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Somalia alle prese con grandi e reiterate sfide. Parte seconda

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La risoluzione n. 2551 ha evidenziato, sino ad ora, alcune delle sfide che la Somalia si trova ad affrontare da decenni. Tuttavia, strettamente interrelata alla questione della sicurezza e dell’economia del Paese, vi è anche la discriminazione nei confronti delle categorie più vulnerabili: tra queste, vi rientrano senza dubbio le donne e i bambini.

Infatti, nel corso del Gruppo di Lavoro del Consiglio di Sicurezza sui bambini e i conflitti armati dell’11 agosto 2020, sono stati evidenziati gravi episodi di violenza ai danni di bambini e

donne e che devono essere assolutamente perseguiti (come previsto dalle risoluzioni n. 960 del 2010 e n. 1998 del 2011).

A tale proposito, vi sono diversi gruppi delle Nazioni Unite che si occupano di monitoraggio,, assistenza e consulenza, tra cui il già citato Gruppo di Lavoro sui Bambini e i Conflitti Armati, il Rappresentante Speciale del Segretario Generale per i Bambini e i Conflitti Armati ed il Rappresentante Speciale del Segretario Generale sulla Violenza Sessuale nei Conflitti.

 Tutti loro, agiscono per supportare le Nazioni Unite ed i Paesi in cui vanno ad operare, cercando di apportare il loro specifico contributo perché tali gravissimi episodi non si ripetano più e adottando le misure previste dalla risoluzione n. 2467 del 2019, che a sua volta richiama altri documenti  (tra cui la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne; la; la Raccomandazione Generale 30 per l’Eliminazione della Discriminazione sulle Donne nella Prevenzione dei Conflitti, nelle Situazioni di Conflitto e nelle Situazioni Post-conflitto; le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi Protocolli, così come la risoluzione n. 1325 del 2000).  

Ma non si tratta solo di violenza fisica: nei documenti summenzionati emerge un quadro sconcertante di ostacoli affinché le donne possano prendere parte alla vita politica e al processo di pace, accedere a posizioni apicali e dare il loro contributo nelle organizzazioni nazionali, internazionali e regionali; è quindi necessario che la sicurezza e la partecipazione femminile vadano di pari passo, essendo indissolubilmente legate, e che si decida di porre fine a questa disparità generale, rimuovendo le barriere a 360°, sul fronte politico, economico e sociale.

Da quanto detto, ne consegue che ognuno degli aspetti summenzionati (risoluzioni n. 1844 del 2008, n. 2002 del 2011, n. 2093 del 2013, n. 2060 del 2012 e n. 2444) concorra a rappresentare “una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale nella regione” ed è importante quindi che i cari attori incaricati, tra cui anche l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani condividano e diffondano le informazioni in possesso, così da provare a migliorare sensibilmente la vita della popolazione somala, e tra questa, anche e soprattutto quella delle categorie più vulnerabili.

Ultimamente…

Di recente, nel corso della conferenza stampa del 23 novembre, si è affermato che lo stallo tra il governo federale e  gli Stati federali membri sia venuto meno e che “i prossimi mesi stabiliranno il corso della Somalia per i prossimi anni” (Rappresentante Speciale del Segretario Generale e Capo

della Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Somalia-UNSOM- James Swan).

Si è anche sostenuto che le elezioni dovranno essere libere e garantire una presenza femminile di almeno il 30% dei seggi.

Si sono poi affrontate questioni relative alle misure che andranno attuate per sconfiggere il terrorismo, per rendere le donne effettive protagoniste del processo di pace (Zainab Hassan, del Somali Gender Equity Movement e del National Reconciliation Framework), e si è parlato di e risolvere la grave situazione umanitaria in cui si trova il Paese, se si vuole effettivamente avviare un cambiamento.

Successivamente, il 4 dicembre, con la nuova risoluzione n. 2554, il Consiglio di Sicurezza ha prorogato l’autorizzazione affinché gli Stati e le organizzazioni che collaborano con la Somalia contro le attività di pirateria, proseguano in tale direzione, sia formando, se del caso, la guardia costiera somala che tenendo conto, di nuovo, della vita dei civili più vulnerabili, nel corso delle loro azioni di smantellamento della pirateria lungo le coste della Somalia.   

A quanto sembra, decisioni importanti si stanno prendendo per dare stabilità alla Somalia sul lungo periodo. Ora bisognerà capire quali saranno gli sviluppi e se si riuscirà ad affrontare e a risolvere tutte le questioni che dilaniano il paese da troppo tempo.

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