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NotizieRinnovata la collaborazione tra NASA e U.S. Space Force

Rinnovata la collaborazione tra NASA e U.S. Space Force

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La NASA sta vivendo un periodo di forte rinascita come dimostrato dagli importanti traguardi raggiunti negli ultimi mesi. Il programma Artemis ha infatti dato nuova linfa al tema dell’esplorazione lunare con un budget di oltre 25 miliardi di dollari e la possibilità di rivedere nuovamente l’uomo sbarcare sulla superficie del satellite naturale della terra.

Insieme alla spinta data dall’amministrazione statunitense verso una nuova corsa allo spazio si è affiancato a fine settembre un Memorandum of Understanding che prevede una collaborazione più strutturata e duratura tra l’agenzia spaziale statunitense ed il Dipartimento della Difesa. Il memorandum va a sostituire l’intesa firmata nel 2006 che prevedeva lo scambio di informazioni sui temi di ricerca e sviluppo per ridurre il numero di programmi ridondanti e gettava le basi per una collaborazione a lungo termine al fine di definire una road map più efficiente delle due organizzazioni. Il firmatario dell’attuale memorandum è stato il generale John Raymond che è a capo della USSF (US Space Force), fatto che mostra come la NASA e la nuova forza armata si stiano progressivamente allineando su tabelle di marcia coordinate. L’accordo è stato annunciato il 22 settembre 2020 è prevede una collaborazione più stretta tra i due partner sui macro-temi del volo nello spazio con equipaggio, trasporto spaziale, politiche spaziali, ricerca scientifica e “planetary defense”.

Per la Space Force, uno dei principali obiettivi del Memorandum e più in generale della forza armata stessa è un utilizzo dello spazio per fini pacifici e, soprattutto, il mantenimento della libertà di accesso, un tema che richiama molto da vicino la visione strategica del sea power già vista per la U.S. Navy. Il garantirsi la libertà d’azione nel dominio spaziale permetterebbe infatti sia alla NASA sia alle agenzie degli alleati di poter proseguire in maniera più efficiente i loro programmi. Nello specifico, questo sarebbe un’ulteriore garanzia per lo sviluppo del programma Artemis con il ritorno dell’uomo sulla superficie lunare e per lo sviluppo di un programma di invio di un equipaggio umano sulla superficie di Marte. Questi due programmi infatti possono essere considerati come due step successivi di un programma più vasto. La prima fase (Artemis) prevede infatti l’invio di personale sulla superficie lunare nel 2024, in anticipo di 4 anni rispetto alla data prevista in origine, e quindi stabilire una presenza costante fino al 2030 con la costruzione di un “campo base” e di rover pressurizzati per gli spostamenti in loco. Verrà anche costruita una stazione spaziale in orbita lunare, il Lunar Gateway, con funzione di centro di comunicazione, laboratorio scientifico e modulo abitativo per brevi periodi.

La missione Artemis, nell’idea della NASA, fungerebbe anche da training per il passo successivo dell’esplorazione spaziale ovvero l’invio di personale su Marte. Data la sua distanza è infatti necessario comprendere come far sopravvivere un equipaggio per i mesi necessari per il viaggio spaziale e sul suolo marziano. In questo caso si deve provvedere anche alla creazione di moduli abitativi, in orbita e a terra, funzionali alla lunghezza del periodo della missione ed in grado di dare le “comodità” necessarie ai loro “abitanti”. Va infatti precisato che, come a differenza delle attuali missioni in orbita, in questo caso la permanenza degli astronauti a bordo del vettore spaziale e sul suolo di Marte sia di durata molto maggiore. Fattore che fa entrare in campo una pletora di nuove questioni come l’abitabilità, il fattore psicologico e più in generale rendere il viaggio e la permanenza quanto più “vivibili” possibile.

Il memorandum sottoscritto a settembre va quindi ad estendere la collaborazione già preesistente tra le due organizzazioni stabilendo in maniera sufficientemente precisa 11 nuove aree di cooperazione:

  • Monitoraggio dello spazio profondo e sviluppo di tecnologie per la “Space Domain Awareness” (SDA) e per il tracciamento dei “Near Earth Objects” (NEO)
  • Monitoraggio dei corpi celesti che entrano nell’atmosfera per una più celere comunicazione con le autorità scientifiche e pubbliche
  • Capacità e prassi per le operazioni in orbita bassa e nello spazio cislunare (la regione compresa tra la terra e la luna) con particolare enfasi sulle comunicazioni, la navigazione ed assemblaggio.
  • Operazioni di ricerca e soccorso per le missioni con equipaggio umano
  • Assistenza durante le operazioni di lancio
  • Assistenza logistica nello spazio
  • Rotte e carichi dei vettori
  • Stabilire dei parametri di sicurezza per le operazioni nello spazio
  • Stabilire delle reti di comunicazione interoperabili per i moduli e le navicelle in orbita
  • Cooperazione nella ricerca scientifica e nello sviluppo delle tecnologie
  • Sviluppo e condivisione di un pool di personale esperto nel settore

Come è possibile notare, il nuovo accordo prevede un’integrazione tra le due organizzazioni molto più profonda ed una collaborazione molto più estesa rispetto al passato. Ad un anno di distanza dalla sua creazione, l’USSF ha mosso passi concreti per gettare le fondamenta del suo sviluppo futuro. La collaborazione con la NASA se da un lato sembrava scontata, adesso ha iniziato ad assumere contorni molto più definiti ed ha lasciato intravedere alcuni degli obiettivi a breve/medio termine della nuova forza armata degli Stati Uniti. Temi come le operazioni spaziali e la resilienza dei sistemi di comando e controllo o la libertà di accesso allo spazio, mostrano come nel futuro parte del confronto tra attori internazionali avrà luogo (ed in parte già oggi risulta già esserlo) proprio nel e per il dominio spaziale. A riprova della crescente importanza dello spazio come nuovo terreno di scontro vi è infatti la riemersione di una nuova “corsa allo spazio” da parte non solo degli Stati Uniti ma anche di attori internazionali come l’Unione Europea con l’ESA e di molte agenzie nazionali come quelle di Cina, Russia, India, Pakistan e diversi stati del Medio Oriente.

Emanuele Appolloni,
Geopolitica.info

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