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Saudi Vision 2030: NEOM e la rivoluzione green dell’Arabia Saudita

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Cinque anni fa, l’erede al trono saudita, Muhammad bin Salman, ha svelato la Saudi Vision 2030, un ambizioso piano strategico finalizzato a trasformare l’economia saudita e ridurre la dipendenza dal settore petrolifero. Tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2030, l’Arabia Saudita – uno dei più grandi produttori di petrolio al mondo – punta ad aumentare le entrate pubbliche non petrolifere da 163 miliardi di riyal (circa 36 miliardi di euro) a 1000 miliardi di riyal (circa 223 miliardi di euro). La sostenibilità ambientale assume dunque un ruolo fondamentale nel progetto, al centro del quale si pone NEOM, la cosiddetta città del futuro. NEOM non è una semplice smart city ma un avanzato hub industriale, commerciale e residenziale totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico.

NEOM, la città del futuro
NEOM, il più costoso e ambizioso progetto promosso da Mohammed bin Salman, viene annunciato il 24 ottobre 2017 in occasione della conferenza “Future Investment Initiative”. Il Principe saudita, nel ruolo di Presidente del Fondo d’Investimento Pubblico (PIF) e del Consiglio di amministrazione della società NEOM, descrive la città come “meta dei sognatori del futuro”, dove il benessere del singolo e della collettività incontrano l’innovazione, la tecnologia e la sostenibilità ambientale. NEOM si presenta come “acceleratore dello sviluppo umano”, un luogo adatto a coloro i quali desiderano creare un mondo nuovo e migliore, una nuova civiltà progressista ed avanzata. Il concetto dell’innovazione trova spazio già nel nome che significa letteralmente “nuovo futuro”. La parola NEOM, infatti, si compone di due parti: la prima, formata dalle prime tre lettere, rimanda al prefisso greco neo, che significa “nuovo”. La seconda parte, invece è costituita dalla lettera “m”, l’iniziale della parola araba Mustaqbal (مستقبل) che significa “futuro”.

Neom si propone come modello di vivibilità che mette in armonia le persone e il pianeta. Joseph Bradley, Responsabile della tecnologia e del digitale, descrive così il progetto: “NEOM non riguarda la costruzione di una città intelligente, ma la costruzione della prima città cognitiva, in cui la tecnologia di livello mondiale è alimentata da dati e intelligenza [artificiale] per interagire perfettamente con la sua popolazione.” La megacity futuristica si estenderà nella regione Nord-occidentale dell’Arabia Saudita su un’area di 26.500 chilometri quadrati. Il progetto, per ora in fase preliminare, interesserà la provincia di Tabuk, una regione pressoché desertica e scarsamente popolata situata tra il Mar Rosso e il Golfo di Aqaba. La città-stato del futuro, che ha un costo stimato di circa 500 miliardi di dollari, attirerà ingenti investimenti domestici ed esteri e consentirà al Regno di prosperare, limitando la sua dipendenza dal settore petrolifero.

Fonte: Al Araby, The New Arab

Lo scorso 10 gennaio, Muhammad bin Salman ha presentato un altro faraonico progetto urbanistico che completerà NEOM: la città The Line. Il giovane erede al trono ha garantito che la città non avrà automobili, né strade e non produrrà emissioni di carbonio. Essa sarà distribuita su tre livelli: la superficie sarà destinata ai pedoni, mentre i due strati sotterranei verranno utilizzati per il trasporto e le infrastrutture. Scuole, negozi e altri luoghi d’interesse saranno tutti raggiungibili in 15 minuti a piedi. The Line preserverà il 95 percento del panorama naturalistico della regione e si estenderà per 170 chilometri su una linea retta. La città sarà situata al centro di NEOM e collegherà la costa del Mar Rosso con le montagne del Nord-Ovest dell’Arabia Saudita. Come riferito nel sito ufficiale, questo luogo sarà “il crocevia del mondo”. Questa posizione permetterà a oltre il 40 percento della popolazione mondiale di raggiungere NEOM in meno di quattro ore di volo.

Saudi Green e Middle East Green: le iniziative a salvaguardia del pianeta
L’inquinamento atmosferico da gas serra e la desertificazione pongono l’Arabia Saudita e il Medio Oriente dinanzi a molte sfide. Si stima che l’aspettativa di vita media saudita sia diminuita di 1,5 anni per motivi legati all’inquinamento. Ad ora, la quota di energia rinnovabile prodotta in Medio Oriente non supera il 7%. Per questo motivo il Regno saudita si sta proponendo come leader della lotta al cambiamento climatico. “Le iniziative Saudi Green e Middle East Green sono solo l’inizio. Il Regno, la regione e il mondo devono andare molto più lontano e più velocemente nella lotta ai cambiamenti climatici. Iniziare questo viaggio verso un futuro più verde non è stato facile, ma non stiamo evitando scelte difficili. Rifiutiamo la falsa scelta tra preservare l’economia e proteggere l’ambiente”. Con queste parole, lo scorso marzo, Muhammad bin Salman ha lanciato due iniziative a promozione della sostenibilità ambientale, le iniziative Saudi Green e Middle East Green.

Gli obiettivi principali sono: 

1. la riduzione del 60 percento delle emissioni di carbonio nella regione;

2. la piantumazione di 50 miliardi di alberi, di cui 10 miliardi all’interno del Regno.

Queste iniziative consentirebbero di rinvigorire milioni di ettari di terreno deteriorato, preservare gli ambienti marini e costieri, aumentare la percentuale di riserve naturali e terreni protetti, migliorare la regolamentazione della produzione di petrolio, accelerare la transizione verso l’energia pulita e aumentare la quantità di energia generata dalle rinnovabili. La Saudi Green Initiative e la Middle East Green Initiative potrebbero dunque segnare una nuova era nel ruolo dell’Arabia Saudita nel promuovere soluzioni ecologiche a livello locale e nella collaborazione a livello globale e regionale per raggiungere gli SDGs, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite. La Saudi Green Initiative è un’iniziativa nazionale che mira a migliorare la qualità della vita e a proteggere le generazioni future aumentando la dipendenza dall’energia rinnovabili e compensando l’impatto dei combustibili fossili, così da proteggere l’ambiente. Il Regno si propone di aumentare la quota di energia pulita nella produzione energetica nell’Arabia Saudita dallo 0,3% al 50% entro il 2030.  La Middle East Initiative è invece è un’iniziativa più ampia che si propone di coinvolgere i paesi dell’intera regione mediorientale (e oltre) in progetti come il lancio del più grande piano di rimboschimento del mondo, che mira a coltivare 50 miliardi di alberi. Questo progetto ripristinerà un’area equivalente a 200 milioni di ettari di terreno degradato, che rappresentano il 5 per cento dell’obiettivo globale di piantare mille miliardi di alberi e ridurre i livelli globali di carbonio del 2,5 percento. Finora, i paesi che hanno aderito al programma sono Qatar, Kuwait, Bahrein, Gibuti, Egitto, Eritrea, Iraq, Giordania, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Maldive e Regno Unito. Anche le Nazioni Unite e l’OPEC hanno accolto con favore l’iniziativa.

In conclusione, abbiamo dimostrato che la sostenibilità ambientale rappresenta uno degli aspetti più importanti della Vision 2030. La volontà saudita di affermarsi come attore internazionale, dunque, si manifesta anche nell’assumere il ruolo di leader nella protezione del pianeta e nell’innovazione. Da un’altra prospettiva, la sostenibilità potrebbe essere interpretata come vera e propria scelta politica. Si potrebbe parlare di diplomazia ambientale o di sostenibilità come strumento di soft power. Va detto che questi mega-progetti presentano alcune criticità. La prima è che l’ambizione di Bin Salman potrebbe richiedere delle tempistiche di realizzazione più lunghe di quelle previste. Un altro aspetto sul quale diversi analisti stanno ponendo l’attenzione è il controllo – sotto forma di raccolta di dati – al quale saranno sottoposti gli abitanti delle future città “intelligenti” che nasceranno nel mondo. Tuttavia, seppure questi progetti non riuscissero a venire alla luce in tempi rapidi, bisogna riconoscere loro il merito di aver mostrato una nuova visione della vita urbana.

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