La politica ha ceduto il passo all’economia e ha trasferito a essa buona parte del suo potere regolatore? I fatidici “poteri forti” condizionano le scelte dei governi? Chi pensa che sia una degenerazione dei rapporti di forza del Terzo millennio globalizzato deve leggere questo libro.

Chi lo leggerà scoprirà che le dot.com, i colossi dell’e-commerce, le grandi corporation in genere non hanno inventato nulla, ma camminano sulle orme lasciate dalle compagnie mercantili a partire da quattro secoli fa. E che, paradossalmente, la “diplomazia ibrida”, alla quale partecipano anche attori non statali, nasce quasi in concomitanza con l’affermarsi dell’idea di Stato moderno, inteso come unica entità politica sovrana, all’indomani della pace di Vestfalia. Con acutezza e spirito critico, “Per la patria e per profitto” ci mostra la lunga strada che ha portato a un governo del mondo condiviso tra una pluralità di soggetti – oltre agli Stati, le organizzazioni sovranazionali, le Ong globali, i soggetti pubblici non statali, le grandi società multinazionali – e all’esercizio di una nuova forma di diplomazia, ibrida appunto, nella quale tuttavia la politica può e deve ritrovare la sua centralità.
Questo libro nasce dall’incontro “ibrido” di due percorsi professionali e intellettuali diversi. Stefano Beltrame, diplomatico di carriera con un passato in aziende multinazionali, e Raffaele Marchetti, docente universitario con un interesse per gli attori non statuali.
È un libro che si sviluppa su precedenti analisi in altri contesti (Beltrame, 2009, 2019), ma è anche un libro che in qualche modo integra la ricerca in corso sulla diplomazia ibrida nell’epoca della globalizzazione (Marchetti, 2014, 2016a) e che aveva già visto nello studio della sinergia con gli attori della società civile (Marchetti, 2017) e con quelli degli enti locali (Marchetti, 2021) due tappe di analisi.
È un libro che intende contribuire al dibattito analitico e politico sulla proiezione internazionale del nostro Paese cercando di cogliere quegli aspetti di forza che derivano dalla positiva sinergia tra l’azione governativa e quella aziendale. L’ambizione ultima è quella di aumentare la consapevolezza dei rischi e delle opportunità che derivano dalle dinamiche ibride che sempre più caratterizzano la politica globale all’interno della quale il nostro Paese deve necessariamente operare.