La pandemia che ha investito (e continua a investire) il nostro Mondo potrebbe ridefinire quella che i tedeschi, nel loro “romanzare” qualunque tipo di concetto o parola, definirebbero “Weltanschauung” (“Visione del mondo”).
Nell’epoca del “rischio calcolato” o del “rischio 0” nessuno avrebbe pensato che da una città di medie dimensioni in Cina sarebbe potuta partire una pandemia mondiale. Nel suo breve ma denso saggio (edito da Castelvecchi) il professor Salvatore Santangelo ci aiuta proprio a comprendere questa nuova visione del mondo che la pandemia avrebbe obbligato – non solo al corso storico in quanto tale – ma soprattutto allo sdoganamento di antiche credenze, ricette economiche mercantiliste e riaffermando un approccio top-bottom tra istituzioni (siano esse nazionali che internazionali) e cittadini.
Pensiamo per un attimo alla relazione tra cittadini e restrizioni, alle rivalità politiche e partitiche sulla validità o meno di un DPCM, di medici contro medici che cercano di far valere le rispettive tesi. Al netto della volontà o meno di sfruttare il momento per una serie di motivi, i vincitori di questa competizione guideranno il vettore storico-tecnologico che potrebbe portarci fuori dalla crisi.
Come un effetto a centrifuga, verranno sbalzati fuori coloro i quali non saranno in grado di far valere le proprie ragioni sociali ed economiche, mentre la rappresentanza che avrà il coraggio di dimostrare la validità delle proprie tesi l’avrà vinta. Occorre però, considerare questa una pandemia come una guerra. Le guerre si vincono sul tempo; per esempio, a supply-chain strategica nell’approvvigionamento delle mascherine chirurgiche durante la prima fase si è dimostrata indispensabile per serrare il cordone sanitario intorno ai primi contagi.
Sarebbe bastata la riconversione strategica di una piccola industria in modo da produrre 50/60 mila mascherine al giorno, consegnarle nei centri strategici, bloccare il TPL, circoscrivere le zone di contagio, risalire velocemente alla catena del contagio stesso, dispiegare le forze dell’ordine implementando uno stato d’allerta generale. Qui, appunto, parliamo di tempistiche. Inevitabilmente, l’Italia, non disponendo di un comparto produttivo adeguato per quanto riguarda la produzione dei Dispositivi di Protezione Individuale, ha rotto il filo di conduzione strategica che le avrebbe permesso di -quantomeno- prendere in mano la situazione.
Nel quadro generale delle relazioni tra cittadini e enti nazionali/sovranazionali soprammenzionati, notiamo un trend pericoloso: la scarsa fiducia riposta dai cittadini negli enti che dovrebbero invece tutelarli. Gli Stati-Nazione sono accusati di avere un comparto normativo che da un lato è fin troppo zelante e dall’altro lato è poco attento alle dinamiche economiche (un effetto coperta corta). Organizzazioni Internazionali come ONU e Unione Europea, sconfessati continuamente sui social per i tanti motivi legati alle indagini sulle origini del virus e sulle contromisure relative alla cooperazione tra Stati membri dell’Unione.
La corsa al vaccino rappresenta anch’essa una nuova corsa all’Arma Atomica, una corsa forsennata per l’accaparramento delle dosi necessarie a creare l’immunità di gregge; anche qui pare ci siano delle disparità perfino all’interno degli Stati dell’Unione Europea, sicuramente non un toccasana per gli equilibri di consenso interno.
Il saggio ci aiuta inoltre a comprendere gli interessi nazionali che rimangono tali sia in merito al talento dei propri cittadini ma anche, come brevemente menzionato, la capacità di produzione industriale all’interno dei propri confini nazionali.
“Geopandemia” di Salvatore Santangelo non va letto né come un approfondimento sul Covid-19 e le Relazioni Internazionali, né come “processo” storico alla pandemia a gli attori che dovevano combatterlo. Geopandemia è innanzitutto un “vettore” un testo che, come una bussola segna sempre a nord, ci aiuta a capire quale direzione il nostro mondo sta prendendo e quali sono le rotte da seguire se si vuole ancora contare nella storia del mondo.