Il presidente russo Vladimir Putin ha licenziato il suo influente assistente e ideologo Vladislav Surkov. Ieri, 18 febbraio, è stato pubblicato sul sito web del Cremlino il decreto per la rimozione di Surkov. Surkov, fedele del Cremlino, era il responsabile della Russia per trovare degli accordi di pace tra Kiev e i separatisti sostenuti dalla Russia nelle regioni di Donetsk e Lugansk.
Una figura chiave nel sistema politico-culturale della Russia è Vladislav “Slava” Surkov – l’ideologo, il Richelieu del Cremlino, lo spin doctor del presidente – allontanato da Putin nel maggio 2013, riammesso nel “cerchio magico” circa un anno dopo e licenziato definitivamente nella giornata di ieri.
Surkov, acuto e di grande capacità comunicativa, viene promosso poco più che 35enne al ruolo di vice capo dello staff presidenziale da Boris Eltsin, per poi proseguire la sua carriera con Putin e Medvedev fino al brusco stop dello scorso anno, generato da una divergenza sulla “gestione” delle opposizioni. Aveva già alle spalle una brillante carriera nel marketing nelle aziende del magnate Mikhail Khodorkovskij (recentemente liberato e di cui in questi anni ha sempre tutelato la famiglia) e poi come responsabile per le pubbliche relazioni nella tivù di Stato.
Un’immagine del suo studio al Cremlino ha mostrato come, accanto al ritratto di Putin, questo “comunicatore” tenga sulla scrivania un’immagine del “Che”.
È considerato l’eminenza grigia del Cremlino e l’architetto dell’attuale sistema politico russo. Un Machiavelli che ha consigliato con spregiudicatezza il suo principe: “Slava” per Putin ha coniato il concetto di “democrazia sovrana”, ha forgiato il partito “Russia Unita”, il movimento giovanile “Nashi” e addomesticato i media.
Alcune zone d’ombra aleggiano nella sua biografia ufficiale, secondo la quale sarebbe nato il 21 settembre 1964 nella regione di Lipetsk, dove invece si è stabilito solo nel 1969 con la madre russa, che gli diede il suo cognome dopo essere stata abbandonata dal marito. Lo ha rivelato lui stesso, in una rara intervista, a “Der Spiegel”, confessando di essere nato nel villaggio ceceno di Duba-Yurt. Ceceno sarebbe anche il padre, Andarbek Danilbekovich Dudaiev e ceceno il suo primo nome, Aslambek, il corrispondente del russo Vladislav.
Un altro punto oscuro è quello del servizio militare: truppe d’artiglieria sovietica in Ungheria, dal 1983 al 1985. Ma nel 2006 l’allora ministro della difesa Serghiei Ivanov, sostenne che Surkov aveva servito nei ranghi dei servizi segreti militari, il “Gru”. Il suo percorso di studi è stato discontinuo: frequentò a Mosca prima l’Istituto dell’acciaio e delle leghe e poi l’Istituto di cultura, dove studiò teatro, ma conseguì la laurea in economia solo a fine anni ’90 presso l’università internazionale di Mosca.
Questo personaggio viene descritto come creativo e ironico, che coltiva passioni e interessi da bohemien: ama Allen Ginsberg, scrive racconti, poesie e canzoni per il gruppo rock Agata Kristi. Ed è anche l’autore di un romanzo surreale, Quasi zero, che racconta di un editor, Iegor Samokhodov, che si occupa sostanzialmente di pubbliche relazioni (come il giovane Surkov) per migliorare anche a colpi di mazzette l’immagine e la popolarità di politici e deputati corrotti. In un passaggio del libro una giornalista d’opposizione (Anna Politkovskaja?) gli dice di odiare quelli “al potere”, questa “untuosa folla” di ministri, deputati e agenti dell’intelligence.
Le risponde il protagonista del libro: “Non è il potere che odi, ma la vita” e continua spiegandole come le ingiustizie e l’uso arbitrario della forza sono parte della vita stessa e con essi occorre convivere non potendole distruggere.
“Tutti vedono come appari, pochi sentono come sei” è uno dei suoi aforismi preferiti, lo ha scritto proprio Machiavelli, che Surkov indica tra i suoi ispiratori, assieme a Dostoevskij, Nabokov e Nietzsche.