0,00€

Nessun prodotto nel carrello.

0,00€

Nessun prodotto nel carrello.

RubricheFaro AtlanticoSvezia e Finlandia nella NATO: la posizione dei partiti...

Svezia e Finlandia nella NATO: la posizione dei partiti politici italiani

-

Tra le più importanti conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina vi è sicuramente la domanda di adesione che Svezia e Finlandia hanno presentato all’Alleanza Atlantica: un cambiamento della politica estera dei due Paesi scandinavi impensabile fino al 24 febbraio scorso. All’inizio di agosto, nonostante lo scioglimento delle Camere e l’inizio della campagna elettorale, Montecitorio prima e Palazzo Madama poi si sono detti favorevoli all’ingresso di Stoccolma ed Helsinki. Un’approvazione a larga maggioranza – in sostanziale continuità con le precedenti ratifiche – ma non senza diversi distinguo nell’intero arco parlamentare.

La politica estera di Svezia e Finlandia

Il Regno di Svezia è uno Stato che, negli ultimi secoli, ha fatto della neutralità uno dei caposaldi della sua politica estera. Fino al ‘700, prima dell’ascesa della Russia, Stoccolma era la potenza egemone del Nord Europa. Le forze armate svedesi combatterono per l’ultima volta nel 1814, in uno scontro con la vicina Norvegia. La politica di neutralità venne conservata anche durante i tragici anni del Primo e Secondo conflitto mondiale.

Per quanto riguarda la Repubblica di Finlandia, invece, la sua neutralità si riferisce al periodo successivo alla Seconda Guerra mondiale: dichiarata l’indipendenza dall’URSS dopo la Rivoluzione d’Ottobre, fu da quest’ultima attaccata nella cosiddetta Guerra d’inverno, combattuta tra il 1939 e il 1940. Nonostante la perdita della Carelia, la Finlandia resistette e non fu mai completamente assoggettata dal vicino sovietico, con cui condivideva – e condivide tutt’ora con la Russia – un confine di circa 1300 km. 

Nel periodo successivo alla caduta dell’Unione Sovietica, i due Paesi si sono progressivamente avvicinati al blocco occidentale, entrando nell’Unione Europea nel 1995 e, nello stesso periodo, firmando il Partenariato per la pace con la NATO. Il ritorno della guerra in Europa ha portato i governi dei due Paesi, entrambi guidati da governi socialdemocratici, a una decisione che si potrebbe definire epocale: lo scorso 18 maggio, sostenute da un repentino mutamento nella sensibilità delle opinioni pubbliche, gli ambasciatori di Stoccolma ed Helsinki hanno formalmente consegnato la richiesta di adesione nelle mani del Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg.

Le modalità di adesione alla NATO

L’ingresso di nuovi membri nell’Alleanza è regolato dall’art. 10 del Trattato di Washington. Secondo quanto riportato dall’articolo, gli Stati membri  “possono invitare previo consenso unanime qualsiasi altro Stato europeo in condizione di soddisfare i principi di questo trattato e di contribuire alla sicurezza dell’area nord-atlantica ad aderire a questo trattato”.

Nella prima fase, interlocutoria, si verifica che il Paese soddisfi i requisiti politici, militari, economici e legali necessari all’entrata nell’Alleanza. In un secondo momento, i Paesi membri votano all’unanimità una risoluzione per invitare il Paese aspirante a diventare membro: ciò dà il via alla fase degli Accession talks, che porterà infine alla scrittura di un Protocollo d’adesione, che dovrà essere poi ratificato dai singoli Alleati.

Nel caso di Svezia e Finlandia si prevede che l’iter, generalmente lungo anche diversi anni, sarà considerevolmente molto più breve: questo è sicuramente legato agli standard di assoluto livello dei due Paesi in ambito politico e militare.

Il ruolo della Turchia

L’unanimità richiesta dal trattato può dare la possibilità agli Stati già membri di porre veti o specifiche condizioni per dare il proprio via libera; uno dei casi più emblematici è sicuramente quello della Turchia, che ha bloccato l’ingresso di Cipro a causa dell’annosa questione di Cipro Nord.

Oggi stesso è proprio la Turchia il maggior ostacolo a un rapido ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza: secondo Ankara, i governi dei due Paesi supportano formazioni curde o comunque non farebbero abbastanza nel contrastare quelle che, secondo lo stesso Presidente Erdogan, sono considerate organizzazioni terroristiche. 

Nonostante questo, durante lo scorso Consiglio Atlantico tenutosi a Madrid a fine giugno, i tre Paesi hanno sottoscritto un accordo che sembra poter soddisfare tutte le parti in causa.

La posizione dei partiti italiani…

Lo scorso maggio, durante l’incontro con la premier finlandese Sanna Marin, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha espresso il pieno sostegno del governo italiano a favore dell’adesione dei due Stati scandinavi. Una posizione confermata anche dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, esponente del Partito Democratico, in una nota stampa.

Proprio il PD e il Movimento 5 Stelle hanno visto i rispettivi leader, Enrico Letta e Giuseppe Conte, impegnati in un incontro trilaterale con la premier finlandese in cui i due hanno confermato l’appoggio all’adesione. Al netto della posizione ufficiale del ex presidente del Consiglio Conte, alcuni eletti del Movimento si sono mostrati piuttosto reticenti nello sposare senza remore la linea ufficiale.

A favore dell’ingresso di Stoccolma ed Helsinki anche Insieme per il Futuro, il nuovo partito composto da ex esponenti del M5S e guidato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, riunita ormai da poco più di un mese nel nuovo partito Insieme per il Futuro,  anche questo gruppo parlamentare ha sostenuto la domanda di adesione dei due Paesi scandinavi.

Una posizione non condivisa dal segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, il quale ha parlato discenario preoccupante” e di ulteriore elemento di tensione”.

Guardando nel campo del centrodestra, Forza Italia ha espresso una posizione favorevole tramite il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, mentre il segretario della Lega Matteo Salvini ha dichiarato che l’allargamento della NATO “non avvicina la pace”. A dispetto di quanto affermato dal leader leghista, il Carroccio si è poi espresso a favore della ratifica, come già anticipato dal responsabile esteri del partito Lorenzo Fontana avesse detto che la Lega avrebbe votato a favore.

Anche Fratelli d’Italia (FdI), maggior gruppo parlamentare di opposizione, ha assunto una posizione favorevole, in linea con il sostegno alle iniziative del governo nell’ambito della guerra in Ucraina.

Infine, i gruppi centristi quali Italia Viva, Azione e +Europa hanno dato il loro supporto alla scelta di Svezia e Finlandia.

… e il voto in aula

Nonostante l’inizio della campagna elettorale abbia fatto passare in secondo piano questo tema, l’iter di approvazione in Parlamento non ha riservato sorprese. Il disegno di legge presentato dall’On. Luca Frusone – esponente di Insieme per il Futuro e già Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare dell’Alleanza Atlantica – nella Commissione Difesa di Montecitorio lo scorso 26 luglio è stato votato ad ampia maggioranza da entrambi i rami del Parlamento: lo scorso 2 agosto la Camera dei Deputati si è espressa con 398 voti favorevoli, 20 contrari e 9 astenuti; a ventiquattr’ore di distanza il Senato ha approvato con 202 si, 13 no e 2 astenuti.

Un risultato che non sorprende

In generale, si può affermare che – fin dal primo allargamento ai Paesi ex comunisti (Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca) degli anni ’90 – il raggiungimento di ampie maggioranze in questo tipo di votazioni sia una costante del Parlamento italiano. In occasione della ratifica del giugno 1998, infatti, la Camera approvò con 310 voti favorevoli, 79 contrari e 169 astenuti) con il voto contrario di Rifondazione Comunista e l’astensione del centrodestra. Il centrodestra avrebbe votato a favore nel 2003, quando da maggioranza supportò l’ingresso dei Paesi baltici.

Nel 2019, la ratifica del Protocollo di adesione della Macedonia del Nord venne approvata con 442 si e un solo astenuto. L’unica differenza riscontrabile rispetto alla ratifica del 2016 per l’ingresso del Montenegro (335 favorevoli, 105 contrari e 15 astenuti), si lega al voto del Movimento 5 Stelle: in quella legislatura i Cinque Stelle si collocavano all’opposizione e votarono contro.

In conclusione, si può affermare che il tema dell’allargamento dell’Alleanza non è qualcosa su cui vi è una netta divisione in Parlamento, ma su cui anzi si registra un consenso considerevolmente ampio. 

Niccolò Grassano

Geopolitica.info

Corsi Online

Articoli Correlati

La scommessa sbagliata di Putin e la ritrovata centralità della NATO

Considerata un’alleanza anacronistica, messa in discussione da politici come Donald Trump ed Emmanuel Macron, fiaccata dagli insuccessi in Afghanistan,...

La missione più lunga della NATO: KFOR

Da 23 anni, la NATO è presente nella penisola Balcanica con la missione KFOR (Kosovo Force): si tratta dell’impegno...

Il progetto della difesa europea può avere senso e futuro solo se concertato con la NATO. L’intervista a Gabriele Natalizia.

Domenica 19 febbraio si è chiusa la Conferenza sulla Sicurezza a Monaco di Baviera, in questa edizione a quasi...

Ucraina, un anno dopo: la visione di Calovini (FdI) e Quartapelle (Pd)

Lungi dall’essere stata nei fatti un’operazione in grado di sostituire i vertici politici ucraini o di conquistare la capitale...