Un grande evento parlamentare per avvicinare la Moldova all’Ue. Caiata (FdI): “L’Italia sostiene il processo di integrazione. L’Europa faccia in fretta”. Ma dalle elezioni emerge un Paese diviso nonostante l’ottimo risultato del Pas della Presidente Sandu.
Da un lato le elezioni amministrative, dall’altro un grande evento parlamentare per sostenere l’ingresso della Moldova nell’Unione europea. Sono stati giorni importanti per la piccola repubblica ex sovietica che vive momenti complessi, nonostante abbia incassato l’avvio del percorso di integrazione europea proprio in queste ore.
L’iniziativa United4Moldova è stata ospitata a Chişinău e ha visto come protagonisti i presidenti delle commissioni Affari europei e Affari esteri dei Parlamenti europei. A rappresentare l’Italia il Presidente della delegazione InCE Salvatore Caiata (FdI) e il segretario della commissione Politiche dell’Unione europea Calogero Pisano (NM).
Domenica invece sono andate alle urne poco meno di 900 località moldave per il primo turno delle elezioni amministrative. Buono il risultato del Partito di azione e solidarietà (Pas) della Presidente Sandu, ma a Chişinău ha vinto il sindaco uscente Ion Ceban, ex esponente del partito socialista filo-russo e fondatore del Movimento alternativo nazionale (Man), giovane forza politica di stampo più moderato rispetto alle istanze europee.
Ma partiamo dall’evento parlamentare ospitato dallo speaker Igor Grosu, con l’attiva partecipazione della Presidente Maia Sandu e del primo ministro Dorin Recean. Nutrita è stata la partecipazione dei Parlamenti europei con poche eccezioni, ovvero Slovacchia e Ungheria che hanno deciso di presenziare solo con i propri ambasciatori a Chişinău.
Se per quanto riguarda la Slovacchia – al netto delle posizioni espresse in modo chiaro dal vincitore dell’ultima tornata elettorale Robert Fico – si deve considerare proprio il fatto che siamo a pochissime settimane dalle elezioni politiche, per l’Ungheria la situazione è certamente diversa. Si tratta di una scelta politica da parte dell’istituzione parlamentare magiara guidata ormai da quasi un quindicennio dall’esponente di Fidesz László Kövér. Era invece presente l’Ucraina, che pur non essendo un membro dell’Unione ha sicuramente un rapporto stretto con i vicini moldavi.
Due i temi sotto la lente di ingrandimento, sviluppati nelle sessioni in programma. Il primo sui risultati da ottenere per avvicinarsi all’ingresso nell’Ue, così come sulle “lezioni da imparare”. Il secondo sullo sviluppo economico e la sicurezza energetica. Insomma un fronte legato ai passaggi che ancora vanno compiuti e un altro per sottolineare il ruolo strategico e le difficoltà che incontra oggi la repubblica ex sovietica. Resta infatti aperto il nodo del Transistria dove c’è un conflitto congelato con una forte presenza russa.
“Se l’Ucraina è il confine bellico dell’Europa, possiamo dire che la Moldova è il confine del conflitto ibrido. Teatro di quella che è una vera e propria guerra ibrida combattuta dai russi soprattutto sul fronte della disinformazione”, spiega a Geopolitica.info Salvatore Caiata, parlamentare di Fratelli d’Italia e uno dei riferimenti più solidi del partito di maggioranza sul dossier dell’Est Europa.
L’Italia sostiene la Moldova nel suo percorso di integrazione europea, come gli esponenti di maggioranza presenti al summit hanno avuto il modo di ribadire. “Abbiamo ribadito il sostegno al cammino europeo della Moldova – dice Caiata –. Il Paese è giusto faccia le riforme necessarie, ma c’è bisogno che i tempi dell’Europa siano più veloci per fare i conti con la volontà europeista espressa chiaramente dal Paese anche in quest’ultima tornata elettorale”.
Chişinău infatti procede nel suo percorso. Pochi mesi fa il via libera del Parlamento alla legge che sostituisce il termine di ‘lingua moldava’ con ‘lingua rumena’ come lingua ufficiale indicata nella Costituzione. I due idiomi di fatto coincidono ma la scelta della maggioranza di governo ha di certo un valore politico: filo-europeo, filo-Nato ma anche filo-rumeno.
Fra un anno – nel novembre 2024 – si terranno le prossime elezioni presidenziali, mentre pochi mesi dopo toccherà alle elezioni parlamentari. Ma dalla tornata amministrativa emergono alcuni dati interessanti.
Innanzi tutto l’affermarsi di un’altra forza di opposizione non ostile all’Europa, come il Man di Ceban. Un dato non scontato in una realtà comunque complessa dove c’è una buona parte di opinione pubblica che guarda con attenzione e nostalgia al passato ma anche al presente russo. Pochi mesi fa la messa al bando del partito dell’oligarca Sor e, proprio alla vigilia delle Amministrative, quella della forza politica nata dalle ceneri di Sor, ovvero il partito Chance. Con la Russia c’è d’altronde una forte connessione economica e culturale. Basti pensare che fino al 2022, circa il 70% dell’elettricità fornita alla Moldova proveniva dalla Transnistria e dalla sua centrale elettrica regionale, che funziona con gas russo. Ed è per questo che è stato prezioso l’aiuto della Romania che oggi assicura importanti forniture di elettricità e gas.
Anche l’Italia svolge però un ruolo importante di supporto politico e finanziario alla democrazia moldava: “Abbiamo dato e stiamo dando un sostegno importante sia tramite il Fondo Migrazioni sia tramite la Cooperazione allo Sviluppo, per un totale di 43 milioni di euro dal marzo dello scorso anno ad oggi”, spiega a Geopolitica.info l’ambasciatore italiano Lorenzo Tomassoni. “Questo è un Paese piccolo dal cuore grande con cui l’Italia ha un forte legame”, aggiunge.
Sul palcoscenico politico moldavo dunque c’è una sorta di potenziale tripolarismo. La prima forza è il Pas di Sandu, quindi la principale opposizione socialista filo-russa e infine il Man di Ceban, anch’esso all’opposizione. Il partito della Presidente non sfonda nei centri urbani e nemmeno al nord del Paese, dove ci sono anche tanti candidati indipendenti legati al territorio. Dall’esito del ballottaggio emergerà però un quadro più chiaro per definire lo stato di un Paese comunque ancora significativamente diviso nel suo sguardo fra oriente e occidente. Ma che è riuscito a superare il primo scoglio elettorale.