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TematicheStati Uniti e Nord AmericaStati Uniti, Russia e NATO: prove di dialogo

Stati Uniti, Russia e NATO: prove di dialogo

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Una delle domande a cui gli studenti di relazioni internazionali giungono presto o tardi è il perché dell’esistenza della NATO nel XXI secolo. Poiché tutte le alleanze nascono contro qualcosa e, indirettamente, a difesa di qualcuno, quando il qualcosa perisce l’Alleanza si scioglie. Questo è storicamente vero ma con un’eccezione: l’Alleanza Atlantica.

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Chi non si pone questa domanda, consapevole del dilemma della sicurezza formulato da Jervis, è la Russia di Putin. Questo interpreta la presenza della NATO quale minaccia alla sua sovranità, nonostante le numerose dichiarazioni circa il carattere difensivo dell’Alleanza. Negli ultimi mesi del 2021 sono tornate in auge le voci di un possibile attacco russo ai danni dell’Ucraina. Gli alleati occidentali non hanno tardato a ristabilire le consultazioni guidate dall’Amministrazione Biden per mantenere una postura univoca nei confronti della Russia e delle sue mire verso l’Ucraina. Le serrate consultazioni avviate, tra cui si ricorderà la videoconferenza tra Joe Biden e il suo omologo, tenutasi il 7 dicembre, sembrano essere l’ennesimo passo avanti nella complessa relazione tra l’Occidente e la Russia. E pure bisogna chiedersi dove si va, se non si stia meramente girando in circolo.

Stati Uniti e Russia tornano a Ginevra

Di recente, il dibattito strategico tra Stati Uniti e Russia si è arricchito del suo terzo episodio a Ginevra. La complessità dei temi attorno a cui si articola la relazione tra Stati Uniti e Russia non permette una risoluzione immediata, al contrario richiede che la diplomazia si ponga come intermediaria tra le due potenze. Di ciò sono consapevoli entrambe le delegazioni convenute a Ginevra.

A guidare la delegazione statunitense è stata la vicesegretaria di Stato Wendy Sherman, che nella domenica precedente all’incontro ha preso parte a una cena di lavoro con Sergei Ryabkov, il viceministro degli Esteri russo, e due alti funzionari della Difesa. Il numero due del Dipartimento di Stato americano ha portato al tavolo il mondo di Bill Clinton e Madeleine Albright, avendo ricoperto cariche per entrambi. Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha visto nel suo numero due con deleghe per Stati Uniti, sicurezza e disarmo, è stato ritenuto l’uomo più adatto per dialogare con gli Stati Uniti. Tuttavia, Ryabkov non ha alle spalle solamente quattro anni da consigliere all’ambasciata russa a Washington all’inizio degli anni Duemila, ma conosce anche la controparte, avendo lavorato insieme in altre sedi negoziali. La scelta dei diplomatici fa intendere come la diplomazia e il dialogo siano, in primis, chiamati a mediare la questione ucraina mentre più di 100.000 soldati e alcuni elicotteri, giunti di recente, sono ammassati ai confini ucraini.

L’ostacolo che separa irrimediabilmente lo stato dell’arte da una possibile risoluzione risiede proprio nelle aspirazioni dei due attori. Inevitabilmente, le bozze di accordo condivise dal Ministero degli Esteri russo con gli Stati Uniti sublimano antiteticamente, ancora una volta, gli obiettivi di Mosca e, di converso, la posizione occidentale. È obiettivo della Russia il riconoscimento da parte degli avversari dell’esistenza di alcune buffer zone che consentano al grande orso di mantenere la sua sicurezza strategica e scongiurare la paura dell’accerchiamento da parte dell’Occidente. In questo contesto la non inclusione dell’Ucraina nella NATO è cruciale.

Gli Stati Uniti, al contrario, hanno ribadito che non intendono sospendere la politica della porta aperta verso i Paesi che intendono instaurare un dialogo con gli Stati Uniti e la NATO. Wendy Sherman ha aggiunto che nessuna decisione sull’Ucraina sarà presa senza quest’ultima, sull’Europa senza l’Europa e sulla NATO senza la NATO. E tuttavia, il dialogo con la Russia rimane prioritario e, in tal senso, sarà alimentato dal dialogo con gli alleati poiché, inevitabilmente, la pressione russa sull’Ucraina si riverbera su tutta l’Europa. A riguardo, il vicesegretario di stato Sherman ha ribadito l’inviolabilità dei confini quale saldo principio delle relazioni internazionali sancito negli Accordi di Helsinki, tra i cui firmatari figura anche la Russia. Per lasciare che la diplomazia faccia il suo corso, bisognerebbe tornare a un clima di de-escalation, è quanto auspicato dall’Amministrazione Biden. Questo implicherebbe, nell’ottica occidentale, il ritiro delle truppe e maggiore trasparenza riguardo allo scopo delle esercitazioni condotte dal Cremlino. In conclusione, nonostante la diplomazia sia uno strumento potenzialmente risolutivo, nessuna de-escalation è stata concordata.

A latere, Mosca e Washington hanno affrontato altri temi strategici quali il posizionamento di alcuni sistemi missilistici in Europa, ricalcando il defunto Trattato sulle forze nucleari a medio raggio, da cui gli Stati Uniti di Trump si sono ritirati nel 2018. A riguardo, gli Stati Uniti e la Russia hanno riaffermato l’impossibilità di vincere e, prima ancora, di combattere una guerra nucleare. Dopo l’incontro a Ginevra con gli Stati Uniti, la Russia ha avuto modo di confrontarsi sulla postura della NATO con la NATO.

Vis-à-vis tra NATO e Russia

Si è riunito per la prima volta sin dal 2019, il Consiglio NATO – Russia. In apertura dell’incontro, il Segretario Generale Stoltenberg ha dichiarato di sperare in un dialogo proficuo e foriero di ulteriori incontri per approfondire temi strategici per l’Europa. Di contro, le aspettative si sono scontrate, ancora una volta, con la realtà.

Il vertice era parte della serie di incontri diplomatici volti a stemperare le tensioni e dare nuovamente avvio al dialogo con la Russia. Al tavolo hanno seduto il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, la delegazione russa composta dal vice ministro degli Esteri Alexander Grushko e dal vice ministro della Difesa Alexander Fomin. La rappresentanza russa ha testimoniato il livello di dialogo che si intendeva instaurare per indirizzare al meglio le questioni tattiche e strategiche attuali.

E pure, si tratta di questioni che fanno scontrare gli alleati occidentali e la Russia da oltre un trentennio. Infatti, i temi avanzati dalla Russia non sono accettabili per la NATO e l’allargamento della NATO – paventato o reale che sia – non è accettabile per il Cremlino. La Russia tenta di ottenere garanzie, anche sul piano legale, circa le intenzioni espansionistiche della NATO, in particolare in relazione all’Ucraina. La NATO ha, tuttavia, ribadito la sua posizione in merito, non è disposta a bloccare l’ingresso di altri Paesi, qualora questi lo volessero.

Per l’Ucraina, assente dalle trattative, la Russia non è nella posizione di imporre condizioni finché il posizionamento dei carri armati lungo il confine ucraino rimane immutato. Inoltre, l’Ucraina non ha ben tollerato la sua esclusione dalle trattative. Nei mesi trascorsi, infatti, Putin ha respinto qualsiasi tentativo di contatto del presidente ucraino Zelenskiy. Anche la NATO ha avanzato delle richieste. Tra i punti presentati dall’Alleanza a Mosca vi è stata la richiesta di maggiore trasparenza in relazione alle esercitazioni militari russe, al fine di prevenire possibili fraintendimenti su piano militare. Il timore occidentale, peraltro non troppo celato, è che le esercitazioni militari fungano da copertura per lo spostamento di truppe e il conseguente ammassamento lungo aree strategiche. Sul tema, la NATO ha perorato la sua preoccupazione circa l’aggressività russa e ha incitato Mosca a ridurre il livello di tensione, rispettando la sovranità e l’integrità territoriale dei propri vicini.

Delle precisazioni sono giunte anche dall’Alleanza, Stoltenberg ha infatti distinto tra la potenzialità e la realizzabilità dell’ingresso di Kiev nella NATO. Il Segretario Generale ha chiosato ricordando chela minaccia non proviene dall’Ucraina, ma dalla Russia poiché Mosca ha intrapreso azioni bellicose ai danni di Kiev. L’auspicio dell’Alleanza ha, però, toni più generali, in quanto è stato richiesto che il Cremlino abbandoni i toni aggressivi della sua postura internazionale e che si astenga dal condurre attività malevole nei confronti della NATO e dei suoi Paesi membri. Impossibile non pensare che le attività malevole afferiscano anche alle campagne di attacchi cyber condotte da Mosca negli ultimi anni.

Al di là delle posizioni radicate, entrambe le parti hanno convenuto sulla necessità di riprendere la via del dialogo, e si sono impegnate a stabilire nuove opportunità di incontro. Tale orientamento è stato confermato da Stoltenberg che ha aperto al dialogo, seppur senza mettere in discussione i principi cardini dell’Alleanza. Il Segretario della NATO ha tratto un bilancio moderatamente positivo dal Consiglio, nonostante la complessità che lo ha contraddistinto. Al contrario, la complessità ha conferito ulteriore importanza al dialogo vis-à-vis. Il capo della delegazione statunitense Wendy Sherman, intervenuta al vertice, ha affidato a Twitter le sue osservazioni, dichiarando di aver riaffermato i principi fondamentali del sistema internazionale e della sicurezza europea, quale il diritto sovrano di ogni stato di scegliere il proprio percorso.

Si tratterebbe invece di un bilancio negativo per l’ambasciatore americano presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa Carpenter. Questi ha precisato che svariati giorni di dialogo hanno sortito pochi effetti sulla crisi ucraina. Tale opinione sarebbe corroborata dalle dichiarazioni di un negoziatore russo, secondo cui Washington non dovrebbe sottovalutare il rischio di uno scontro, sebbene le intenzioni di attaccare potrebbero essere scarse.

Mentre la diplomazia fa il suo corso…

Mentre si susseguono le dichiarazioni dell’amministrazione Biden e gli alleati nonché di Putin, gli Stati Uniti hanno approvato un nuovo stock di forniture militari da inviare all’Ucraina, seppur a uso difensivo. L’arrivo di armi dalla tecnologia superiore potrebbe spingere i ribelli ucraini ad intraprendere azioni contro i ribelli a supporto della Russia presenti nella regione del Donbass. Ma la possibile sconfitta di questi ultimi potrebbe non fiaccare troppo le forze russe che mirano a vincere l’Ucraina per sfiancamento. Tuttavia, la presenza altri attori nell’area di interesse russa, quali la Cina e la Turchia, potrebbe ridurre significativamente il ruolo dell’Ucraina quale chiave di volta per una rinnovata assertività russa di ampio spettro.
Inoltre, è stata di recente diffusa la notizia che il sito governativo dell’Ucraina è stato oggetto di un attacco cyber. La maggior parte degli astanti ha imputato prontamente la responsabilità alla Russia. Attualmente Stati Uniti, NATO e Unione Europea non hanno riconosciuto pubblicamente la responsabilità di Mosca. Stabilire una responsabilità univoca in caso di attacchi cyber è estremamente complesso, il margine di incertezza persistente ostacola l’attribuzione di responsabilità. E pure bisogna considerare che tra il 2020 e il 2021 l’Ucraina è stata oggetto di attacchi cyber con una frequenza inusitata. Non a caso, il Segretario Generale della NATO ha annunciato un rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza informatica. In mantenente, Stoltenberg si è unito alla condanna degli attacchi informatici al governo ucraino. Sul piano operativo, gli esperti informatici dell’Alleanza hanno condiviso informazioni con gli omologhi ucraini per supportare le azioni di ripristino. Nelle prossime settimane è prevista la firma di un accordo sulla cooperazione informatica, comprensivo dell’accesso ucraino alla piattaforma di condivisione delle informazioni sui malware della NATO. Anche l’Unione Europea sarebbe disponibile a fornire supporto tecnico a Minsk al fine di migliorare la capacità di resilienza del Paese di fronte ad eventi critici.

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