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Summit UE-WB: Bruxelles si reca per la prima volta nei Balcani

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Pochi giorni fa sono ricorsi i dieci anni dall’ultimo allargamento dell’Unione europea, che nel 2013 si è ampliata ad est per ricomprendere la Croazia. La spinta verso un ritrovato spirito europeista entro i paesi dell’UE, generata dallo scoppio della guerra in Ucraina, ha portato a promettere lo status di candidato a Moldavia ed Ucraina, scatenando però numerose ed aspre critiche nei paesi dei Balcani occidentali, che vedono stagnare i propri percorsi di avvicinamento all’UE da molti anni. Chi per mancanza di virtù nell’onorare gli impegni, chi per l’ostinata opposizione di qualche vicino di casa.

Non si tratta del primo incontro tra UE e Balcani occidentali, ma la rilevanza è data dal fatto che, per la prima volta, è l’Unione europea a recarsi nei Balcani e non viceversa.

Un gesto che, nel cerimoniale diplomatico, ha un peso rilevante, così come ne ha la scelta della capitale albanese come cornice del summit, essendo il governo di Tirana tra principali sostenitori del percorso di allargamento europeo nei Balcani.

La volontà di Bruxelles – e le richieste che dal vicino est vi pervengono – è quella di dimostrare che dopo le tante promesse, stanno finalmente seguendo dei passi concreti.

I rappresentanti dell’Unione europea e degli Stati membri – tra cui il Presidente Meloni – sono ospitati dal Presidente dell’Albania, Edi Rama, mentre dalla regione giungono a Tirana i Presidenti di Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Kosovo e Bosnia Erzegovina.

Tensioni pre-summit

“Il semplice fatto che si svolga un summit a Tirana – chi poteva immaginare, qualche anno fa, che l’Unione europea sarebbe uscita dal suo perimetro per tenere un vertice in un paese extra-UE. Non è solo una manifestazione, un evento; è molto di più. È un impegno, è un messaggio”, dichiara entusiasta Edi Rama.

Nonostante le migliori premesse, l’eco della spinosa questione del Kosovo è immancabilmente risuonata alla vigilia del vertice. In un periodo particolarmente teso tra Belgrado e Prishtina, il Presidente della Serbia – Aleksandar Vučić – ha inizialmente rilasciato una dichiarazione al vetriolo, comunicando la categorica assenza della Serbia, rifiutandosi di sedere con i rappresentanti kosovari.

A poche ore dall’inizio dei lavori, Vučić torna però sui suoi passi e rende nota la decisione di partecipare all’incontro.

Entro i fragili confini della Bosnia Erzegovina, il Presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, ha fatto sapere che le posizioni della RS si sarebbero armonizzate a quelle della Serbia. Non si è fatta attendere la replica del Presidente nazionale Bečirović, che ha chiarito che i rappresentanti delle amministrazioni territoriali non sono stati invitati in quanto non hanno alcuna autorità nella politica estera.

Nonostante la Bosnia Erzegovina non abbia ancora formato un governo, in seguito alle elezioni dello scorso 2 Ottobre, Bečirović ha comunicato che il Paese si sarebbe presentato a Tirana con una linea definita. Il membro della Presidenza tripartita inviato in Albania è Zeljka Cvijanović, rappresentante serbo-bosniaco e membro dell’SNSD di Dodik.

Gli obiettivi 

Alla vigilia del summit, il Commissario europeo per l’allargamento e le politiche di vicinato, Varhelyi, annuncia che gli argomenti trattati saranno principalmente tre: energia, migrazione e connettività digitale.

Per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e dei debiti infrastrutturali cinesi, che già attanagliano il Montenegro e si espandono nell’intera regione, l’Unione europea si è presentata mettendo in campo 1 miliardo di euro per il supporto immediato contro l’aumento del costo dell’energia.

Il piano prevede di supportare nell’arco di tre anni la diversificazione dell’approvvigionamento energetico, puntando sulle fonti rinnovabili e mettendo in cantiere la costruzione di almeno un nuovo impianto LNG nella regione. Inoltre, i Paesi dei Balcani occidentali possono contare sui 30 miliardi dell’Economic ed Investment Plan per assisterli nella transizione.

Riguardo l’aspetto della connettività digitale, viene firmato l’accordo per la riduzione di costi del roaming, per favorire turismo ed imprese, che entrerà in vigore alla fine del 2023.

Rispetto al tema della migrazione, il numero degli ingressi irregolari nell’UE è cresciuto del 70% tra gennaio ed ottobre, con la rotta balcanica che rimane la più attiva. Secondo i calcoli preliminari dell’agenzia Frontex, il numero di attraversamenti illeciti lungo questa via è triplicato nel corso dell’ultimo anno.

Sempre secondo Frontex, questa circostanza è data principalmente dall’abuso dei regimi visa-free in vigore nei Paesi dei Balcani occidentali, sfruttato per tentare di accedere illegalmente all’Unione europea. Per questo, viene chiesto agli interlocutori di allineare i propri requisiti in materia di visti a quelli UE.

A supporto di queste richieste, l’UE si presenta a Tirana con due pacchetti da 30 + 40 mln di euro per il rinforzo delle frontiere.

Questioni extra

Nel generale clima di amicizia e collaborazione, l’avvicinamento dell’Unione europea verso i Balcani occidentali si è però aperto con un importante aut aut rispetto alle posizioni ambigue che alcuni paesi dell’Ex Jugoslavia intrattengono con le altre superpotenze.

Seppur con gentilezza, Von der Leyen ha intimato agli interlocutori di scegliere se stare con l’UE, dunque con la democrazia, o con Russia e Cina.

In questo frangente si inserisce la richiesta urgente dell’UE di condannare l’invasione russa dell’Ucraina ed allinearsi alle sanzioni europee. La richiesta, sebbene rivolta a tutti, è diretta alla Serbia, che non ha voluto prendere una posizione, ed alla Bosnia, che non l’ha potuta prendere, tenuta in ostaggio dalla componente serba della precedente Presidenza.

L’Unione europea approfitta della presenza di Serbia e Kosovo per tentare di riportare i due Paesi sul piano del dialogo nel risolvere la questione del riconoscimento delle targhe automobilistiche. Non sono ancora noti i dettagli, ma indiscrezioni riferiscono che l’obiettivo è risolvere la situazione entro un anno, e che l’UE è cosciente che si tratti di un fondamentale passaggio nel percorso di espansione europea, chiedendo un passo indietro ad entrambi i governi.

Il breve ma simbolico summit si chiude con molti fondi messi a disposizione da un’Unione europea che si presenta forte ed unita, così come si presentano compatti e disponibili i leader dei Balcani occidentali nei loro impegni e nelle speranze di una prossima adesione. L’augurio è certamente che, una volta rientrati nei propri Paesi, tutti gli attori lavorino realmente per allinearsi alle promesse, che infrante già troppe volte hanno amareggiato i cittadini.

Von der Leyen chiede ai Balcani occidentali di scegliere se stare con l’UE o con Russia e Cina, ma al tempo stesso l’UE deve scegliere, questa volta concretamente, se “stare” realmente con i Balcani occidentali o lasciarli all’influenza altrui.

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