Lo scorso luglio, Stati Uniti e Kenya hanno avviato ufficialmente i negoziati per concludere un accordo commerciale di libero scambio che, se realizzato, potrebbe essere lo sviluppo più significativo nelle relazioni commerciali USA-Africa da quando il Congresso ha approvato, nel 2000, l’African Growth and Opportunity Act (AGOA). Nelle parole del rappresentante commerciale statunitense, l’ambasciatore Robert Lighthizer, la sua conclusione potrebbe servire come modello per ulteriori accordi in tutta la regione. Questo, infatti, coinvolgerebbe il primo Paese dell’Africa Subsahariana e il secondo del continente dopo il Marocco.
L’8 luglio 2020, il rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, Robert Lighthizer, e il Segretario di Gabinetto del Ministero del Kenya per l’industrializzazione, il commercio e lo sviluppo delle imprese, Betty C. Maina, hanno formalmente avviato i negoziati per un accordo commerciale tra gli Stati Uniti e la Repubblica del Kenya. L’accordo coinvolge il primo Paese dell’Africa Subsahariana e il secondo del continente dopo quello USA-Marocco entrato in vigore nel 2006 e considerato un accordo di livello globale che ha visto crescere in modo significativo il commercio bilaterale tra i Paesi. Per queste ragioni, ciò che renderebbe particolarmente rilevante l’avvio dei negoziati, secondo Lighthizer, è il fatto che la conclusione di un accordo potrebbe servire da modello per quelli futuri, divenendo in quest’ottica un importante passo avanti nelle relazioni USA-Africa.
Già nel 2018, il Presidente statunitense, Donald Trump, e il Presidente keniota, Uhuru Kenyatta, avevano elevato le relazioni bilaterali tra i due Paesi ad una partnership strategica, istituendo un gruppo di lavoro sul commercio e gli investimenti, al fine di esplorare i modi per approfondire i legami economici e gettare le basi per un solido rapporto commerciale. Nel febbraio 2020, i due Presidenti avevano concordato di perseguire legami economici più stretti attraverso la negoziazione di un accordo di libero scambio.
La decisione di scegliere il Kenya sembra essere basata non solamente sulla sua importanza economica, si pensi che nel 2019, l’interscambio commerciale tra gli Stati Uniti e il Kenya ha raggiunto 1,1 miliardi di dollari, con un aumento del 4,9% rispetto al 2018, ma anche su una combinazione di significato geostrategico. Il Kenya, infatti, offre l’opportunità di sviluppare un modello replicabile per i futuri accordi commerciali tra Stati Uniti e Africa con rischi relativamente limitati, dal momento che si tratta di un Paese in cui la Cina ha tentato, e non è riuscita, di assicurarsi un accordo di questo tipo. Inoltre, Kenyatta è uno dei pochi leader africani ad aver stabilito un rapporto positivo con Trump ed è finora l’unico ad aver effettuato due visite alla Casa Bianca. Anche se la possibilità di un accordo con la Cina rimane sempre aperta, dal momento che come lui stesso ha affermato “non vogliamo essere costretti a scegliere. Vogliamo lavorare con tutti, e pensiamo che ci siano opportunità per tutti”.
Secondo quanto si legge sul sito dell’ambasciata statunitense in Kenya, oltre all’avvio dei negoziati commerciali, è stato concordato un quadro strategico di cooperazione per fornire assistenza tecnica e sviluppo delle capacità commerciali in Kenya con l’obiettivo di massimizzare l’utilizzo da parte di quest’ultimo dei benefici commerciali dell’African Growth and Opportunity Act (AGOA), per i restanti anni del programma di preferenze (in scadenza nel 2025). Il Framework sosterrà anche lo sviluppo e la competitività delle principali catene di valore agricolo in Kenya.
Entrambe le parti, infine, hanno redatto due diversi documenti contenenti le priorità e gli obiettivi che intendono raggiungere con i negoziati. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, sono stati identificati 24 capitoli, tra cui le barriere tecniche al commercio, la proprietà intellettuale, il commercio digitale, la lotta alla corruzione, le buone pratiche normative e i sussidi. Allo stesso modo, il Ministero keniota per l’industrializzazione, il commercio e lo sviluppo delle imprese ha individuato 22 capitoli contenenti obiettivi che assicurino che il Paese benefici della politica estera americana verso l’Africa e tuteli i nascenti settori agricoli e industriali.
È dunque evidente che le questioni da affrontare saranno diverse, così come una serie di sfide, tra cui la presenza di accordi regionali di cui il Kenya è parte. Infatti, la prima preoccupazione, espressa dai membri della Comunità dell’Africa Orientale (EAC) e dell’Unione Africana (UA), in ambito di African Continental Free Trade Area (AfCFTA), è che questo accordo scoraggerebbe ulteriormente il commercio intraregionale nel continente e porterebbe ad una graduale disintegrazione di questi organismi multilaterali. Finora, gli Stati Uniti hanno semplicemente dichiarato che sosterranno l’integrazione regionale. Inoltre, come si legge sul sito dell’ambasciata americana, l’accordo bilaterale integrerebbe “gli sforzi di integrazione regionale all’interno della Comunità dell’Africa orientale (EAC), nonché l’importante area di libero scambio continentale africana (afCFTA)” e aggiunge che “un accordo tra di loro ha il potenziale per servire da modello per ulteriori accordi, anche con altri Stati partner dell’EAC”.
Vi sono poi alcune ulteriori questioni, come quella degli Organismi geneticamente modificati (OGM), a cui il Kenya si oppone fortemente; e la tempistica, data dall’approssimarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti (novembre 2020) e in Kenya nel 2022. A queste si aggiunge, infine, una questione sempre più discussa negli ultimi giorni, riguardante la politica contro i rifiuti di plastica. Secondo il New York Times, le compagnie petrolifere americane stanno facendo pressione sul governo statunitense per aumentare le esportazioni di prodotti in plastica e riciclare i rifiuti in Kenya. La coalizione industriale esorta le parti a vietare l’imposizione di limiti interni alla “produzione o al consumo di sostanze chimiche e plastica” e al loro commercio internazionale. Mentre, fa sapere il Segretario di Gabinetto, Betty C. Maina, che il Kenya non accetterà che le sue norme ambientali vengano indebolite da un accordo commerciale con gli Stati Uniti, dopo che il divieto della plastica monouso, introdotto nel 2017, ha registrato un notevole successo.
Si può concludere, dunque, che i negoziati commerciali non saranno facili. Se da una parte, l’amministrazione statunitense punta al raggiungimento di benefici tangibili in cambio del libero accesso del Kenya ai propri mercati e vuole opportunità di esportazione per gli agricoltori, a cui ora sembrano aggiungersi anche le compagnie petrolifere con la loro agenda; dall’altra il Kenya dovrà giocare duro per ottenere un buon affare da questo accordo di libero scambio.
Olga Vannimartini
Geopolitica.info