Il discorso sullo stato dell’Unione è il resoconto annuale che il presidente dalla Commissione Europea tiene di fronte al Parlamento Europeo in sessione plenaria nel mese di settembre. Introdotto dal trattato di Lisbona, lo “State of the European Union” (SOTEU) è previsto dall’accordo quadro del 2010 sulle relazioni tra il Parlamento Europeo e la Commissione Europea, il quale prevede inoltre che Presidente e Primo vicepresidente di quest’ultima trasmettano al Presidente del Parlamento Europeo e alla Presidenza del Consiglio una lettera d’intenti in cui sono illustrate le azioni legislative e le altre iniziative che la Commissione intende intraprendere.
In particolare, per quanto riguarda le tematiche della difesa e sicurezza dell’Unione, l’intervento del Presidente della Commissione per l’anno 2020 – tenuto il 16 settembre – ha posto una particolare enfasi sull’importanza del partenariato mantenendo dunque una sostanziale soluzione di continuità con gli interventi degli anni precedenti. Infatti, se da un lato è stata ribadita l’importanza della cooperazione in ambito Nazioni Unite e il sodalizio con la componente strategica NATO, dall’altro è stata confermata quella pianificazione strategica europea che vede protagoniste le organizzazioni regionali in delicati processi di Security Sector Reform (SSR) e, nei teatri ad alto livello di intensità conflittuale, di Stabilization and Reconstruction (S&R). In questo senso, è di assoluta rilevanza l’esplicito riferimento di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, al contesto africano.
Un’Europa forte, solidale e al passo con i tempi
La consapevolezza di avere sacrificato, in un anno difficile come il 2020, parte consistente della nostra libertà per garantire il benessere altrui, dimostra inequivocabilmente lo spirito europeo: infatti, cooperazione e solidarietà sono pilastri imprescindibili per la vita comunitaria. Il mondo intero si è dovuto piegare ad un nemico subdolo e invisibile che ha messo in ginocchio le strutture sanitarie di paesi altamente sviluppati ma completamente impreparati ad affrontare un’emergenza sanitaria di tale portata. In quest’ottica, la necessità di investire in strutture di ricerca porta ad un crescente impegno per un incremento del budget del programma EU4Health, il rafforzamento della European Medicine Agency e del centro di prevenzione e controllo delle malattie (BARDA), per implementare la capacità di risposta di fronte a nuove temibili minacce sanitarie.
Il team work è imprescindibile anche per l’agenda securitaria europea. Non a caso, Ursula von der Leyen ha ribadito con forza la necessità di un’Europa coesa e ricettiva nei confronti delle sfide emergenti in un contesto geopolitico fortemente mutato. Dunque, se una maggiore cooperazione multilaterale incentrata sulla difesa degli interessi comuni europei e meno attenta ai particolarismi nazionali è, oggi più che mai, fondamentale per garantire la stabilità delle aree di crisi del pianeta, la sinergia operativa tra assetti regionali e internazionali si prefigura come unica via percorribile per un’efficace conflict management delle aree di crisi. Gli sforzi congiunti tra Unione Europea e Nazioni Unite così come la crescente cooperazione con la NATO con cui l’Unione si impegna a confermare le importanti prerogative dell’agenda transatlantica assicurando il pieno supporto europeo agli Alleati d’oltreoceano, garantiscono lo sviluppo di processi di peacekeeping in teatri strategicamente molto importanti. Su tutti, EUNAVFOR MED “Sophia” e la nuova missione EUNAVFOR MED “Irini”, guidata dal Contrammiraglio Fabio Agostini e con comando operativo a Roma, sono esempi di controllo delle aree più a rischio del Mediterraneo nonché di un incessante impegno nel salvare vite umane. In particolare, il ruolo fondamentale giocato da paesi in prima linea nella gestione di imponenti flussi migratori ha messo in rilievo, da una parte, gli immensi sforzi nelle attività di Search and Rescue (S&R), dall’altra una preoccupante mancanza di unità di intenti e di spirito di squadra dei paesi Membri UE.
Tuttavia, nonostante alcune persistenti criticità, le missioni di cui è parte l’Unione possono fregiarsi della riconosciuta professionalità nell’addestramento delle forze locali nel più ampio quadro di un processo capacity building di fondamentale importanza per garantire la stabilità degli host states. Non meno rilevante nell’impegno per la stabilizzazione dei paesi affetti da un importante deficit democratico ed istituzionale, la cooperazione con organizzazioni regionali, tra cui l’Unione Africana, con la quale l’Europa collabora per mantenere ed assicurare la pace in Africa. Infatti, l’UE ha avviato diverse missioni e operazioni militari e civili in Africa nel quadro della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e vede uomini e mezzi dispiegati in Repubblica centrafricana, Libia, Mali, Niger e Somalia.
Ultimo ma non meno importante, il Presidente della Commissione, nel dichiarare netto sostegno al popolo bielorusso ha ribadito come l’Unione si impegni a garantire il principio di autodeterminazione dei popoli sancito dal Diritto Internazionale – vedi articolo 1 (2) Carta delle Nazioni Unite rinnovando l’impegno europeo per la definitiva risoluzione alla c.d. “questione cipriota”; la spartizione de facto dell’isola tra la repubblica di Cipro greco-cipriota, riconosciuta internazionalmente e membro dell’UE e l’autoproclamata Repubblica turca di Cipro del Nord (RTCN), riconosciuta solamente dalla Turchia è, ad oggi, una questione piuttosto delicata.
Stefano Lioy,
Geopolitica.info