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Il Salone di Zhuhai 2022 svela alcune innovazioni per l’Esercito Popolare di Liberazione

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Il processo di rafforzamento e di modernizzazione delle Forze Armate Cinesi è considerato un obiettivo strategico, cruciale per il compimento del processo di “Rinascita della Nazione Cinese”. Gli obiettivi fissati dal Partito prevedono che entro la metà del secolo l’Esercito Popolare di Liberazione diventi una “word-class military”, una forza armata di classe mondiale, che si mostri capace di difendere gli interessi strategici cinesi ovunque nel mondo. Il Salone di Zhuhai, che si tiene ogni due anni, permette di toccare con mano e di comprendere alcune delle caratteristiche di questo grande processo di irrobustimento. 

Nuovi missili

Tra le molteplici piattaforme presentate nel corso dell’edizione di quest’anno del salone di Zhuhai figurano alcuni interessanti sistemi di nuova concezione, specialmente per quanto concerne il comparto missilistico degli UAV. Nel dettaglio, risulta particolarmente significativo un nuovo missile balistico antinave aviolanciato (ALBM), concepito per essere utilizzato dal bombardiere H-6K. Denominato non ufficialmente come D-21 (sul corpo del missile è riportata la sigla 2PZD-21), l’agenzia Janes sottolinea come questo sistema risulti avere delle similarità con il russo Kh-47M2 Kinzhal, nonostante tra i due vi siano comunque alcune differenze, specialmente per quanto riguarda la nose section e le superfici di controllo. Ci sono poi notevoli punti di similarità con il missile CM-401, vettore antinave cinese già mostrato in occasione dell’edizione 2018 della mostra di Zhuhai, che però non risulta essere un sistema d’arma air-launched, ma lanciabile unicamente da batterie costiere (o da unità navali). Tuttavia, sono visibili alcune differenze: se il corpo dei due missili risulta a prima vista molto similare, anche nella disposizione degli organi di controllo aerodinamico, la parte frontale del CM-401 appare leggermente diversa. Riprendendo le osservazioni di Janes, è possibile che questa differenza sia indice dell’implementazione di due sistemi di guida diversi. Risulterebbe plausibile anche la conclusione paventata da Andreas Rupprecht, giornalista specializzatosi sulle forze aeree cinesi e sulla loro modernizzazione, secondo cui il nuovo sistema d’arma 2PZD-21 sia in realtà una diversa versione del
CM-401, più sofisticata e pensata non per essere lanciata da sistemi terrestri ma, appunto, adattata all’utilizzo aeronautico. In effetti, il sistema 2PZD-21 potrebbe essere una variante aviolanciata del vettore YJ-21, missile balistico anti-nave già testato da un DDG Type 055.

Sempre per quanto riguarda i sistemi d’arma aviolanciati, vi sono altri due vettori ad avere destato particolare interesse. Si tratta delle munizioni AKF98A ed AKF088C. Per quanto riguarda la prima, sembra essere una piattaforma simile ai sistemi AGM-158 JASSM e Storm Shadow. Si tratterebbe quindi di missile da crociera stand-off con spiccate caratteristiche stealth. Nel corso dell’esibizione sono state mostrate due versioni di questo vettore, pur essendo denominate entrambe nel medesimo modo. Queste hanno tra loro alcuni punti di diversità: oltre alle differenze nella mid-body section, negli attuatori delle superfici aerodinamiche e nella sezione frontale, la dissimilarità sicuramente più significativa riguarda la presenza di un fuel inlet, che garantirebbe la possibilità di caricare del combustibile ad uso del sistema di propulsione. Questi due vettori sembrano costituire un nuovo tipo di munizionamento per i velivoli JH-7 e J-16, essendo stati visti agganciati ai pylons di questi aerei (anche se non si esclude il loro utilizzo su altri aeromobili). Per quanto sia difficile trarre delle conclusioni con le informazioni attualmente consultabili, è comunque possibile che uno dei due sistemi presentati sia in realtà un mock-up. Indizi in questo senso possono essere dati proprio dalle caratteristiche degli attuatori degli organi aerodinamici di una delle due piattaforme. Tuttavia, non è comunque escludibile che nel prossimo futuro vengano sviluppate effettivamente due versioni di questo vettore: le differenze nella sezione frontale dei due missili presentati potrebbero suggerire, ad esempio, l’implementazione futura di terminal seeker diversi. Per concludere, il missile si configura evidentemente come un sistema d’arma land-attack, ed è ipotizzabile il suo utilizzo anche in chiave anti-nave. L’assenza di fuel inlet, poi, potrebbe lasciare presagire che almeno uno dei due sistemi possa non essere un missile, quanto piuttosto una glide bomb. Relativamente al AKF088C, esso sembra essere caratterizzato da una configurazione maggiormente convenzionale. Il sistema è apparso insieme con un aereo da attacco JH-7, ed è molto probabile che si tratti di un nuovo missile derivato dal KD-88. Anche in questo caso, quindi, ci troviamo in presenza di una munizione stand-off pensata per il ruolo land-attack. Esistono tuttavia almeno due elementi che rendono questo vettore abbastanza peculiare: il primo è sicuramente dato dalla presenza di due superfici aerodinamiche che farebbe pensare ad una similitudine con lo SLAM/ER. Il secondo invece potrebbe essere testimoniato dall’adozione di un diverso seeker. Stando a quanto riportato da Andreas Rupprecht nel suo libro “Modern Chinese Warplanes”, il KD-88 ed il KD-88A sono dotati entrambi, rispettivamente, di CCD/TV-seeker e di IR-seeker. Seeker antiradiazione e MMW risultavano ancora in fase di sviluppo ma, forse, possono essere stati implementati nell’AKF088C.

Nuovi droni

Proseguendo, un altro sistema ad avere destato particolare attenzione è il MD-22, dimostratore tecnologico di UAV riutilizzabile con capacità ipersoniche e near-space. Si tratta di un velivolo monomotore, dotato di ala a delta ed impennaggi a V. Misura 10,8 metri in lunghezza, 1,6 in altezza e 4,5 in larghezza, ed ha un peso al decollo di 4000 Kg. Stando a quanto dichiarato, il raggio operativo dovrebbe attestarsi sugli 8000 Km, e la velocità massima raggiungibile sarebbe dell’ordine di Mach 7. L’implementazione di un carrello in configurazione triciclo anteriore, poi, rende evidente il fatto che la piattaforma in questione sarebbe riutilizzabile. È chiaro che si tratta di un dimostratore tecnologico, quindi di un sistema attualmente in fase di sviluppo, ma un velivolo avente queste caratteristiche risulta comunque particolarmente interessante, specialmente in considerazione delle diverse missioni che potrebbe effettuare. In effetti, è possibile che questa piattaforma (o una dalle caratteristiche similari da essa derivata) possa svolgere un ruolo di primaria importanza nel caso in cui dovesse essere attivata una anti-access campaign da parte della Repubblica Popolare Cinese. Nello specifico, un velivolo di questo genere potrebbe svolgere compiti di carattere ricognitivo e di intel-gathering, volti per esempio all’identificazione ed al tracciamento di unità navali ostili, oltre che di battle damage assestment. In questo senso, potenzialmente avrebbe un ruolo similare a quello attualmente detenuto dal WZ-8. Tuttavia, tra le molteplici differenze esistenti tra l’MD-22 e quest’ultimo velivolo (che riguardano anche il sistema propulsivo), ne esisterebbe una di fondamentale importanza: la capacità di decollo autonomo. Il WZ-8, infatti, pur essendo dotato anch’esso di carrello a triciclo anteriore, non risulta in grado di decollare, e può essere lanciato unicamente da un aereo mothership, nello specifico un velivolo H-6K.

Ulteriormente significativa è stata la presentazione dello UAV WL-3, ultima iterazione della serie Wing Loong. Si tratta di un velivolo dalle prestazioni sensibilmente superiori rispetto a quelle del precedente WL-2. Stando a quanto riporta Janes, risulta avere una massa di 6200 Kg ed una payload capability di 2300 Kg. L’autonomia oraria sarebbe superiore alle 40 ore, ed il raggio operativo si attesterebbe a 10.000 Km. Per fare un confronto con il WL-2, esso ha un peso massimo al decollo di 4200 Kg, una payload capability di 400 Kg, un’autonomia oraria di 32 ore ed un raggio operativo di 2000 Km. Per quanto riguarda le dimensioni, la piattaforma è caratterizzata da una lunghezza di 12.2 metri, un’altezza di 4.3 ed un’apertura alare di 24. Il sistema è dotato di 9 hardpoints in totale, che rendono possibile l’imbarco di un numero massimo di 16 tra missili, munizioni guidate ed equipaggiamenti di vario genere. È stato visto imbarcare diversi sistemi, tra cui missili BA-7 (AKD-10), missili AG-300M e vettori aria-aria PL-10E. La piattaforma è poi pensata per operare anche nel dominio marittimo: in un video di presentazione, infatti, è stata mostrata la capacità dell’UAV di imbarcare un launching pod che consentirebbe il dispiegamento di boe acustiche. Inoltre, ad un pylon del WL-3 è stato visto agganciato un piccolo velivolo, apparentemente simile allo statunitense General Atomics Sparrowhawk. Anche in questo caso, quindi, si tratterebbe di un piccolo drone lanciabile e recuperabile durante il volo, nel corso della missione. Nella parte frontale dell’aereo sono localizzati invece sistemi di comunicazione ed EO/IR, questi ultimi posizionati in una torretta ventrale.

Un altro asset particolarmente interessante mostrato in occasione della mostra è il JZ-500. Si tratta di un UAV ad ala rotante sviluppato da Tsingaero. La piattaforma risulta avere un peso massimo al decollo di 550 Kg, una payload capability di 250 Kg, tangenza massima operativa di 7500 m, raggio d’azione stimato sui 500 Km ed autonomia oraria di circa 5 ore. Il sistema risultava essere dotato di 2 mitragliatrici cal.7,62 mm montate in posizione ventrale e di due missili anti-nave TL-2. È altamente possibile che questo velivolo possa essere imbarcato sui vascelli della Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione, e sia in grado anche di svolgere compiti di ricognizione e di supporto alle unità navali.

In ultima battuta, degno di nota risulta essere poi un sistema ad alta mobilità in grado di poter lanciare sciami di droni da diversi canisters. Come riporta RID – Rivista Italiana Difesa, nonostante non sia chiaro se questi droni siano dei simulacri di concept o di asset realmente esistenti, essi risultano piuttosto similari all’israeliano Mini Harpy ed allo statunitense Switchblade. In ogni caso, da un punto di vista teorico una piattaforma di questo genere sarebbe in grado di compiere una molteplicità di missioni: intel-gathering, supporto all’artiglieria, attacchi di saturazione, di precisione e jamming.

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