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TematicheMedio Oriente e Nord AfricaIl Qatar diventa major non-NATO Ally: il rafforzamento della...

Il Qatar diventa major non-NATO Ally: il rafforzamento della partnership strategica con gli USA e le ripercussioni sull’area MENA 

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Il 31 gennaio 2022 Tamim al-Thani è stato il primo leader degli Stati del Golfo a fare visita al presidente USA Joe Biden, un incontro dal forte valore simbolico che ha rinsaldato i rapporti diplomatici, economici ma soprattutto strategico-militari tra i due paesi, come dimostra la designazione del Qatar come Major non-NATO Ally. Questo aspetto, che può sembrare poco rilevante per un paese come il Qatar che basa il suo standing sul soft power, il ruolo di mediatore e le proprie risorse energetiche, ha un peso sia per il percorso di rafforzamento militare intrapreso dall’emirato a partire dal 2017, che per le ripercussioni sugli equilibri nel Golfo e sulla scacchiera internazionale.

Articolo precedentemente pubblicato nel trentesimo numero della newsletter “Mezzaluna”. Iscriviti qui

Il Qatar è Major Non-NATO Ally: motivazioni, vantaggi pragmatici e simbolici, responsabilità

Il Qatar è diventato ufficialmente MNNA il 10 marzo 2022, un riconoscimento per “un partner affidabile e capace”, al centro di molti interessi vitali per gli USA, come sottolineato dal presidente Biden. Dirimente per questa designazione è stato il ruolo qatariota nel dossier afgano: il supporto nell’evacuazione di militari USA e civili attraverso la base di al-Udeid nell’agosto 2021 è stato infatti fondamentale, come ribadito a settembre sia da Blinken che da Austin durante la visita a Doha. Dal 31 dicembre 2021 il Qatar, uno dei pochi paesi ad aver tenuto aperta la propria ambasciata a Kabul, rappresenta ufficialmente gli interessi USA in Afghanistan; la Qatar Airways ha ripreso da poco i voli civili da Kabul in accordo con i Talebani, ed il Qatar mantiene un canale diplomatico con l’emirato Islamico dell’Afghanistan. Altri dossier caldi in cui il Qatar si rende prezioso per gli USA sono la questione palestinese e la Striscia di Gaza, considerato il ruolo nel cessate il fuoco tra Israele ed Hamas nel 2021 e nella distribuzione di  aiuti umanitari alla popolazione palestinese; il  possibile rinnovo del JCPOA, dove il Qatar può sfruttare i buoni rapporti con l’Iran per fare da messaggero (shuttle diplomacy) ed il tema della sicurezza energetica europea, visto che è il secondo produttore di GNL e si è dichiarato disponibile ad aiutare nelle forniture, seppur solo in un’ottica di lungo periodo visto l’output attuale di GNL. Essere MNNA aumenta il capitale diplomatico qatariota ed assicura una copertura politica per il ruolo che l’emirato svolge con diversi attori statali e non nella regione per conto degli USA ma questa designazione afferisce soprattutto al comparto militare e della difesa. Questo status, infatti, migliora la postura strategica del Qatar sia a livello regionale che internazionale, agevola l’accesso alle tecnologie militari USA/NATO, consente la partecipazione a tender per la manutenzione ed amplia le possibilità di procurement. Anche se si tratta principalmente di vantaggi incrementali, vista la cooperazione pre-esistente in ambito militare con gli USA ed altri partner NATO, questi contribuiranno all’avanzamento delle capacità militari del Qatar in un momento in cui il paese sta rivalutando la centralità dell’hard power. Il rischio che la rottura diplomatica nel GCC e l’embargo del 2017 si trasformassero in una guerra ha spinto il Qatar ad intraprendere un percorso di riforma delle proprie forze armate ed a rafforzare ed istituzionalizzare il più possibile la partnership con Washington, da sempre visto come un provider di sicurezza dalla dinastia al-Thani. Il Qatar punta a mostrarsi insostituibile per Washington, pur non appiattendosi sulle posizioni USA, sfruttando abilmente una strategia di hedging, in particolare con l’Iran. Il mantenimento di questo equilibrio e della neutralità potrebbe rivelarsi un compito sempre più delicato per il Qatar: il ruolo di MNNA dovrebbe infatti portare una maggiore responsabilità nella ricerca e nel mantenimento della stabilità regionale, nella de-escalation, nella lotta al terrorismo e nel contenimento iraniano, in allineamento con l’agenda di Washington. 

USA/Qatar: una partnership militare e strategica

Sin dagli anni ’90 il Qatar ha cercato e trovato negli USA una garanzia di difesa ed ha ospitato le truppe americane sul proprio territorio. La prima istituzionalizzazione di questa partnership avvenne nel 1992 con la firma del Defense Cooperation Agreement (rinnovato nel 2013 con durata decennale), che garantì l’accesso degli USA alle basi in Qatar, la possibilità di dispiegare armamenti e la cooperazione nell’addestramento delle forze armate.  Nel 1996 iniziò la costruzione della base al-Udeid, che fu ingrandita e si trasformò in definitiva anche grazie ad un investimento di 8 miliardi di $ da parte dell’emiro: nel 2003 divenne la sede del CENTCOM dopo il ritiro delle truppe USA dall’Arabia Saudita; è la più grande base USA in Medio Oriente (ospita circa 11.000 militari), sede del Combined Joint Interagency TaskForce-Syria e del 379 Air Expeditionary Wing. Le basi di al-Udeid, Camp As Sayliyah ed il porto Hamad assumono per Washington importanza strategica visto anche il ritiro dall’Afghanistan, per il proseguimento delle missioni contro l’ISIS, in Siria, per il controllo degli stretti e per le cosiddette Over the Horizon Capabilities in Medio Oriente, che nonostante il ridimensionamento USA sul terreno rimane un’area importante per Washington. Nel momento più teso dei rapporti con Trump, arrivato ad accusare pubblicamente il Qatar di sostenere il terrorismo nel 2017, il Qatar ha trovato nel Pentagono con J. Mattis e nel Dipartimento di Stato con Tillerson una preziosa sponda per rinsaldare le relazioni e riportare Trump ad una posizione più neutrale verso la crisi del GCC. Una pietra miliare per la cooperazione bilaterale è lo Strategic Dialogue USA/Qatar iniziato nel 2018, un incontro annuale di coordinamento su temi di difesa, sicurezza, salute, aiuti umanitari e sviluppo. Indicativa del “subtle power” del Qatar è stata la firma di un memorandum of Understanding per la lotta al terrorismo e del finanziamento al terrorismo nel 2017. Nel 2019, durante lo U.S.-Qatar Counterterrorism Dialogue i due stati hanno sottolineato i successi negli ambiti del memorandum e fissato nuove priorità, soprattutto nel campo anti-ISIS.  Proprio nel 2019 il Qatar ha implementato una nuova legislazione AML/CFT, rilevante per le misure in ambito finanziario che paiono volte a dimostrare l’impegno formale contro il finanziamento di gruppi terroristici. La cooperazione di lungo periodo con gli USA, istituzionalizzata attraverso accordi e memorandum, ha consentito a questa partnership strategica di resistere anche alla crisi del GCC ed alle tensioni con l’amministrazione Trump. In quest’ottica la designazione del Qatar come MNNA è quindi più di una semplice etichetta: rinsalda i legami bilaterali, pur lasciando ai due partner una certa flessibilità (non obbliga gli USA ad intervenire militarmente in difesa del Qatar), e rafforza Washington come provider di sicurezza, in un momento in cui per il Qatar la difesa appare una esigenza pressante.

L’ammodernamento delle forze armate ed il nuovo focus sull’hard power di Doha

Pur essendo uno degli aspetti meno evidenti dello standing del Qatar, il settore militare e della difesa sta ricoprendo un ruolo più importante negli ultimi anni date le nuove minacce percepite, di fronte al rischio di uno scontro armato durante l’embargo del 2017. Per garantire la propria sicurezza il paese, considerate le ridotte dimensioni e la scarsa popolazione, ha puntato su due strategie: le partnership con potenze militari straniere e, a partire dalla salita al potere di Tamim al-Thani, la ristrutturazione delle proprie forze armate, fondata sul capacity building e le piattaforme tecnologiche. A livello di cooperazione con potenze estere, oltre alla sopra citata partnership statunitense spiccano la cooperazione nel campo di sicurezza e difesa con la Francia, formalizzata nel 1994, la firma della Istanbul Cooperation Initiative con la NATO nel 2004 ed il recente accordo con la Turchia del 2014.

Per quanto riguarda il processo di modernizzazione delle proprie forze armate per aumentare l’autosufficienza, un ruolo importante per lo sviluppo di capacità operative è dato dall’addestramento congiunto con altre forze armate, ad esempio la QEAF si addestra con la RAF e con gli USA (Sky Shield IV) ed ha sviluppato importanti capacità di nicchia, già sfruttate per il supporto alla coalizione anti-ISIS ed in Afghanistan, e la marina è impegnata nella Combined Maritime Force(CMF) Task Force-152. L’acquisizione delle piattaforme è un altro elemento chiave: il Qatar ha già acquistato C-17, Apache ed F-15 (accordo con Boeing nel 2017 per $6.2 miliardi), Rafale, corvette Fincantieri, Leopard 2A7+. Più tortuoso ed al momento in stand-by risulta invece il possibile acquisto di F-35 e droni MQ-9b Predator, visto che potrebbero mettere in discussione il Qualitative Military Edge di Israele, in base al Arms Export Control Act. 

Un momento rilevante per l’industria qatariota della difesa è stata la costituzione di Barzan Holding nel 2018, volta a produrre tecnologia militare in Qatar grazie alle joint venture con società estere, quali Raytheon (USA) per l’information warfare, Rheinmetall (Germania), BMC (Turchia), Beretta (Italia). In merito al nuovo focus sul settore della difesa, quindi, lo status di MNNA può rafforzare non solo la partnership con gli USA ma anche le possibilità di procurement, joint venture ed ammodernamento delle forze armate qatariote.

Implicazioni per gli stati del Golfo e l’area MENA

Il Qatar è il terzo stato del Golfo (dopo Kuwait e Bahrain) ad essere nominato MNNA e questa scelta implica un chiaro messaggio per Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, partner di Washington di lungo corso che aspiravano al medesimo status: le loro politiche aggressive, la prolungata guerra in Yemen e l’embargo segnano dei punti di attrito con Washington. L’amministrazione USA sta ridimensionando le relazioni con l’Arabia Saudita, visti i freddi rapporti tra Biden e Mohammed bin Salman e l’uccisione di Khashoggi (l’Arabia Saudita è stata definita da Biden uno stato pariah durante la campagna elettorale). Se da un lato gli accordi di al-Ula segnano formalmente la fine della rottura tra i paesi GCC, la loro competizione per la leadership regionale è destinata a continuare e si giocherà anche sull’asse con Washington, quindi Arabia Saudita ed EAU potrebbero decidere di riallinearsi maggiormente agli USA per riguadagnare credito o scegliere una strada di maggiore distanziamento, puntando sui rapporti con altre potenze quali Cina e Russia.  Oltre il Golfo, Israele guarda con una certa preoccupazione a questa designazione, visto che una maggiore cooperazione tra USA e Qatar potrebbe danneggiare il Qualitative Military Edge israeliano ed il Qatar, nonostante abbia rapporti di lunga data con Israele, ha criticato gli Accordi di Abramo, sostiene la causa palestinese, ribadendo la necessità di una soluzione a due Stati, ed ha una posizione ambigua con diversi movimenti islamisti oltre che strette relazioni con l’Iran. A livello internazionale, la crisi Ucraina ha fatto emergere come il Qatar stia diventando più esplicitamente allineato a Washington, anche a discapito di altre partnership con la Russia e la Cina. Nell’ottica della competizione Cina/USA nel Golfo, il Qatar, pur avendo acquistato alcuni missili SY-400 ha rapporti limitati e basati sul lato economico-diplomatico con la Cina. A livello militare e strategico la scelta di Washington rispetto a Pechino rimane evidente: nel 2021 il Qatar è stato il secondo partner del Foreign Military sales, per un totale di 26 miliardi di $. In questo senso lo status di MNNA è un riconoscimento ed anche un investimento di Washington per scongiurare un cambio di paradigma a favore della Cina.

Il Qatar, pur mantenendo classiche tattiche di hedging soprattutto verso i propri vicini (la presenza dell’Iran al Doha Defense Show ha provocato il richiamo di Washington) e tentando di giocare con astuzia il ruolo di mediatore e di stato neutrale, dimostra la volontà di rafforzare la partnership strategica e militare con Washington. La condanna dell’invasione russa in Ucraina e la risposta all’appello di Biden per la fornitura di gas in Europa provano un maggiore allineamento con gli USA. Lo status di MNNA assicura oggi al Qatar uno standing strategico elevato sia nel GCC, che nell’area MENA, che a livello internazionale; rappresenta un nuovo, significativo tassello nell’alleanza con gli USA, definiti dal ministro degli esteri al-Thani “l’alleato più importante per il Qatar” e facilita il percorso di modernizzazione delle forze armate di Doha.

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