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TematicheMedio Oriente e Nord AfricaQatar: tra tradizione e obiettivi futuri

Qatar: tra tradizione e obiettivi futuri

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Era il 2010 quando il Segretario Generale della FIFA, Jérôme Valcke, comunicava al mondo che i mondiali di calcio si sarebbero disputati in Qatar nel 2022. Oggi ci chiediamo come e in che modo questa manifestazione calcistica permetterà di conoscere qualcosa in più su un’area che si divide tra modernità e criticità interne.

Tutto ebbe inizio con le perle
Il Qatar è un paese della penisola araba che affaccia sul golfo Persico.
Nel corso dei secoli, tra le dune del deserto e il mare blu sono sorti grattacieli imponenti e opere ingegneristiche da lasciare senza fiato persino i professionisti del settore. Il Qatar ha fondato la sua economia su un’antica tradizione: la pesca delle perle naturali. Il mercato delle perle ha rappresentato per lungo tempo la principale fonte di rendita per l’area del golfo Persico. Le perle erano considerate le più belle per via della loro lucentezza e qualità. 
Una tradizione che tra danze propiziatorie e profonde criticità ha rallentato il suo corso quando nel XX secolo sono stati scoperti i giacimenti di petrolio e gas naturale.  

Le ricchezze del Qatar e i players globali
Oggi, il Qatar è tra i leader mondiali nell’esportazione di petrolio e gas naturale. In seguito al conflitto in corso in Ucraina, l’Italia – insieme ad altri global players – ha dovuto individuare nuovi partner che potessero fornirgli queste materie prime. 
Lo scorso 6 marzo, l’ex Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, si recava a Doha e annunciava la partnership energetica tra il nostro paese e il Qatar. Attualmente quest’ultimo possiede il PIL pro-capite più elevato al mondo. Nel 2008, l’emiro qatarino Tamim bin Hamad Al Thani presentava un progetto a lungo termine dal nome “Qatar’s National Vision 2030”. Questo conferma il desiderio del paese di raggiungere entro il 2030 lo status di “nazione completamente sviluppata” e di assicurare, sia ai cittadini che alle generazioni future, un elevato tenore di vita.

Diversificazione economica post-idrocarburi
Attraverso “Vision 2030”, Tamim bin Hamad Al Thani vorrebbe che le entrate economiche del paese non fossero legate soltanto ai combustibili fossili. Sono diverse le strategie che il Qatar ha adottato per trasformare questo sogno in realtà. Una di queste è la cd. “soft power” ossia cercare di attrarre non solo investimenti esteri ma anche persone mediante turismo e il lavoro.

Questa volontà di cambiamento ha spinto dunque il paese ad immettersi nel panorama mondiale non solo come player energetico ma anche come meta di eventi internazionali quali mostre, spettacoli, manifestazioni sportive come il Gran Premio di Formula 1 oppure l’attesissima Coppa del Mondo calcistica che si disputerà a novembre 2022.  

A questo punto, è naturale domandarsi: per quale motivo il Qatar vuole perseguire la diversificazione economica?

1. Le risorse naturali non sono infinite pertanto sarebbe opportuno considerare anche il quantitativo di riserve disponibili;

2. L’area del golfo presenta conflittualità interne tutt’oggi in corso e questo rende i paesi dell’area, partner vulnerabili

Inoltre ci chiediamo se la volontà da parte del Qatar di discostarsi dai combustibili fossili stia oggettivamente funzionando. Possiamo dire che la situazione è attualmente working-in-progress poiché l’export energetico rappresenta ancora un’entrata significativa del paese. 

Alla vigilia dei mondiali di calcio 2022
Nel 2010, il Segretario Generale della FIFA (federazione che si occupa delle partite di calcio) Jérôme Valcke annunciava che i mondiali di calcio si sarebbero disputati in Qatar nel 2022.
Le particolarità di questo evento sono principalmente due:

1. Innanzitutto, sarà il primo mondiale della storia disputato durante il periodo invernale;

2. Nel 2008, l’emiro qatarino Tamim bin Hamad Al Thani annunciava la sua “Vision 2030”.
A distanza di quattordici anni avremo la possibilità di vedere come e in che modo il Qatar stia tentando di realizzare questo sogno.

A questo proposito, in occasione dei mondiali di calcio 2022, il paese ha dovuto organizzare e addirittura costruire nuove infrastrutture che fossero in grado di ospitare un evento di tale portata. Inizialmente, Doha aveva soltanto uno stadio inaugurato nel 1976 e che in questi anni ha subito soltanto la regolare manutenzione. Oggi, se ne contano otto di stadi costruiti interamente da zero e pronti per accogliere gli spettatori provenienti da tutto il mondo.
Nel corso degli anni, il Qatar e in particolare la capitale Doha ha cambiato completamente il suo tessuto territoriale. 

Oggi, è una città tecnologica senza però dimenticare il suo passato caratterizzato da dhow (in arabo: imbarcazione, ancora visibili nei porti turistici) e perle preziose. 

Tuttavia la polvere di stelle che sembra essere scesa sul paese non riesce a nascondere, agli occhi degli analisti, le criticità interne.

Infatti, le problematiche interne al Qatar sono diverse. Pensiamo, ad esempio, alla questione dei diritti umani, dei lavoratori stranieri più volta evidenziata dalle organizzazioni non governative oppure ai diritti delle donne… solo per citarne alcuni. 

In conclusione, ci domandiamo: se è vero che da una parte l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani propende verso un cambiamento, come farà a conciliare a lungo termine le questioni critiche interne al paese e le necessità sociali future?

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