Il viaggio del Pontefice a Cipro ed in Grecia presenta caratteristiche interessanti. L’attenzione che le agenzie di informazione riservano ad una terminologia apparentemente semplice ma in realtà non scevra di rimandi a mondi e visioni fra loro differenti, presenti in commistione nell’intero pontificato francescano, segna un punto di interesse che merita attenzione e potrebbe aiutare nell’illuminare le finalità del viaggio papale.
Francesco raggiunge l’Oriente mediterraneo “come pellegrino alle sorgenti” “dell’umanità”, “della fraternità” e “dell’Europa”. I diversi riferimenti, qui riportati in una sola frase, sono proposti in contesti e all’interno di frasi distinte fra loro. Il rimando alle origini dell’Europa è evidente nel riferimento al mondo classico ed a Cipro quale “propaggine della Terra Santa nel continente”, mentre quelli all’umanità ed alla fraternità non sono di immediata comprensione se non passati al setaccio del concetto di ecumenismo e della figura di Barnaba, vero “nume tutelare” della sosta cipriota del viaggio come Abramo lo fu di quella di Ur nel viaggio in Iraq. La questione non è di interesse meramente storico-filosofico nè solo religiosa nel senso stretto del termine, ed anzi influisce in modo diretto sugli attuali rapporti fra l’Europa (citata innumerevoli volte) e la Turchia.
Bisogna probabilmente tenere a mente cosa il concetto di “fraternità” significa nel vocabolario di Francesco (ed in quello dell’ecumenismo ecclesiastico a partire da Paolo VI), in relazione tanto alle altre correnti cristiane quanto al rapporto con gli altri monoteismi (si veda Francesco in Iraq – giorno 2 – Geopolitica.info). In questo senso, la “fraternità” significherebbe l’origine del discorso monoteista e riprenderebbe la qualifica di Cipro come parte europea della Terra Santa (lo è dal punto di vista della santa Sede, che considera l’isola parte integrante della Custodia).
In effetti, Cipro è stata fra i primissimi teatri della prima evangelizzazione oltre la Terra Santa. Giovanni di Cipro, poi conosciuto e canonizzato come Barnaba, era un ebreo levita ed in questo somiglia molto a Paolo (nato ebreo col nome di Saulo, a Tarso in Asia Minore), quell’ apostolo delle genti vero e proprio distruttore della primissima Chiesa petrina (sulla quale prevarrà dal Consiglio di Gerusalemme del 50 d.C. nella questione della conversione dei gentili) del quale Barnaba fu, come lo stesso Francesco ricorda, addirittura il tutore. Una figura, insomma, di importanza immensa nel primissimo cristianesimo (si tratta del tutore dell’effettivo primo ordinatore del Cristianesimo, che lo trasforma da setta ebraica a religione universale) tanto da essere considerato “apostolo” dalla Chiesa ortodossa.
Barnaba morì martire a Salamina, e questo ci collega al punto geopolitico attuale. Salamina di Cipro, provincia di Famagusta, è attualmente sotto il controllo turco. L’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord, col suo Presidente E. Tatar, lamenta la mancanza di una visita papale nel nord dell’Isola ricordando l’esistenza della Comunità turca. Bisogna sottolineare che tanto il Papa quanto il Segretario di Stato Card. Parolin hanno sottolineato che le attenzioni della Santa Sede sono verso il bene “di tutta l’isola”. Durante l’incontro ecumenico col Pontefice, Crrysostomos (arcivescovo ortodosso di Cipro) getta sul tavolo la questione dell’occupazione militare di Cipro nel modo più diretto possibile, parlando esplicitamente di occupazione militare, di offesa “alla nostra cultura”, dell’imitazione turca dei modi di Attila l’Unno (quello della barbarie asiatica è, nel discorso dei Greci, un tema che non tramonta mail) ed addirittura ricordando di quella volta che Benedetto XVI intervenne presso i tedeschi per la restituzione di diverse opere d’arte sequestrate dai Turchi e portate poi a Monaco in Germania: un evidente invito a Francesco a fare qualcosa anche lui. Francesco risponde parlando di ecumenismo e non menziona i Turchi nemmeno una volta.
Eppure, in passato il suo pontificato ha visto diversi interventi, anche decisi, nei confronti di Ankara. Erdogan ha chiesto ai Paesi sodali col suo di riconoscere Cipro Nord: Da quando Biden è alla Presidenza degli Stati Uniti, il gioco della Turchia che opera su più tavoli non sortisce più tutto il suo effetto. Erdogan ha dovuto insistere moltissimo per ottenere un incontro con Biden, poi avvenuto il 31 ottobre, senza però riuscire a vederlo poco prima di un precedente incontro con Putin. Perché? Perché la tattica di Erdogan, ispirata da quel Davutoglu che fu suo ministro degli Esteri ed ora avversario politico, è quello di far valere a caro prezzo l’appartenenza turca alla NATO, stabilendo con Mosca un rapporto ambiguo che crea appunto la sua capacità d’azione con la Russia. Ma l’attuale Amministrazione richiede un allineamento molto più rigido e fa intendere che questa tattica consolidata non funziona più. Il Governo cipriota del Presidente Anastasiades, certo dell’appoggio statunitense, ha autorizzato diverse Compagnie occidentali a sfruttare i giacimenti marittimi in alcune aree rivendicate dalla Turchia, ed il collegamento Israele – Cipro – Europa gode appunto della benedizione americana (la posizione greca sarà analizzata nel prossimo articolo dello Speciale). L’energia è il punto dolente dell’Amministrazione turca, alle prese con una crisi economica gravissima che porterà probabilmente il Paese ad elezioni anticipate. Ecco il motivo di tanto attaccamento a Cipro. La debolezza di Erdogan è evidente quando continua a mantenere bassi i tassi d’interesse e scatena nel suo Paese un’inflazione capace di mettere in ginocchio la capacità di spesa del suo elettorato pur di mantenere la protezione dei costruttori edili sui quali molta della sua fortuna politica è costruita. Ma non può andare avanti così per molto.
Se Francesco nemmeno menziona i Turchi, che pure lo incitano con qualche articolo di stampa che verrà analizzato sempre nel prossimo articolo, è perché l’allineamento Santa Sede – Washington è totale. E’ ora per la Chiesa di essere massimamente ecumenica e per Francesco di essere un nuovo Paolo-Barnaba, distruttore di quanto rimane della Chiesa preconciliare (Vaticano II) come Paolo lo fu della Chiesa petrina e costruttore di una rinnovata religione pancristiana con minore dottrina e massima diffusione possibile, in linea con l’importantissima rivoluzione mondiale che stiamo vivendo della quale molti, sembra, non riescano a definire gli amplissimi confini.