La conferenza dei Presidenti di Parlamento Ue di Praga approva l’emendamento a firma del presidente della Camera Lorenzo Fontana che parla dell’immigrazione illegale come” strumento per destabilizzare l’Unione europea”. A far notizia sono però le prese di distanza dell’Ungheria sulle conclusioni finali.
Al termine di una due giorni densa l’Italia porta a casa dalla Conferenza di Praga una maggiore attenzione sul tema migranti, mentre si spacca il fronte Visegrad. Questo il bilancio della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti europei, ospitata in Repubblica Ceca dove l’Italia è stata protagonista con un’inedita staffetta fra Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa.
Il presidente della Camera era alla prima uscita internazionale dopo la visita di stampo più cerimoniale di Vienna dello scorso gennaio per il restauro del Parlamento austriaco. Ha utilizzato l’occasione per incontrare lo speaker della Verkhovna Rada ucraina Ruslan Stefanchuk, e per approfondire i dossier europei con alcuni omologhi.
Fontana ha calibrato i propri interventi e le proprie proposte a Praga su un profilo coerentemente conservatore, spingendo sull’allargamento dell’Ue ai Balcani occidentali e ponendo la lente di ingrandimento sul fronte dell’immigrazione irregolare. Ha così ottenuto il via libera a un emendamento alla dichiarazione finale che vale come un successo sia per l’asse dei Paesi mediterranei sia per quello dei sovranisti-conservatori. “A fronte del nuovo scenario geopolitico – recita l’emendamento Fontana – gli Stati membri e i Paesi nel vicinato stanno affrontando ora più che mai le stesse problematiche comuni, in particolare i flussi migratori, cambiamento climatico, sviluppo sostenibile e la lotta contro il terrorismo e i crimini internazionali. I Presidenti dunque ritengono che l’Unione europea e i Paesi confinanti debbano rafforzare il dialogo e la cooperazione nel campo della diplomazia parlamentare, con particolare attenzione a una risposta efficace all’immigrazione illegale che può essere usata come strumento per destabilizzare l’Ue”.
Sul fronte europeo c’è però un altro dato molto significativo: emerge infatti sempre più la scollatura fra l’Ungheria e gli ormai ex alleati di Visegrad. Fino a pochissimi giorni dall’inizio della conferenza era prevista la presenza del presidente dell’Assemblea nazionale László Kövér. Lo speaker ungherese, che guida il Parlamento monocamerale magiaro da più di 12 anni, ha dato forfait all’ultimo minuto. Al suo posto il vicepresidente István Jakab, che però ha fatto inserire nella dichiarazione finale una postilla dal grande peso specifico: “alcune sezioni delle presenti conclusioni della Presidenza non riflettono l’opinione della maggioranza dell’Assemblea nazionale ungherese”. Un distinguo complessivo e generalizzato che cristallizza le divisioni europee. È un dato ancor più pesante se si pensa a quelli che erano i rapporti fra Repubblica Ceca e Ungheria fino a pochi mesi fa. Questo dimostra – semmai servissero ulteriori prove a sostegno – che l’aggressione russa dell’Ucraina è stato uno spartiacque vero e proprio.
Tornando all’agenda italiana. Fontana ha avuto bilaterali anche con i padroni di casa cechi, con lo speaker moldavo Igor Gros, con il presidente svedese Andreas Norlén, con il veterano austriaco Wolfgang Sobotka e con la presidente polacca Elżbieta Witek. Tutti incontri con esponenti popolari o conservatori insomma. A delineare una tessitura politico-istituzionale volta a proteggere la reputazione italiana ma anche ad accreditare la Lega in contesti europei. Un lavoro di cerniera delicato, di cui l’ex europarlamentare è protagonista pur con un approccio silenzioso e volutamente di basso profilo. E proprio a confermare il proprio profilo istituzionale, Fontana ha deciso di lasciare la Repubblica Ceca per essere presente la mattina del 25 aprile all’Altare della Patria al fianco delle altre alte cariche istituzionali.
Discorso diverso per l’altro presidente italiano. Ignazio La Russa è arrivato a Praga solo dopo aver partecipato al momento istituzionale al Milite Ignoto a Roma al fianco del presidente Mattarella. Giungendo quindi in Repubblica Ceca poco prima della conclusione della conferenza. È intervenuto in plenaria, a ridosso dell’adozione della dichiarazione finale. Per lui l’appuntamento europeo ha avuto un’eco soprattutto di politica interna: il tema della sessione riguardava i rapporti con i regimi totalitari; e il presidente del Senato ha colto l’occasione per parlare del 25 aprile italiano e della condanna a ogni totalitarismo. “La capacità di contrastare ogni forma di regime totalitario – ha detto La Russa – potrà venire dall’attuazione di politiche coraggiose, dalla capacità di realizzare veri processi di pacificazione e dando testimonianza delle aberrazioni di tutti i regimi totalitari. Così come lo stesso Parlamento europeo fece solo pochi anni fa approvando un’importante risoluzione di tutti i totalitarismi del secolo scorso”.
Il presidente di Palazzo Madama ha poi lasciato il Centro congressi della capitale ceca per due visite simboliche, fuori dal perimetro della conferenza. L’omaggio alla statua a Jan Palach e la visita al campo di concentramento nazista di Theresienstadt. La Russa però ha trovato modo e tempo per incontrare la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola: non un incontro banale. I contatti e i rapporti stretti fra popolari e conservatori non sono più un dato di novità, ma una realtà consolidata.