Giovedì scorso, la Presidente della Commissione europea von der Leyen ha tenuto il suo primo discorso sullo Stato dell’Unione. Il suo intervento ha coperto un’ampia gamma di temi, dalla situazione socioeconomica dell’Unione, alla crisi climatica e lo sviluppo digitale, fino alla politica estera. Nonostante la natura sobria ma accattivante del discorso, resta da vedere se le proposte verranno implementate e le lacune riempite, rendendo la Commissione ‘geopolitica’ come annunciato da von der Leyen l’anno passato.
Istituito con il Trattato di Lisbona, lo Stato dell’Unione è un discorso del(la) presidente della Commissione davanti al Parlamento europeo riunito in sessione plenaria nel mese di settembre. Questa pratica, coinvolgendo l’unica istituzione eletta a suffragio universale, ha il fine di rendere la politica dell’Ue più trasparente e democratica. Il discorso, e il conseguente dibattito, vertono sui principali dossier di cui si occupa la Commissione. Il fil rouge della narrativa dello Stato dell’Unione di quest’anno è stato, prevedibilmente, il Covid-19. Durante gli oltre 75 minuti del suo discorso, vor der Leyen ha comunque toccato una considerevole varietà di temi politici, molti dei quali interconnessi tra loro.
L’economia, la sanità, il lavoro
Protagonista delle misure per contrastare la crisi causata dalla pandemia sarà NextGenerationEU (il famoso Recovery Fund), che la Presidente della Commissione ha definito come l’opportunità per apportare cambiamenti strutturali nell’economia europea all’insegna della stabilità, prosperità e opportunità. Per quanto riguarda la sanità, ampiamente di competenza dei singoli Paesi, von der Leyen ha prospettato la creazione di un BARDA europeo (un’agenzia di ricerca biomedica avanzata), la convocazione di un Global Health Summit in Italia nel 2021, e il rafforzamento del programma EU4Health. Nell’ambito della politica del lavoro invece, è stata annunciata tra le altre cose l’erogazione di fondi dal SURE (strumento europeo di supporto temporaneo per mitigare il rischio di disoccupazione), nonché la futura proposta della Commissione agli Stati Membri per l’adozione di un salario minimo. Due concetti chiave utilizzati durante il discorso in riferimento al futuro dell’Unione in questo momento di difficoltà sono stati vitalità e sostegno alla vita dei cittadini dell’Unione.
Gli obiettivi verdi
Von der Leyen ha confermato che lo European Green Deal continuerà a caratterizzare le politiche Ue. Al fine di contrastare il cambiamento climatico e il degrado ambientale, è stata avanzata la proposta di ridurre le emissioni del 55% rispetto a quelle del 1990 entro il 2030, alzando il target precedentemente fissato al 40%. Inoltre, è stata annunciata l’ambizione di ricavare il 30% dei fondi per NextGenerationEU tramite green bond, e di spendere il 37% di questi fondi in iniziative direttamente volte al raggiungimento degli obiettivi dello European Green Deal. L’Ue punta specialmente alla produzione e al consumo di idrogeno verde, per esempio attraverso lo sviluppo del partenariato delle Valli europee dell’idrogeno, in modo da modernizzare i settori industriali e iniettare nuova vita alle zone rurali. La presidente della Commissione ha riconosciuto come la ‘rivoluzione verde’ sia anche un progetto culturale, e ha dunque prospettato la creazione di una nuova Bauhaus europea, uno spazio in cui professionisti di diversi settori possano “coniugare stile e sostenibilità”.
Europa digitale
Tutta l’Ue è stata invitata a rendere i prossimi anni “la decade digitale dell’Europa”. I fondi di NextGenerationEU perseguiranno quindi anche questo obiettivo, di cui von der Leyen ha annunciate le tre componenti cardine. La prima è rappresentata dai dati. Finora i dati a livello industriale non sono stati utilizzati abbastanza: per questo si prospetta la creazione di una vera e propria ‘economia dei dati’, di cui beneficerebbero per esempio i settori energetico e sanitario. Il secondo pilastro è la tecnologia (con una menzione speciale all’intelligenza artificiale), nell’ambito della quale verrà proposta la creazione di un’identità elettronica europea per i cittadini dell’Unione. Infine, vi sono le infrastrutture: a questo proposito, la Presidente ha ricordato come NextGenerationEU sia un’opportunità per migliorare quantitativamente e qualitativamente la connettività sul territorio europeo, per esempio tramite 5G, 6G e fibra.
La politica estera
Un’ampia parte del discorso è stata dedicata alla politica estera dell’Unione, che si muoverà in una direzione più assertiva. Ciò non significherà adottare una retorica di “Europe First”, ma ‘essere i primi a rispondere seriamente alle chiamate importanti”. Dopo aver ricordato gli aiuti inviati dall’Ue nel mondo durante la pandemia, von der Leyen ha ribadito il proprio supporto alle istituzioni internazionali (anche relativamente ai conflitti internazionali), richiedendo però che queste non vengano ‘prese in ostaggio’ dalle maggiori potenze mondiali. È stato inoltre rinnovato l’invito agli Stati Uniti a riformare insieme il sistema internazionale, così come l’impegno nei rapporti con i Balcani Occidentali, il Partenariato Orientale e il continente africano. Per quanto riguarda Brexit, von der Leyen ha affermato che l’Ue tutelerà i cittadini, gli interessi finanziari e l’integrità del mercato unico. Ha inoltre ricordato la crucialità del rispetto degli accordi del Venerdì Santo, citando queste parole di Margaret Thatcher: “La Gran Bretagna non viola i trattati. Sarebbe un male per la Gran Bretagna, per le relazioni con il resto del mondo e per qualsiasi futuro accordo commerciale”.
Nelle relazioni internazionali dell’Ue vi è una tradizionale tensione tra la interessi economici e proiezione esterna dei valori europei, prima tra tutti la protezione dei diritti umani. Ciò porta ad ingenti sfide nei rapporti con la Cina, definito un “partner negoziale” ma anche “un rivale sistemico” a causa dei diversi modelli di governo e società promossi dalle due entità politiche. Von der Leyen è stata critica anche verso la Turchia, la cui distanza dall’Unione cresce ogni giorno, e (in particolare) verso la Russia. Dure sono state le sue parole riguardo i recenti avvenimenti in Bielorussia, dove l’Ue si impegna a sostenere il diritto di autodeterminazione politica dei cittadini. A proposito del caso Navalny, la Presidente ha condannato gli attacchi russi agli oppositori politici e l’ingerenza nelle elezioni in giro per il mondo, e ha dichiarato che la Commissione proporrà una legge Magnitsky europea. Proprio allo scopo di rendere più veloce ed efficace la sanzione di violazioni di diritti umani e corruzione dentro e fuori l’Unione, si cercherà di promuovere un maggior utilizzo del voto a maggioranza qualificata.
Von der Leyen ha annunciato un nuovo patto sulla migrazione, ribadendo come i membri dell’Ue debbano cooperare e superare le profonde divisioni che il fenomeno causa da diversi anni, e ricordando i doveri non solo legali ma anche morali dei Paesi. Ha dunque prospettato l’adozione di un approccio “umano e umanitario”, poiché “salvare vite in mare non è facoltativo”. Collegandosi alla citazione di John Hume “la differenza è l’essenza dell’umanità”, la parte finale del discorso ha toccato il fenomeno del razzismo e di tutte le discriminazioni sistemiche dell’Unione, con un chiaro riferimento alle politiche anti-LGBTQI+ della Polonia, fino all’annuncio della nomina del primo coordinatore della Commissione per l’antirazzismo.
Le critiche dagli Europarlamentari
Il discorso di von der Leyen è risultato ottimista davanti alle difficoltà, bilanciato e ambizioso, risultando apprezzato da gran parte dell’audience. Nonostante ciò, sono state diverse le critiche e gli ammonimenti da parte degli europarlamentari, preoccupati che le parole non si trasformino in fatti. L’esponente dei Verdi Ska Keller ha espresso per esempio la speranza che gli obiettivi ecologici non siano meramente un’operazione di marketing, cioè di green washing. Un grande assente, specialmente alla luce della grande attenzione posta sui temi ambientali, è stato infatti il settore dell’agricoltura e dell’allevamento, che da solo è responsabile per il 10% delle emissioni europee. Ancora, la vicepresidente del Parlamento Katarina Barley ha rimproverato l’assenza di un esplicito riferimento alla condizionalità nei rapporti con partner coinvolti in attività contrarie ai valori dell’Unione, abbondantemente reiterati durante l’intervento. Il liberale belga Guy Verhofstadt ha infine notato come proposte come quelle avanzate durante l’intervento in Parlamento siano spesso respinte proprio dai membri (rappresentanti ciascuno un membro dell’Unione) della Commissione, invitando vor der Leyen a perseguire davvero il progetto di una Commissione geopolitica e non “geo-minimal”. Questa critica non è a torto, considerate le numerose crisi internazionali, anche recenti, che hanno sottolineato i ritardi e i silenzi di Bruxelles. Lo Stato dell’Unione ha il pregio di raccogliere, in un unico intervento, i maggiori obiettivi e attività dell’Ue. Resta da vedere quanto riuscirà a realizzarsi nel prossimo anno.
Marta Fraccaro,
Geopolitica.info