Il Ministero della Difesa ha pubblicato il proprio Atto di indirizzo in vista del bilancio previsione 2024, per la programmazione strategica e finanziaria pluriennale del dicastero. Un documento di routine si potrebbe dire, se non fosse che, alla luce della guerra russo-ucraina e dell’instabilità generale di quello che la teoria strategica italiana chiama “Mediterraneo allargato”, Roma ha un obbligo imperativo di procedere speditamente verso la riforma delle proprie Forze Armate.
Il quadro d’instabilità mondiale determinato dal conflitto russo-ucraino non è un fenomeno passeggero, ma parte integrante della sfida ormai aperta che le cosiddette potenze revisioniste hanno lanciato all’ordine internazionale liberale a guida statunitense. Né l’Africa né l’Oceano Indiano sono immuni dal ciclo d’instabilità sistemica, acuita da una forte competizione tra potenze che riguarda tanto il nuovo scramble africano quanto i riflessi della rivalità sino-americana negli oceani.
L’obiettivo per i prossimi anni del dicastero presieduto da Guido Crosetto è semplice: la costruzione di Forze Armate integrate, capaci di interpretare i moderni conflitti multidominio. L’Atto di indirizzo della Difesa sintetizza in poco più di trenta pagine un programma ampio che prevede la preservazione dell’autonomia strategica tecnologica, l’attuazione di processi di approvvigionamento corti, efficaci e flessibili per adattarsi allo scenario internazionale e la garanzia di una base industriale competitiva in grado di fornire scorte essenziali e preservare gli interessi nazionali.
Per l’Esercito sono previsti il rinnovamento/ammodernamento, specie per il potenziamento delle Forze Pesanti, del supporto di fuoco, della difesa contro le minacce provenienti dalla terza dimensione ed il rapido completamento dei programmi relativi alle Forze Medie. Per la Marina l’ammodernamento/rinnovamento della capacità subacquea; il completamento della capacità di pattugliamento marittimo e antimina; il potenziamento della proiezione della Forza anfibia; l’ammodernamento delle capacità ASuW e ASW. Per l’Aeronautica la prosecuzione del programma JSF e partecipazione al GCAP; il potenziamento della capacità AEW; il potenziamento di SAPR e MALE; lo sviluppo di un sistema di difesa missilistica; il potenziamento delle capacità di Supporto Aereo e di quella contro le minacce spaziali.
Nell’ordine Roma dovrà ripianare i sistemi d’arma e le scorte di munizioni cedute a Kiev, colmare il gap capacitivo già esistente prima della crisi e sviluppare capacità operative, ossia sistemi, tecnologie, infrastrutture e risorse umane all’altezza delle sfide e degli scenari futuri. Ci sono dibattiti in corso come quelli relativi al procurement dei nuovi corazzati per l’Esercito Italiano, al rinnovamento dei sottomarini, passando per la partecipazione italiana a programmi internazionali per la realizzazione di aerei di sesta generazione, fino all’importanza della dimensione cyber e di quella spaziale, che sono sintomo del bisogno sentito da tutte le componenti delle Forze Armate di una modernizzazione urgente degli armamenti e degli equipaggiamenti, proprio nel solco di una trasformazione “combat” della Difesa italiana obbligata prima ancora che auspicata.
La guerra d’Ucraina sta, inoltre, insegnando l’importanza di avere una catena logistica corta – da qui la sottolineatura da parte del Ministero della Difesa del ruolo essenziale che svolgono i servizi “di retrovia” nelle moderne Forze Armate – ed un comparto industriale in grado di rispondere rapidamente alle esigenze strategiche del Paese. Se la Zeitenwende, la svolta storica tedesca per la Difesa, annunciata dal cancelliere Scholz stenta a partire, con un documento per la strategia di sicurezza nazionale che non ha aggiunto nulla di nuovo, l’Italia – pur con difficoltà simili a quelle di Berlino – sotto questo profilo merita di essere tenuta d’occhio.