A prescindere da quelli che saranno gli esiti della guerra in Ucraina, Putin e la classe dirigente russa hanno dimostrato la loro incapacità di ottenere per le vie diplomatiche quell’obiettivo che oggi affidano alle armi: la neutralità – o “finlandizzazione” – di Kiev a garanzia di quella che rappresenta una vera e propria costante della politica estera della Russia – nelle sue varie forme statuali: zarista, sovietica e postsovietica – ovvero il “senso di accerchiamento”.