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TematicheItalia ed EuropaSFLMI ‘21: il posto dell’Italia nel mondo

SFLMI ‘21: il posto dell’Italia nel mondo

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Si è conclusa il 10 marzo l’edizione 2021 di Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry, l’iniziativa che da cinque anni è dedicata all’incontro tra il mondo della logistica, delle spedizioni, dei trasporti, ed il mondo dell’economia produttiva italiana. 100.000 utenti raggiunti ed oltre 4.000 partecipanti in live streaming alle 12 sessioni animate da 120 relatori in presenza e da remoto, sostenuta da 76 realtà tra sponsor e partner, con l’obiettivo di approfondire i temi più caldi dell’economia italiana guardandola attraverso la lente del «supremo abilitatore» del funzionamento della stessa: il combinato di shipping, spedizioni e trasporti.

Se il XXI secolo sarà il secolo della logistica è opportuno per l’Italia prepararsi a ricoprire un ruolo e soprattutto ad assumere la postura più idonea ad assicurarle il perseguimento dei suoi interessi strategici. Queste ed altre considerazioni sono emerse nelle tre giornate di Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry dedicata alla logistica ed all’industria e che anche quest’anno ha visto i suoi autorevoli partecipanti approfondire tanti argomenti e sviluppare ragionamenti utili a sfruttare nel migliore dei modi, la posizione che la geografia ha assegnato al nostro Paese.

Nel Mediterraneo sempre più inquieto e territorializzato l’Italia in dieci anni ha visto una crescita del PIL di appena due punti percentuali e, come osservato opportunamente da Ennio Cascetta (Università degli studi di Napoli Federico II), se non è precipitata nella stagnazione è stato per merito dell’evoluzione dell’economia nella direzione di una maggiore internazionalizzazione.

La tenuta economica, garantita dall’export, pone comunque una serie di questioni legate al ruolo dei porti e della logistica, i cui obiettivi allo stato attuale non sono determinati da vettori nazionali. Nella geografia delle connessioni le guerre del futuro tratteggiate da Massimo Marciani (Presidente Freight Leaders Council),si giocheranno inevitabilmente sul terreno delle supply chain e sull’attrazione dei capitali, provocando una competizione orizzontale fra aree economiche e lungo quelle infrastrutture connettive in grado di intercettarne le eccellenze.

L’Italia, pur dimenticandosi spesso di essere una penisola, dovrà per tali ragioni fondare la sua prosperità sulla capacità logistica e metabolizzando il concetto che la globalizzazione avviene in alcuni snodi strategici, non potrà trattare superficialmente il tema della stabilità dello Stretto di Sicilia, tentando di recuperare altresì il poco invidiabile piazzamento (ventesimo posto) nella classifica del Liner Shipping Connectivity Index, l’indice che rileva il livello di connessione dei paesi alle reti di spedizione globali.

Sfruttando la transizione energetica e la digitalizzazione-automazione delle navi e dei terminal, come auspicato da Massimo De Andreis (Direttore Generale SRM), potremmo recuperare quel ruolo di ponte nel Mediterraneo che naturalmente ci definisce.

Una logistica forte permetterebbe anche di attrarre quegli investimenti di altissimo livello tecnologico in grado di colmare il divario del Belpaese con altri vicini europei che nel settore, hanno provveduto al momento opportuno, ovvero negli anni novanta del secolo scorso, a creare dei campioni nazionali in grado di competere nell’epoca del gigantismo e delle alleanze imprenditoriali; in tal senso anche Zeno D’Agostino (Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale) prendendo atto del dimensionamento del settore industriale logistico italiano, reputa subordinato qualsiasi ragionamento economico che non tenga conto di questo aspetto per raggiungere determinati obiettivi, che impongono di dotarsi di una seria amministrazione pubblica dell’economia in una visione geopolitica di lungo periodo. Senza politica industriale infatti, non esiste quella logistica.

In una simile prospettiva anche i porti dovranno essere ripensati come il perno di una strategia più ampia che non li veda più solamente come hub trasportistici ma come luoghi di sviluppo di una serie di attività che ci permetterebbero di ricoprire un ruolo importante nel Mediterraneo. Proprio per dare concretezza al disegno strategico previsto nel Recovery Plan occorrerà quindi intervenire in maniera efficace nella filiera logistica, agendo sui collegamenti tra porti e rete ferroviaria, concentrandosi su quegli aspetti legati alla digitalizzazione che permetteranno di superare gli ostacoli alla effettiva realizzazione delle Zone Economiche Speciali, come rilevato da Maurizio D’Amico (Presidente FEMOZA).

La consapevolezza che la logistica e con essa i trasporti marittimi, abbiano garantito in questo anno segnato dalla pandemia  il trasporto delle merci in tutto il Paese, assicurando tranquillità ai cittadini ed alle imprese già angosciati dalla paura del contagio, appare vieppiù aumentata dalla necessità di efficientamento del nostro sistema e dei nostri corridoi logistici che, come brillantemente sottolineato dal rapporto SRM-Contship presentato da Alessandro Panaro (Capo del dipartimento maritime & energy SRM), saranno un altro argomento chiave per definire strategie che rendano sostenibili e digitalizzate le nostre catene convincendoci che lo shipping, come ampiamente dimostrato in questi tempi eccezionali, oltre ad essere il vettore internazionale di trasporto più efficiente ed economico, sarà al centro della ripresa economica sia in mare che a terra.

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