A lungo i prodotti dall’etichetta made in China sono stati associati a scelte economiche, scarsa qualità e mancanza di affidabilità: Made in China 2025 è il nome del piano di sviluppo industriale con cui la Cina vuole ribaltare questo paradigma, concentrando i propri sforzi prevalentemente nel campo dell’intelligenza artificiale, verso il quale Pechino ha destinato negli ultimi cinque anni più della metà degli investimenti mondiali nel settore.
Un risultato di questo impegno in campo tecnologico può essere già osservato nel diffuso sistema di sorveglianza ad opera di telecamere presente nel paese: ad oggi ne sono attive circa duecento milioni nelle maggiori città del paese, prevalentemente appartenenti alle più grandi compagnie di videosorveglianza al mondo, Hikvision e Dahua, rendendo possibile un sistema di controllo sulle persone basato su riconoscimento facciale, body scanner e geolocalizzazione. Questo sistema nasce apparentemente con lo scopo di prevenire e ridurre la criminalità, facilitando di molto il classico lavoro delle forze dell’ordine: un video realizzato da un corrispondente della BBC nella città di Guiyang dimostra come grazie all’utilizzo delle telecamere di sicurezza siano necessari solo sette minuti affinché le autorità competenti riescano a localizzare e fermare un “sospettato”. Un altro utilizzo è quello che ne viene fatto agli incroci delle strade, quando le telecamere riprendono chi cammina fuori dalle strisce o attraversa con il rosso, lo identificano e ne mostrano nome, cognome e numero della carta d’identità su dei megaschermi, in modo tale che tutti possano sapere l’identità di chi commette un’infrazione.
La presenza sul territorio di un numero di telecamere elevato contribuisce in maniera fondamentale ad un altro progetto portato avanti dal governo di Pechino: la creazione, nell’arco dei prossimi anni, di un “Social credit system”, un sistema di credito sociale all’interno del quale a ogni cittadino venga attribuito un determinato punteggio a seconda del proprio comportamento. Per raggiungere questo risultato l’uso delle telecamere è affiancato dalla sorveglianza dei social media, dell’uso di determinate app sui dispositivi mobili e degli acquisti online – aspetti d’altronde di cui si è già a conoscenza. Un reportage del Foreign Correspondent si è occupato proprio di questo progetto sociale e ha riportato due pareri contrastanti su di esso, rappresentati dalle testimonianze di due cittadini cinesi che già ne fanno parte.

Fan DanDan è una ragazza di Pechino orgogliosa del nuovo programma: non è preoccupata all’idea che per attribuirle un punteggio sociale vengano utilizzati non solo i suoi risultati accademici, i suoi dati medici e la sua fedina penale, ma anche le informazioni circa quello che mette nel carrello della spesa e le persone che frequenta; è convinta infatti che chi non ha nulla da nascondere non abbia niente di cui preoccuparsi e che un sistema del genere, anche se non del tutto perfetto e ancora da migliorare, la renda più sicura nel proprio paese. Leo Hu è un giornalista investigativo che si è occupato durante la sua carriera di casi di corruzione all’interno del Partito ed è un esempio invece di come l’attribuzione di un punteggio basso possa essere legato ai più vari motivi, non ultimi quelli politici. L’aspetto più rilevante di tutto questo è che il sistema prevede “premi” e “punizioni”: mentre l’alto punteggio di Fan DanDan le assicura alcuni vantaggi, come l’esenzione dal pagamento di un deposito quando decide di affittare una macchina o di prenotare la stanza di un albergo, il punteggio basso di Leo Hu limita la sua possibilità di viaggiare, restringendo la sua abilità di prenotare un posto su aerei o su treni ad alta velocità, e lo isola dagli amici, che teme possano subire lo stesso destino.
L’obiettivo di questo grande piano legato all’utilizzo delle telecamere e delle nuove tecnologie è quello di realizzare un sistema di grandezza nazionale, descritto come il più sofisticato sistema di sorveglianza al mondo, coinvolgendo circa 1.4 miliardi di persone; ma anche se questo risultato sembra necessitare ancora tempo e sforzi le sue conseguenze non tardano a farsi attendere: nel momento in cui i cittadini non sono pienamente consapevoli di quale sia il livello di accuratezza di tale sistema tenderanno probabilmente in ogni caso a comportarsi seguendo nel migliore modo le regole, per paura di subire potenziali ripercussioni.
Ma proprio qui nascono le domande: in una società come quella cinese, dove casi di censura, discriminazione e persecuzione non mancano, a cosa può portare un sistema di questo tipo? Se da una parte è comprensibile il punto di vista di chi la pensa come Fan DanDan, dall’altra cosa previene che lo sguardo costante delle telecamere non diventi uno strumento di controllo e di oppressione delle minoranze etniche e religiose, come quella degli Uiguri dello Xinjiang, o degli oppositori politici? Con la realizzazione del sistema sociale di credito cosa può assicurare ai semplici cittadini che comportamenti quotidiani ed espressione della propria libertà personale, come quello di comprare alcool al supermercato o di pubblicare le proprie idee sui media, non vengano etichettati come atti pericolosi in grado di causare conseguenze sproporzionate?