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TematicheRussia e Spazio Post-sovieticoL’evoluzione della strategia russa analizzata tramite le “Dottrine di...

L’evoluzione della strategia russa analizzata tramite le “Dottrine di politica estera” del Cremlino

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Il 31 marzo scorso il presidente russo Vladimir Putin ha promulgato la nuova Dottrina di politica estera della Russia – la “Koncepcija vnešnej politiki Rossijskoj Federacii” – un documento programmatico che fissa gli obiettivi e le strategie delle azioni di Mosca nello scenario internazionale. Il nuovo testo è ritenuto rilevante dato che è solamente il quinto documento di questo tipo che viene pubblicato da quando Putin venne eletto presidente per la prima volta nel 2000 ed è il primo dopo l’inizio delle ostilità su larga scala in Ucraina nel febbraio 2022. Nei prossimi paragrafi viene effettuata un’analisi comparata di queste Dottrine – pubblicate rispettivamente nel 2000, 2008, 2013, 2016 e 2023 – evidenziando il mutato atteggiamento russo nei confronti dell’Occidente, della NATO, dell’Europa, del concetto di multilateralismo e, infine, del processo di integrazione euroasiatica.

2000 – 2008: l’importanza della multivettorialità 

La Koncepcija del giugno 2000, la prima di Putin, segnò una netta presa di distanza dai precetti contenuti nel documento approvato nel 1993 durante la presidenza di Boris Eltsin. Quest’ultimo proponeva la trasformazione della Russia in uno Stato democratico e liberale, oltre a un deciso avvicinamento agli Stati Uniti. La nuova Dottrina, invece, fissava gli obiettivi di preservare e rafforzare l’integrità territoriale del Paese e, contemporaneamente, elevarne lo status internazionale, criticando anche la nascita di un mondo unipolare dominato dagli Usa. Quest’ultimo elemento era infatti visto come la causa dell’indebolimento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, organo cruciale per il mantenimento di un ordine basato sul diritto internazionale, sul multilateralismo e sulla cooperazione paritaria tra Paesi. L’obiettivo di Mosca era quello di creare un mondo multipolare, sulla linea della “Dottrina della multivettorialità” esposta dall’ex Primo Ministro Evgenij Primakov. Come conseguenza, sono molti i riferimenti nel testo alla cooperazione con i membri della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), ma anche con la Cina, il Giappone e l’India. Nel contesto europeo, vengono definite importanti le relazioni con il Regno Unito, la Germania, l’Italia e la Francia. Riguardo la NATO e gli Usa, la Russia si ritiene pronta a collaborare per mantenere la sicurezza e la stabilità del continente ma, d’altra parte, essa condanna l’uso della forza dei membri della NATO senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU – in riferimento all’intervento dell’Organizzazione in Kosovo nel 1999 – e la sua attitudine espansionista. 

La Dottrina promulgata nel luglio 2008 dal nuovo presidente Dmitrij Medvedev conferma molti dei principi contenuti nel documento precedente, evidenziando ulteriormente il contributo che il Paese, perseguendo il proprio interesse nazionale, apporta alla comunità mondiale. Tra gli elementi di novità, viene enfatizzato il tentativo di promuovere maggiormente un’immagine positiva della Russia nel mondo – oltre ai diritti e interessi dei cittadini russi residenti all’estero – in precedenza solo accennato. Inoltre, cambia l’atteggiamento nei confronti di alcuni Paesi europei: agli Stati con i quali è necessario intrattenere buone relazioni bilaterali si aggiungono Spagna, Finlandia, Grecia, Paesi Bassi e Norvegia, mentre la Gran Bretagna non è più menzionata. Sullo sfondo, resta importante il rapporto e la cooperazione con l’Unione Europea. La parte più rilevante riguarda l’integrazione euroasiatica: oltre alla CSI, molto spazio viene dato all’Unione Economica Euroasiatica (UEE – realizzata poi nel 2015 e alla quale aderiscono, oltre alla Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan) e all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC), fondata già nel 1992 (nel 2009 viene infatti costituita la Forza di reazione rapida collettiva, al fine di respingere invasioni esterne e intervenire contro narcotraffico e terrorismo). Infine, è più duro l’atteggiamento nei confronti della NATO, rea di cercare l’adesione dell’Ucraina e della Georgia per avvicinare le sue infrastrutture militari alla Russia.

2013 e 2016: ritorno di Putin e annessione della Crimea 

Col ritorno di Putin al Cremlino (2012), le nuove linee guida di politica estera, pubblicate nel febbraio 2013, risentono dei grandi eventi iniziati a partire dal 2008, come la crisi economica mondiale, la guerra in Georgia – iniziata pochi giorni dopo la firma della Koncepcija di Medvedev – e le rivolte arabe. Seppur l’impostazione resta simile alle precedenti, viene messo in risalto lo shift of power che sarebbe in corso da Occidente a Oriente, in un mutato contesto che vede Mosca impegnata in tutti i campi per perseguire i propri obiettivi. In particolare, essa vuole giocare un ruolo di primo piano nello spazio post-sovietico difendendo, innanzitutto, i diritti della diaspora russa, soggetta a rischi e minacce soprattutto nel Caucaso e in Asia Centrale. Per la prima volta vengono quindi menzionati gli interessi russi in situazioni interne di altri Paesi, ovvero il conflitto per il Nagorno-Karabakh tra Azerbaijan e Armenia, la situazione della Transnistria e la neutralità della Moldavia. Inoltre, è di rilievo la volontà di rafforzare lo status e l’indipendenza delle Repubbliche di Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, riconosciute dal Cremlino nel 2008. L’impegno russo cresce poi in ulteriori tre contesti. In primo luogo, in ambito euroasiatico, l’OTSC assume maggiore importanza per perseguire la sicurezza regionale, nonostante sia necessario rafforzare il meccanismo di reazione rapida, mentre l’UEE ha l’obiettivo di fare da ponte tra l’Europa e l’Asia-Pacifico. Secondariamente, viene fatta menzione dell’Artico e dell’Antartide, due nuove zone di interesse per Mosca. Infine, nel contesto globale, viene enfatizzata la comunione di intenti con i Paesi BRICS, al fine di ampliare l’integrazione tra essi.

La Koncepcija del 2016 – scritta due anni dopo l’annessione della Crimea – è concepita come un’edizione rinnovata di quella del 2013, anche se alcune parti risultano particolarmente severe e dure. Andando in ordine, la NATO viene accusata di essere la ragione del deterioramento delle relazioni russo-occidentali, mentre Mosca si dice pronta a contrastare qualsiasi tentativo da parte di alcuni Paesi di interferire negli affari interni di altri al fine di provocare cambi di leadership politica. In riferimento all’Ucraina, la Russia è intenzionata a isolarla ed evitare una maggiore cooperazione tra Kiev e i Paesi occidentali. Circa la diaspora russa, grande rilevanza viene data al concetto di “mondo russo” – Russkij Mir verso il quale è riportato per la prima volta il compito della Chiesa Ortodossa Russa come supporto alle azioni del governo. Dopo le difficoltà incontrate dal processo di integrazione euroasiatica viene qui previsto un ruolo minore per l’UEE, mentre sono sottolineati i rapporti con la Cina e altre nazioni del Sud-est asiatico. Date le maggiori capacità militari e navali, Mosca amplia il proprio interesse per la regione artica, possibile area di intensa competizione internazionale per la sua importanza strategica e le risorse naturali. 

2023: gli effetti della guerra

La Dottrina promulgata nel marzo 2023 è frutto della guerra tra Mosca e Kiev. Gli Stati Uniti e i loro “satelliti” sono incolpati di utilizzare le misure intraprese dalla Federazione in Ucraina come pretesto per indebolire la Russia e scatenare un nuovo tipo di guerra ibrida. Nonostante Washington sia l’ideatrice di questa politica antirussa, questa viene anche descritta come fondamentale nel contesto globale per bilanciare gli interessi russi, in una sorta di “coesistenza pacifica” – termine che rimanda alla Guerra fredda – conseguenza dello status di potenze nucleari dei due Paesi. La Cina occupa invece un’ampia sezione nella quale vengono riportati i benefici derivanti dalla cooperazione rafforzata in molti settori, menzionando anche la via della seta – “One Belt One Road” – che, insieme all’UEE e all’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN), potrebbe costituire un importante rete di organizzazioni che collaborano in Eurasia, trasformando la regione in uno spazio comune di pace, stabilità e sviluppo. Il documento si occupa anche di Africa e America Latina. Riguardo la prima, Mosca condanna ogni “sofisticata” politica neocoloniale intrapresa da alcuni Stati nei suoi confronti, promuovendo invece delle intese basate sulla sicurezza – anche alimentare – e sul sostegno militare e tecnico. Relativamente al Sud America, il Cremlino offre relazioni di mutuo beneficio per difendere la sovranità e l’indipendenza dei Paesi del continente soggetti alle pressioni statunitensi. Infine, la Koncepcija si occupa delle conseguenze dell’imposizione di sanzioni – di natura politica ed economica – alla Federazione Russa: questa considera lecito prendere qualsiasi misura, anche non proporzionata, non solo per far cessare le sanzioni ma anche per prevenirne di nuove in futuro. 

Conclusioni

Le Dottrine di Mosca degli ultimi due decenni sono contraddistinte da un’accesa retorica contro l’Occidente e la NATO, sentimento che si accresce nel corso del tempo in un climax sempre più minaccioso. È aumentata anche l’attenzione verso il processo di integrazione euroasiatica – culminato nel 2015 con la fondazione dell’UEE – anche se a questo hanno aderito solo alcune delle ex Repubbliche dell’URSS. Tra gli elementi più significativi si nota il forte interesse verso le minoranze russofone presenti fuori dai confini nazionali e usate come pretesto per compiere azioni militari, come avvenuto in Georgia nel 2008 e recentemente in Ucraina. 

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