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TematicheCyber e TechProtocollo Internet: la geopolitica degli standard di Internet

Protocollo Internet: la geopolitica degli standard di Internet

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1998, nasce l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN) per la gestione della parte apicale del sistema dei nomi a dominio (DNS) e della distribuzione degli indirizzi IP (Protocollo Internet), ovvero quegli identificatori numerici univoci che identificano ogni dispositivo connesso a Internet. Fondata su una filosofia ‘multistakeholder’, dove la governance è gestita a livello fortemente privatistico e con i governi in posizione solo consultiva, ICANN nasce con un rapporto contrattuale con il Dipartimento del Commercio USA. 

Forte è stato da subito il malcontento da parte di alcune potenze emergenti, tra cui Russia e Cina, che hanno premuto per il trasferimento delle competenze di ICANN all’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU), agenzia delle Nazioni Unite in cui i governi mantengono una posizione decisionale. Tuttavia, ad oggi ICANN esiste ancora e, a seguito dello scandalo PRISM, è divenuta autonoma dal governo statunitense a partire dall’ottobre 2016.

L’esaurimento degli indirizzi IP

Nel 2011, ICANN ha annunciato di aver esaurito gli indirizzi IP distribuibili ai Registri Internet Regionali (RIRs), che gestiscono la distribuzione degli stessi agli utenti finali. Tragedia? Non proprio. L’esaurimento degli indirizzi IP era discusso già dagli anni ’90. Il Protocollo Internet versione 4 (IPv4), il più utilizzato ad oggi, possiede infatti un numero limitato di indirizzi: circa 4.3 miliardi. Dagli anni ’90 in poi si è iniziato quindi a elaborare l’IP versione 6 (IPv6), con uno spazio di 2128 indirizzi IP. 

Poiché ‘il diavolo è nei dettagli’, chi ha dimestichezza coi due protocolli sa che non sono interoperabili. Tuttavia, questo non era inizialmente percepito come problematico dai tecnici coinvolti nel processo di standardizzazione presso l’Intenet Engineering Task Force (IETF). Ci si aspettava, infatti, che l’intero bacino di utenza Internet sarebbe gradualmente transitato all’IPv6. Questo non è successo per una serie di ragioni non illustrabili qui. Ciò che conta è che, a livello tecnico, il problema è stato risolto adottando un protocollo gateway che permette a dispositivi che utilizzano l’IPv6 di comunicare con quelli utilizzanti l’IPv4 e viceversa.

E oggi? Le questioni aperte sul Protocollo Internet

Questo precedente è sicuramente rassicurante per chi osserva lo sviluppo di nuovi protocolli da un punto di vista geopolitico. A inizio 2020, infatti, è salita alla ribalta la proposta cinese di un ‘Nuovo IP’, che ha portato alcuni media a riaprire la questione della frammentazione di internet a livello tecnico. Questa proposta è criticata per varie ragioni. Tra queste, il fatto che la proposta sia stata presentata all’ITU e non all’IETF, casa tradizionale dell’IP a forte trazione privata. 

Tuttavia, questa proposta rimane fumosa e non costituisce realmente una nuova potenziale versione dell’IP. Ad oggi, la proposta è stata rinominata dai suoi promotori ‘Future Vertical Communications Networks’ (FVCN). 

Al di là della portata geopolitica di una proposta presso un ente multilaterale come l’ITU che porta ‘IP’ nel nome proveniente da attori cinesi all’epoca della competizione tecnologica tra USA e Cina, sarebbe forse più corretto osservare il FVCN nel contesto della connettività non-IP, sperimentata e ricercata non solo in Cina ma anche in Europa per favorire forme di connettività a bassa latenza per operazioni critiche, come l’internet degli oggetti (IoT) applicata alla chirurgia. Infatti, l’IP come identificatore dei dispositivi connessi a Internet, insieme ai protocolli di trasporto più utilizzati per la comunicazione tra un dispositivo e l’altro, sono nati in un’epoca in cui gli usi attuali non erano previsti. Pur dimostrando una sorprendente adattabilità, permettendo videoconferenze ad ampia partecipazione e connettività degli oggetti, creano problemi di latenza difficilmente risolvibili.

E quindi? Per concludere, quello degli indirizzi IP è un ambito estremamente tecnico, ma essenziale per il funzionamento di internet come la conosciamo e per l’unicità della ‘rete di reti’ a livello globale. L’aspetto altamente tecnico e profondamente politico della questione crea difficoltà nel distinguere le scelte legate all’efficientamento della rete e delle forme di connettività dai tentativi politici di trasferire competenze da un forum a un altro per incrementare l’influenza politica o economica di determinati attori sullo sviluppo delle tecnologie.

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