La difesa europea fa un ulteriore passo avanti con la presentazione della bozza dello Strategic Compass, documento ambizioso che mira ad aumentare il livello di autonomia strategica dell’UE in piena sinergia con la NATO. Presentati anche nuovi progetti legati alla PESCO. Ora tocca agli Stati membri agire.
Il 16 novembre è stata presentata dall’Alto rappresentante Josep Borrell la prima bozza dello Strategic Compass per la sicurezza e la difesa dell’Unione Europea durante la riunione del Consiglio Affari Esteri e Difesa. Il documento, che dovrà essere adottato nel marzo del 2022, fungerà da guida per lo sviluppo delle capacità e delle politiche legate alla difesa europea, in linea con la strategia elaborata nel 2016 con la EU Global Strategy. Il dibattito sul patto Aukus e soprattutto il complicato ritiro dall’Afghanistan hanno evidenziato ancora una volta che l’UE non possiede un peso geopolitico rilevante e che gli mancano quelle capacità necessarie per agire in autonomia. Per tale motivo questa bussola strategica punta in quattro direzioni: resilienza; capacità di difesa; partnership con gli alleati; gestione delle crisi.
La novità principale presente all’interno della bozza riguarda la creazione, entro il 2025, di una forza militare congiunta di 5.000 unità, da dispiegare rapidamente, costituita da componenti terrestri, marittime e aeree, la EU Rapid Deployment Capacity. Il prossimo anno dovranno essere concordati i vari scenari nei quali può essere utilizzata tale forza e dal 2023 si dovrà iniziare con le regolari esercitazioni. Sarà composta da moduli interoperabili provenienti dalle forze armate degli Stati membri. Altro obiettivo da raggiungere entro il 2025 è concentrare la gestione delle missioni di addestramento e delle esercitazioni in un unico quartier generale, il quale gestirà, entro il 2030, tutte le missioni dell’UE. Nella bozza trova spazio anche la dimensione cyber, settore fortemente legato alla sovranità nazionale degli Stati membri: nel 2022 l’Unione Europea ha intenzione di rendere operativa la sua capacità informatica congiunta, la Joint Cyber Unit. Il documento mira anche ad aumentare il coordinamento delle varie navi europee presenti nell’area Indo-Pacifica entro il 2023.
Lo Strategic Compass presentato in questi giorni sembra aver trovato un compromesso tra la visione francese di una difesa europea indipendente e quella dei Paesi più atlantisti che vedono nella NATO l’unico responsabile della sicurezza dell’UE. Questo punto di equilibrio, ribadito spesso dall’Italia, evidenzia il ruolo centrale dell’Alleanza e mira ad aumentare l’autonomia strategica europea in complementarità con la NATO. Il documento è stato valutato positivamente anche dagli Stati Uniti, che hanno sottolineato l’importanza di evitare duplicazioni o sovrapposizioni con l’Alleanza Atlantica.
In aggiunta alla presentazione della bozza dello Strategic Compass sono stati approvati 14 nuovi progetti PESCO, la Cooperazione Strutturata Permanente europea nel settore della difesa creata nel dicembre del 2017, che si aggiungono ai 46 già approvati. Tra i nuovi progetti i principali sono: lo Strategic Air Transport for Outsized Cargo (SATOC), che ha come obiettivo quello di sviluppare un trasporto aereo strategico per carichi pesanti (fattore cruciale per le missioni e le operazioni militari), e il Defence of Space Assets (DoSA), nel quale partecipa anche l’Italia. Quest’ultimo progetto mira ad aumentare l’efficienza operativa dell’UE nel settore spaziale facendo il miglior uso delle risorse spaziali attuali e future. Tra i suoi obiettivi principali c’è la definizione di quali tecnologie e l’identificazione delle esigenze operative comuni saranno necessarie per difendere i beni spaziali nel futuro.
Tutte queste novità aprono a scenari incoraggianti riguardo lo sviluppo della difesa europea. Rimane da capire però le intenzioni degli Stati membri. Bisogna ricordare che l’UE dispone già di una piccola forza militare congiunta, gli EU Battlegroups, gruppi tattici di 1500 unità pronti ad essere schierati rapidamente e operativi dal 2007. Questi non sono mai stati utilizzati anche a causa del processo decisionale legato a questo settore, il quale prevede l’unanimità per tutte le decisioni. Per superare questo problema lo Strategic Compass nomina l’astensione costruttiva, prevista dall’art. 31 del Trattato sull’Unione Europea: questo scenario permette a uno Stato di astenersi dal voto su una particolare azione dell’UE senza bloccarla. Il Paese membro accetta così la decisione dell’Unione senza applicarla. Ma il problema principale che hanno riscontrato i Battlegroups è stata la mancanza di una vera volontà politica di utilizzarli. È necessario quindi che gli Stati membri si assumano la responsabilità in futuro di mobilitare la EU Rapid Deployment Capacity e procedano all’attuazione delle varie novità proposte.
Andrea Recchia,
Geopolitica.info