. Si tratta di uno dei più grandi complessi ibridi solare concentrato/fotovoltaico al mondo con una potenza di 800 MW, al quale sta lavorando un consorzio che riunisce EDF Renewables (Francia), Masdar (Emirati Arabi Uniti) e Green of Africa (Marocco).
Collaborazione energetica tra Marocco ed Unione Europea
L’impianto di Noor Ouarzazate, inaugurato per fasi a partire dal 2016, non è stato esente da critiche e polemiche che hanno riguardato principalmente l’alto costo di funzionamento, la scelta tecnologica alla base dell’investimento e anche le esose spese che servono per immettere l’energia prodotta nella rete di distribuzione elettrica. Tuttavia, nonostante qualche problema di affidabilità, il Marocco sembra intenzionato ad investire copiosamente nel settore solare. A tal riguardo, Rabat ha lanciato un imponente programma di produzione di energia solare, con un costo globale stimato in nove miliardi di dollari, attraverso la costruzione di altri impianti. L’interesse per lo sfruttamento dell’energia del sole ha risvolti anche in campo economico. Nel concreto, l’Europa potrebbe diventare un importante partner energetico del Marocco attraverso i Power Purchase Agreement (PPA), ovvero contratti di compravendita di energia rinnovabile conclusi tra produttore e aziende. Già nel 2016, Spagna, Portogallo, Francia e Germania hanno firmato accordi per scambiare elettricità rinnovabile con il Marocco tramite PPA. Nel 2019 – in uno scenario, dunque, prebellico e prepandemico – oltre cento compagnie europee hanno comprato 19.5 Gigawatt di energia pulita proveniente dal Marocco. La crisi energetica che si profila in Europa a seguito della guerra in Ucraina spingerà Bruxelles a fare affidamento sul solare marocchino nel prossimo futuro. Preme segnalare che le barriere da superare sono ancora molte, principalmente normative, infrastrutturali e di mercato; nondimeno, le basi per sviluppare a un commercio trans-frontaliero tra Marocco ed UE sono molto solide.
La dinamicità economica del Marocco, unitamente al riformismo in materia energetica che ha contraddistinto la monarchia regnante negli ultimi tempi, ha fatto sì che Rabat diventasse in breve tempo uno dei principali produttori di energia elettrica derivante dallo sfruttamento di fonti rinnovabili del continente africano. Il settore solare svolge un ruolo importante, con scenari di ulteriore crescita nei prossimi anni. I grandi progressi effettuati da Rabat sotto il profilo della produzione di energia green non sono passati inosservati, soprattutto a Bruxelles. Attualmente, il Marocco è già leader indiscusso della transizione energetica in Nord Africa, regione contigua all’Europa meridionale. Lo sviluppo dell’ingente potenziale di energie rinnovabili marocchine, tra cui il sole, lascia intravedere interessanti e proficue forme di collaborazione economico-energetica tra Europa ed Africa in un futuro non troppo lontano.