Nell’Epifania del 2022, Australia e Giappone hanno firmato un Accordo di Accesso Reciproco volto a facilitare i rapporti e gli scambi militari tra i due. Sebbene non si possa formalmente definire un’alleanza, di certo rientra nell’elenco di iniziative che Tokyo ha posto in essere nell’ultimo decennio in ottica securitaria in parallelo rispetto al legame esistente con Washington. La firma è avvenuta poco più di anno dopo la sigla dell’accordo logistico tra Giappone e India. Che la NATO asiatica stia progressivamente diventando una possibilità concreta?
Cos’è l’Accordo di Accesso Reciproco e cosa comporta?
L’Accordo di Accesso Reciproco (AAR) tra Giappone e Australia va essenzialmente a semplificare le procedure previste per il reciproco scambio di forze militari, definendo lo status legale del personale in visita, inclusa la giurisdizione da applicare. In base a quanto concordato, i due paesi manterranno giurisdizione sulle proprie truppe, garantendo però al paese ospitante la possibilità di esercitare la propria giurisdizione nel caso in cui il personale in visita commetta reati quando fuori servizio. Il raggiungimento di un simile accordo è il risultato di una lunga serie di trattative cominciate nel 2014 e confermate nel 2020 sotto la leadership di Suga. Fino ad ora, ad ostacolare la conclusione del patto erano i disaccordi riguardo al sistema penale giapponese che ancora prevede la pena di morte. Vista la crescente influenza politica, economica e militare di Pechino nell’Indo-Pacifico, tuttavia, tali disaccordi sembrano essere stati parzialmente accantonati.
Di per sé, la definizione di simili procedure non è da considerarsi una novità. Sia Giappone che Australia hanno già simili accordi (lo Status of Forces Agreement) con il comune alleato, gli Stati Uniti. Tali accordi sono fondamentali per garantire che la cooperazione militare tra i partner proceda in maniera agevole e senza frizioni. A rendere un simile accordo decisivo, è però il fatto che l’Australia è l’unico paese, ad eccezione degli Stati Uniti con cui Tokyo mantiene simili procedure. L’accordo faciliterà pertanto il dispiegamento più veloce di truppe giapponesi e australiane in suolo reciproco, rafforzando l’interoperabilità delle forze e semplificando la logistica delle esercitazioni ed operazioni congiunte, incluso il trasporto di armi ed equipaggiamenti. Ciò sembra suggerire una sempre più progressiva formalizzazione della partnership strategica tra Tokyo e Canberra.
Si rafforza la quasi alleanza
Che i legami tra i due paesi dell’Indo-Pacifico in campo di difesa e sicurezza siano sempre più stretti non è però una sorpresa. Il rafforzamento di quella che è spesso definita una “quasi alleanza” ha avuto inizio nel 2007 con la firma della Dichiarazione Congiunta sulla Cooperazione di Sicurezza, una dichiarazione che pose le basi per la collaborazione tra i due partner e che Kishida e Morrison mirano ad aggiornare da qui in avanti. Successivamente, nel 2010, Tokyo e Canberra firmarono l’Accordo di acquisizione e di assistenza incrociata (aggiornato nel 2013 e 2017), un documento che definiva le procedure per la fornitura di rifornimenti e supporto logistico (simile all’accordo raggiunto con Nuova Delhi nel 2020). Nel 2013, è stata invece la volta dell’Accordo sulla sicurezza delle informazioni.
Questa sempre più stretta vicinanza tra i due paesi, li spinse nel 2014, ad elevare le proprie relazioni a livello di Partnership Strategica Speciale. Nello stesso anno, venne firmato un accordo per il trasferimento di equipaggiamenti e tecnologie di difesa, la cui realizzazione consentì a due importanti imprese del settore difensivo nipponico di partecipare alla gara d’appalto per la fornitura di sottomarini alla Royal Navy australiana, appalto vinto successivamente da Parigi. Nel 2016, inoltre, i due paesi concordarono una Strategia comune per la Cooperazione nel Pacifico. In linea con questi sviluppi, lo scorso anno, una nave delle Forze di Autodifesa giapponesi ha scortato, per la prima volta, una fregata australiana durante le esercitazioni congiunte al largo dello Shikoku.
La sovrapposizione tra AAR e Dialogo Quadrilaterale
L’accordo tra Giappone e Australia va ad integrare l’esistente rete di partnerships tra like-minded partners nella regione, ed ha quindi implicazioni di più ampio respiro. Le relazioni tra Tokyo e Canberra si vanno infatti ad intrecciare al Quad, di cui fanno parte anche Washington e Nuova Deli. Il Quad si è consolidato attraverso un processo lungo quasi due decenni, processo che, come ricorda il Prof. Giulio Pugliese in un’intervista concessa a Geopolitica.info, non ha seguito un percorso lineare, ma è stato più volte influenzato dai mutamenti istituzionali soprattutto americani e nipponici. Inoltre, il professore pone l’accento anche sul fatto che il Quad, come strumento della strategia nipponico-americana FOIP, rappresenta un unicum nella storia delle relazioni internazionali, in quanto gli Stati Uniti, per la prima volta, hanno assimilato una strategia elaborata da un Paese asiatico.
Nato come una serie di dialoghi informali relativi al coordinamento navale nella regione, nel periodo successivo alla crisi pandemica il Quad è diventato un organismo di coordinamento informale a 360°, dalla distribuzione dei vaccini, alla creazione di una supply chain tecnologica (principalmente terre rare e microchip) all’infuori della sfera di influenza di Pechino. L’allargamento dell’agenda del Dialogo è stato riconfermato nell’incontro online tra Biden e Kishida, i quali si sono assunti l’impegno di rafforzare i legami economici per un Indo-Pacifico libero e aperto, legami finalizzati al respingimento dell’assertività cinese nella regione.
AUKUS, ASEAN e Corea del Sud
Al di là del Quad, le questioni securitarie della regione hanno suscitato l’interesse di vari attori anche extra-regionali. Attualmente, solo il Regno Unito rappresenta un agente esterno coinvolto direttamente, nella forma di accordi tra Stati, sebbene sia la Francia che la Germania abbiano già inserito l’Indo-Pacifico all’interno dei propri documenti strategici. Lo Stato inglese, infatti, a settembre 2021 ha rilasciato una dichiarazione congiunta insieme all’Australia e agli Stati Uniti volta alla creazione di una “partnership trilaterale difensiva rafforzata”, denominata AUKUS. Il primo atto di questa quasi-alleanza è stato quello di sostenere l’acquisizione di sottomarini navali per la marina australiana, acquisizione che in realtà è costata le ire dell’Eliseo, dal momento che l’Australia ha, in questo modo, reso nullo il trattato firmato nel 2016 tra i due Stati.
Un articolo del mese di settembre 2021 del The Diplomat asserisce che l’AUKUS rappresenti la dimostrazione di come l’ASEAN stia molto difficilmente mantenendo l’ordine nella regione; tuttavia, i leader del patto trilaterale hanno rilasciato, successivamente alla dichiarazione congiunta di formazione del patto, un’altra nella quale rimarcavano la centralità dell’associazione del sudest asiatico nel mantenimento dell’ordine regionale, ma soprattutto si impegnavano a supportarla in questo arduo compito. Inoltre, lo stesso articolo riportava come non tutti i Paesi dell’Associazione salutassero la nascita dell’AUKUS allo stesso modo.
L’ASEAN rappresenta un’importante piattaforma multilaterale nell’Indo-Pacifico: le prime visite dell’ex Primo Ministro Yoshihide Suga sono state proprio nei Paesi dell’associazione, durante le quali ha sottolineato come la FOIP convergesse con il “ASEAN Outlook on the Indo-Pacific”; inoltre, la RCEP, l’Area di Libero Scambio che vede coinvolta ASEAN, Australia, Cina, Corea del Sud, Giappone e Nuova Zelanda, viene decantata come la vittoria dell’”ASEAN way”, sebbene il Prof. Gabusi ci ricorda, nella sua intervista a Geopolitica.info, come questo accordo presenti delle limitazioni da tenere in considerazione. Tuttavia, l’”ASEAN way”, se da una parte sembra essere funzionale per quel che concerne l’integrazione economica e commerciale, dal punto di vista securitario non ha portato i frutti sperati.
Per quel che concerne la Repubblica di Corea, infine, è stata presa in considerazione la possibilità che si unisse ai quattro Paesi del Dialogo nella forma di Quad+1, ma Seul ha rifiutato categoricamente l’ipotesi durante l’amministrazione Moon. Però, il Paese del Calmo Mattino ha firmato, il 13 dicembre 2021, un accordo dal valore di 930$ per la costruzione di una fabbrica di obici nello Stato australiano di Victoria; inoltre, si sono impegnati a stabilire uno scambio stabile di materie prime tra le due nazioni, tra cui litio, cobalto e terre rare. Se da una parte questo gesto necessariamente non può essere letto come una promessa di intenti da parte del Paese del Calmo Mattino, dall’altra certamente è coerente sia con l’apertura di una sussidiaria dell’Hanwa Group in Australia nel 2019, sia le dichiarazioni bipartisan sempre più frequenti dei candidati alla Casa Blu nelle elezioni di marzo verso un maggior sforzo securitario della Repubblica sudcoreana nella regione.
L’evoluzione dell’impalcatura securitaria
In conclusione, l’Accordo di Accesso Reciproco è quindi soltanto il più recente tassello di quella che è una partnership dai legami sempre più stretti e dagli scopi e raggio d’azione sempre più estesi. La firma dell’Accordo è di notevole importanza: a livello bilaterale, l’accordo va ad aggiungersi alla più ampia impalcatura legale e strategica volta a rafforzare la cooperazione tra i due partner, minimizzando il rischio di potenziali frizioni; in secondo luogo, il patto è stato concepito come un modello su cui fondare la cooperazione con ulteriori partner.
In particolare, il Primo Ministro giapponese Kishida sta già pensando a simili accordi con Francia e Regno Unito; il secondo, come abbiamo visto, attraverso l’AUKUS mira a diventare un attore importante nella sicurezza della regione, mentre il primo, sebbene abbia visto sfumare l’accordo con l’Australia, ha inserito l’area all’interno del proprio documento programmatico di difesa, cosa che in Europa è stata fatta solamente dalla Germania.
A livello regionale, invece, l’accordo va a segnalare il sempre più acceso interesse da parte degli attori regionali a istituire e consolidare un network di istituzioni e partnership nell’Indo-Pacifico volti a garantire la sicurezza regionale attraverso forme di cooperazione che vanno oltre ai soli rapporti con Washington. Come discusso nella sezione precedente, gli attori coinvolti nell’impalcatura securitaria della regione stanno allacciando relazioni sempre più strette.
Sebbene sia da escludersi, attualmente, la formazione di un’organizzazione analoga alla NATO nell’Indo-Pacifico, di certo questi Stati sentono la necessità di affinare gli strumenti difensivi che possano metterli al sicuro da una minaccia percepita in prossimità. È proprio in questo contesto che possiamo meglio comprendere le vaste implicazioni dell’Accordo di Accesso Reciproco per la regione.