Il libro di Serena Giusti affronta un concetto come quello di interesse nazionale che è al centro del dibattito politico contemporaneo con una storia ricca e articolata. Il concetto ha caratterizzato il dipanarsi del pensiero politico fin dalle sue prime manifestazioni nel mondo greco ed è stato a lungo considerato uno dei concetti fondativi del realismo politico. Per questo motivo, il concetto di interesse nazionale è stato talvolta emarginato da altri approcci alle Relazioni Internazionali ed accusato di essere troppo volatile, scivoloso, manipolabile per essere inserito nelle agende di ricerca di teorie che intendevano dotarsi di una base scientifica.
Tuttavia, è anche grazie all’attenzione che il costruttivismo ha posto alle componenti identitarie e culturali, che l’interesse nazionale ha acquisito una nuova rilevanza che trascende i tratti più tradizionali del potere. Finalmente, la definizione di interesse nazionale è collocata all’intersezione fra le dinamiche interne dello Stato e l’ambiente esterno, perdendo in tal modo la sua staticità e divenendo un concetto poroso ed interattivo soggetto ad una continua riconsiderazione. Questa nuova prospettiva non necessariamente offre una soluzione a come poter riempire di contenuti il concetto. Kratochwil però avverte che l’abbandono del concetto potrebbe essere imbarazzante in quanto la politica lo usa diffusamente e Nuechterlein ricorda che ignorarlo significherebbe da parte degli studiosi abdicare alla propria responsabilità perché, che ci piaccia o no, il termine interesse nazionale è così profondamente radicato nella letteratura delle relazioni internazionali e del linguaggio diplomatico. Inoltre tanto più il concetto è marginalizzato tanto più esso diventa usurpabile da chi intende rappresentarlo, arrogandosi la prerogativa di rappresentarlo e promuoverlo. Questa è precisamente la sfida che l’autrice ha accettato in questo libro che va a colmare un vuoto nella letteratura contemporanea. L’interesse nazionale può divenire un dispositivo critico per valutare come i decisori politici definiscono gli interessi di un paese strategicamente, bilanciando tra obiettivi da una parte, e risorse e capacità dall’altra, come le scelte siano giustificate presso le opinioni pubbliche ed infine come questi interessi siano stati realizzati e con quali effetti. Il libro intende proprio mostrare le doti di elemento critico dell’interesse nazionale.
Il primo capitolo mostra come l’interesse nazionale segni le fasi salienti della costruzione e sviluppo dello Stato seguendone le vicende anche alla luce di fenomeni come la globalizzazione e la deglobalizzazione e in considerazione di crisi come quella finanziaria del 2008, la pandemia e le guerre. Il secondo capitolo traccia l’interesse nazionale attraverso la sua comparsa nella letteratura cogliendo la diversità con cui i vari approcci teorici si sono ad esso relazionati, enfatizzando alcuni aspetti e sminuendone altri. Il terzo capitolo esplora le diverse antinomie che hanno caratterizzato il dibattito intorno al concetto. Queste antinomie non solo definiscono il perimetro intellettuale e operativo attorno al quale si è sviluppato il dibattito su interesse nazionale ma sono anche lenti cognitive attraverso cui discernerlo. Le antinomie considerate sono: interesse pubblico e interesse nazionale, hubris e phronesis, attitudine razionale ed emotiva, oggettivo e soggettivo, high e low politics, segretezza e trasparenza, governo e opposizione, personificazione e volontà generale, politica di routine e di emergenza, esterno-interno. Il quarto capitolo mostra come il concetto di NI, nonostante la sua debolezza analitica, possa essere un prezioso strumento critico per valutare le decisioni di uno Stato, in questo caso l’analisi riguarda il Regno Unito e la decisione di uscire dalla Ue. La Brexit è stata presentata come una scelta che riflette l’interesse nazionale del paese. Il fatto che il popolo, sebbene con una maggioranza ridotta, abbia approvato questa prospettiva attraverso un referendum ha ulteriormente contribuito ad avvalorare l’idea che la scelta fosse stata fatta per il bene del paese. Il capitolo evidenzia però le possibili conseguenze negative della Brexit, tra cui la perdita di influenza in politica estera, la possibile riduzione del Pil sino ai rischi per l’integrità territoriale del paese stesso che smentiscono che la decisione persegua davvero l’interesse nazionale. Il quinto capitolo cerca di indagare se esista un equivalente di interesse nazionale all’interno dell’Unione europea ossia un “interesse europeo”. Il più grande ostacolo alla concettualizzazione di un interesse europeo risiede nel fatto che l’Ue stessa soffre di una definizione poco chiara a causa della sua natura ibrida. Il capitolo tuttavia avanza alcune possibili tipologie di interesse europeo che potrebbero derivare da una sorta di minimo comune denominatore nell’ambito delle politiche, o la possibilità di un interesse europeo selettivo che potrebbe limitarsi a poche questioni strategiche. Il capitolo esplora anche come alcuni interessi nazionali si siano trasformati in interessi europei e come alcune azioni nazionali siano state giustificate in nome di un interesse europeo superiore. Il libro offre dunque da una prospettiva composita ed articolata, la possibilità di riflettere e riconsiderare l’interesse nazionale come strumento strategico per chi formula le politiche e come strumento critico per chi le valuta essendone destinatario.