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Somalia alle prese con grandi e reiterate sfide. Parte prima

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Con la risoluzione n. 2551 sulla Somalia, il Consiglio di Sicurezza ha deciso di prorogare il mandato del Panel di Esperti fino al 15 dicembre 2021, con il rinnovo della revoca parziale dell’embargo sulle armi e con l’auspicio che vengano posti dei limiti a quelle attività volte al finanziamento del terrorismo.

Con l’adozione della risoluzione n. 2551, il Consiglio di Sicurezza ha voluto porre in evidenza alcune questioni fondamentali, tra cui, primo fra tutti, l’embargo (attraverso il richiamo alla risoluzione n. 2444 del 2018, paragrafi da 1 a 8 su “Revoca dell’embargo sulle armi, del divieto di viaggio, del congelamento dei beni e delle sanzioni mirate su Eritrea”, ed alle  risoluzioni n. 733 del 1992 e n. 1425 del 2002, par.1 e 2).

In Somalia, vari sono gli attori- Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Somalia (UNSOM), Missione dell’Unione Africana in Somalia (AMISOM), organizzazioni multilivello –che cercano di aiutare le autorità somale nei loro tentativi di stabilizzazione del paese, ad esempio, ma non solo, collaborando nella repressione della pirateria e nelle rapine a mano armata in mare al largo delle coste somale e  facilitando le forniture di armi e di assistenza tecnica, sempre se destinate ad aiutare il governo somalo e non attori “concorrenziali” (risoluzione n. 2111 del 2013).

Ma come si è arrivati a questo punto?

La storia della Somalia è sempre stata costellata da instabilità, sin da quando, il 20 luglio 1961 e venne ratificata la costituzione; l’anno precedente, con la fusione del Somaliland britannico e dell’ ex Somaliland italiano, era nata la Repubblica Somala, con a capo Aden Abdullah Osman Daar come presidente e Abdirashid Ali Shermarke come primo ministro. Successivamente, dal 1969 al 1991, un colpo di Stato aveva posto a capo del Paese Siad Barre, a sua volta spodestato nel 1991 da parte di fazioni di guerra, presenti sia nel nord che nel sud del Paese.  Ciononostante, nel 1992 Barre continuò, assieme a gruppi armati a lui fedeli,  a provocare ulteriore distruzione nel sud del Paese sia in termini di carestie e uccisioni e quindi, come conseguenza di tale situazione esplosiva, l’ONU autorizzò la creazione della missione UNOSOM I.

All’UNOSOM I fece seguito, dapprima l’operazione Restore Hope, grazie alla coalizione Unified Task Force /UNITAF, guidata dagli USA, poi sostituita nel 1993 dall’operazione UNOSOM II, di nuovo terminata nel 1995, a causa dell’insicurezza ed instabilità totali presenti nel Paese. Successivamente, nel 2004 nacque il Governo federale di transizione (GFT) della Repubblica di Somalia, riconosciuto a livello internazionale e costantemente minacciato da vari gruppi terroristici, tra cui quello di Al-Shabaab, raggruppatisi con l’obiettivo di sconfiggere il governo federale e le truppe somale. 

Nel corso del 2005, venne poi creata la Missione di Sostegno alla Pace in Somalia dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo IGAD/ IGASOM, per aiutare la Somalia nell’ultimo periodo della guerra civile. L’IGASOM venne poi sostituita dalla Missione di Pace a Sostegno delle Istituzioni Federali Transitorie della Somalia /AMISOM e il cui mandato è stato prorogato fino ad ora, con l’obiettivo e l’auspicio di aiutare il Paese a raggiungere “finalmente” la tanto agognata pace e stabilità.

Tornando alla risoluzione n.2551

Vista la situazione di grave instabilità in cui versa il Paese, ormai da decenni, si auspica che il governo somalo riesca ad attuare con celerità la stabilità del paese sul piano della sicurezza e quindi del controllo, stoccaggio e gestione delle armi.

Sul fronte economico poi, si auspica altresì, che il governo somalo riesca, di concerto con la comunità internazionale e le istituzioni finanziarie, ad attuare alcune riforme e a controllare e ridurre le attività illecite, volte al riciclaggio di denaro (stop esportazioni di carbone di legna, finalizzate al finanziamento di  attività terroristiche e stop alla vendita o trasferimento diretto o indiretto di articoli per la creazione di Ordigni Esplosivi Improvvisati –IEDs-risoluzioni n.2036 del 2012 e n.2182 del 2014).

Se si riuscisse dunque a stabilizzare il fronte della sicurezza e quello economico, si potrebbe pensare di  attenuare, se non proprio di sconfiggere Al‑Shabaab’s e i gruppi affiliati al Da’esh (risoluzioni n.1373 del 2001, n. 2178 del 2014 e 2462 del 2019, documento n. S/2020/949 e n. S/2006/997).   

In tale quadro già complesso, s’inserisce altresì la problematica della diffusa corruzione presente nel Paese, che comunque il Governo Federale della Somalia (FGS) sta provando ad arginare con strumenti quali la legge anticorruzione del 21 settembre 2019 e l’istituzione della Commissione Anticorruzione, l’apporto degli Stati membri federali (FMS) e del Centro di informazione finanziaria, il tutto auspicando al contempo la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite Contro la Corruzione da parte del governo federale stesso.

Un altro argomento dibattuto riguarda la grave situazione umanitaria presente nel Paese, con strutture sanitarie allo stremo e personale spesso in pericolo, cambiamenti climatici sempre più frequenti e distruttivi, e da mesi, anche la pandemia da COVID-19, che va ad aggravare una situazione di per sé già complessa ed esacerbata, in cui, ad ogni modo, si è  registrata una proficua collaborazione tra governo federale e Panel di Esperti (questi ultimi agiscono in base ai mandati del Consiglio di Sicurezza ed hanno redatto una relazione in materia, a cui aggiungere la relazione della missione di valutazione tecnica del Segretario Generale (S/2019/616).

Già volendo considerare soltanto questi primi elementi sin qui evidenziati, si può constatare come l’instabilità somala rappresenti una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale ed internazionale.

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