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La Serbia tra Europa e Russia: intervista al segretario nazionale del SNP, Jovan Palalic

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Strangolata come e più di tutti gli altri Paesi dell’area balcanica dall’emergenza profughi, la Serbia vive una fase della sua storia nazionale complicata e piena di contraddizioni. Sebbene non abbia mai rinnegato la sua secolare amicizia con Mosca, come prova la mancata adesione al regime di sanzioni imposto alla Russia dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea a causa della crisi ucraina, il suo attuale governo, guidato da Aleksandar Vucic continua, con tenacia, a perseguire una politica di avvicinamento all’Occidente. Appena dieci giorni fa il premier serbo ha svolto una visita ufficiale di tre giorni negli Usa, dove ha incontrato il ministro degli esteri Kerry e il vicepresidente Biden, al termine della quale ha diffuso comunicati stampa entusiastici circa le opportunità di futuri sviluppi nella cooperazione con Washington.

Nel frattempo continua ad affermare che la stella polare di Belgrado in politica estera è l’ingresso a pieno titolo nella Ue, senza escludere, in futuro, una possibile adesione del suo paese nella Nato, proprio quell’alleanza militare che nel 1998 sottopose la capitale serba a circa due mesi di bombardamenti. Eppure, appena un anno fa, in una storica parata militare per commemorare la vittoria della guerra di liberazione dai tedeschi, le truppe serbe sfilavano dinanzi ad una folla in delirio per l’ospite d’onore ed unico oratore Vladimir Putin.

In uno scenario così complesso ed ambiguo, lo stesso quadro politico serbo risulta alquanto frastagliato. In particolare l’area di centrodestra, di cui fa parte lo stesso Partito Progressista Serbo del premier Vucic. E’ lì che si colloca anche il DSS, il Partito Democratico di Serbia dell’ex primo ministro Vojislav Koštunica, uscito con le ossa rotte dall’ultima competizione elettorale dello scorso anno, oltre ad una pletora di partiti più o meno piccoli. Ed è nel centrodestra che è andato a collocarsi il nuovo Partito Popolare Serbo (SNP), nato da una scissione del DSS e presieduto dall’ex vicepresidente dell’Assemblea Nazionale della Repubblica Serba, Nenad Popovic.

La cifra del nuovo partito è costituita dal rapporto privilegiato con Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, che esso può vantare grazie ai solidi rapporti del suo presidente, un imprenditore molto ben inserito negli ambienti moscoviti. Non a caso, dopo il recentissimo viaggio in Crimea di Silvio Berlusconi, il più stretto collaboratore di Popovic, il segretario nazionale del SNP, Jovan Palalic, è stato la scorsa settimana in Italia per una serie di incontri con alcuni esponenti del centrodestra.

Palalic ha 44 anni ed è stato parlamentare per ben 11 anni (4 legislature) ed un alto dirigente del DSS. Dopo il naufragio del partito di Kostunica nelle elezioni del 2014, si è lanciato con grande entusiasmo in questa nuova avventura: “il Partito Popolare Serbo – racconta – è una formazione politica nazional-democratica. Abbiamo un orientamento moderato, ma siamo convinti che l’ingresso nell’Unione Europea sia contrario agli interessi economici Serbi, quindi ci poniamo all’opposizione rispetto all’attuale governo Vucic”.

Chi ha incontrato qui a Roma in questi giorni?

Ho avuto dei colloqui molto fruttuosi con Benedetti Valentini e Michaela Biancofiore di Forza Italia e con l’on. Giancarlo Giorgetti della Lega. L’Italia è storicamente un partner strategico molto importante per la Serbia e per il nostro partito è fondamentale stringere rapporti con le organizzazioni politiche nostre omologhe italiane. Peraltro, oltre all’appartenenza alla medesima area politica, ciò che ci unisce a Forza Italia e alla Lega è anche la vicinanza alla politica del presidente russo Putin.

Qual è la consistenza del nuovo Partito Popolare Serbo?

E’ presto per dirlo. I nostri quadri dirigenti provengono dal Partito Democratico di Serbia dell’ex presidente Kostunica, che però alle ultime elezioni non ha superato la soglia di sbarramento e non ha conseguito rappresentanza parlamentare. Tuttavia un deputato dell’Assemblea Nazionale ha aderito al SNP e oramai siamo presenti con nostre strutture su quasi tutto il territorio nazionale. Alle prossime elezioni amministrative che si terranno l’anno prossimo verificheremo la nostra consistenza. I sondaggi, comunque, ci premiano e contiamo di collocarci ampiamente sopra la soglia di sbarramento (5% n.d.r.)

A quali soggetti sociali intendete rivolgervi per rappresentarli?

La nostra base sociale è costituita soprattutto da piccoli e medi imprenditori, soprattutto agricoli, che sono in grave sofferenza, in questa fase, anche e soprattutto a causa dei vincoli che l’Europa ci ha imposto per avviare il processo di adesione. Il nostro blocco sociale di riferimento è la “Serbia profonda”, la grande massa dei nostri concittadini che lavora e produce, ama la propria Patria, vuole conservare i nostri valori nazionali e religiosi e non viene tutelata dagli attuali partiti principali.

E’ per questo che siete euroscettici?

Noi non abbiamo posizioni pregiudiziali verso Bruxelles, ma la nostra stella polare è l’interesse nazionale serbo. Noi diciamo: mettiamo sul piatto della bilancia i pro e i contro del nostro ingresso nell’Unione Europea e i contro sono molti!

Cioè?

Innanzitutto non sappiamo dove sta andando l’Europa. La crisi dell’Euro e l’emergenza immigrati ci mostrano un Unione Europea divisa, lacerata da interessi contrapposti, senza una linea comune: cosa ne sarà delle istituzioni comunitarie? Aderire in questo momento sarebbe un salto nel buio. Tra l’altro noi abbiamo il dovere di difendere i nostri agricoltori, che subirebbero una forte concorrenza dagli altri produttori mediterranei in caso di adesione. Soprattutto, riteniamo deleterio per la nostra economia nazionale rinunciare all’accordo di libero scambio commerciale che attualmente abbiamo con Mosca.

Solo questo?

Ci sono altre questioni sul tappeto collegate al nostro ingresso nell’UE. Ad esempio la nostra affiliazione alla NATO. Il Partito Popolare Serbo è assolutamente contrario, come la stragrande maggioranza dei cittadini serbi. La Nato è l’organizzazione militare che meno di vent’anni fa ci ha aggredito e bombardato e ci ha costretto a rinunciare al Kosovo, che per noi è parte integrante della Serbia.

Non è una politica estera facile da sostenere. D’altra parte la diplomazia di Belgrado già oggi si muove tra mille equilibrismi…

E noi, per l’appunto, vogliamo una politica estera equilibrata per il nostro paese. La Russia è da sempre il nostro principale alleato, ma vogliamo collaborare strettamente con alcuni paesi dell’Europa Occidentale. Questo però non nel quadro di un’adesione all’UE, ma tramite accordi bilaterali con l’Italia, la Germania e la Francia, ad esempio.

Attualmente però la Serbia ha firmato una serie di accordi con le istituzioni di Bruxelles, su alcuni programmi comunitari e sulla libera circolazione delle persone, ad esempio… Volete che il vostro paese rinuncia anche a questi?

No, se possibile…

Se possibile…

E’ troppo chiedere che la nostra eventuale adesione sia sottoposta ad un referendum? E’ troppo richiedere che il popolo sia democraticamente consultato? Il SNP non è contro l’Europa, ma contro questa Unione Europea, che, tra l’altro, non ha sempre un atteggiamento amichevole nei nostri confronti, anzi…

A cosa allude?

Resto sull’attualità. In queste settimane di emergenza immigrati, Croazia e Ungheria hanno chiuso le frontiere con la Serbia, interrompendo unilateralmente i trattati di libera circolazione, non solo per i profughi, ma anche per i cittadini serbi. Nel frattempo il nostro paese è al collasso per la presenza di migliaia di stranieri che noi abbiamo accolto, ma che non vogliono rimanere sul nostro territorio. Inoltre nei prossimi giorni attendiamo una nuova grande ondata di immigrati dalla Macedonia e dalla Grecia. Secondo il Partito Popolare Serbo l’unica soluzione per difenderci e difendere la legalità è costruire un muro al confine con la Macedonia, come stanno facendo gli altri paesi e derogando dalle disposizioni che ci ha imposto Bruxelles.

Ma il Partito Popolare Serbo vuole aderire al Partito Popolare Europeo?

A noi farebbe piacere, ma bisogna vedere se accettano i partiti euroscettici.

Come sono i vostri rapporti con il Front National?

Noi parliamo con tutti e certo con il movimento di Marine Le Pen condividiamo il forte euroscetticismo. A Belgrado ho avuto un lungo colloquio con il parlamentare europeo del Front Aymeric Chauprade.

Ma era proprio necessario un nuovo partito di centrodestra in Serbia?

Si. A Belgrado c’è bisogno di un partito che difenda i nostri interessi nazionali, ma senza estremismo. Un partito al tempo stesso moderno, che porti a compimento il processo di rinnovamento della nostra economia, ma tradizionale, vicino alla fede ortodossa, all’anima profonda del nostro popolo. E’ anche per questo che crediamo sia fondamentale per noi preservare il nostro privilegiato rapporto con la Russia, con la quale siamo uniti dall’antico senso di fratellanza slava ed ortodossa.

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