Il 28 agosto 2020 il Consiglio di Sicurezza ha adottato la Risoluzione n. 2538 sul fondamentale, ancorché limitato, ruolo delle donne nei processi di pace da parte delle Nazioni Unite.
Il Consiglio di Sicurezza, per mezzo di questa risoluzione, e richiamando precedenti risoluzioni e dichiarazioni presidenziali, nell’ambito dell’Agenda Donne, Pace e Sicurezza, ha voluto in primis ribadire la responsabilità primaria del Consiglio di Sicurezza ai sensi della Carta delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
Nel prosieguo, il Consiglio di Sicurezza ha ricordato due anniversari importanti, ossia il 20° anniversario della risoluzione n.1325 del 2000 e il 25°Anniversario della Dichiarazione e della Piattaforma d’azione di Pechino, con l’intento di sollecitare gli Stati membri ad attuare quanto stabilito attraverso l’Agendae ribadendo l’importanza dell’ iniziativa Action for Peacekeeping del Segretario Generale, del marzo 2018, volta a rinnovare “l’impegno politico nelle operazioni di pace” e firmata, ad oggi, da parte di 154 Stati membri e quattro organizzazioni regionali.
Il senso di questa risoluzione sta nella volontà, da parte delle Nazioni Unite, di ribadire il ruolo necessario delle donne nei processi di pace, ad esempio aumentandone il numero tra civili e militari impegnati nelle operazioni di mantenimento della pace (richieste già presenti nella risoluzione n. 2242 del 2015), a vari livelli e in differenti ruoli “sia nella sede centrale che sul campo, in squadre miste sia di uomini che di donne, e soprattutto ove risultino maggiormente sottorappresentate” e instillando così maggiore credibilità e fiducia tra la popolazione locale, aspetti che devono progredire parallelamente “al progresso delle soluzioni politiche, al rafforzamento della protezione dei civili, al miglioramento della sicurezza e dell’incolumità delle forze di pace, al sostegno di prestazioni e responsabilità efficaci, al rafforzamento dell’impatto del mantenimento della pace (…) e al rafforzamento della condotta delle operazioni e del personale di mantenimento della pace”.
Il tutto da raggiungere, auspicabilmente, entro la fine di questo anno, grazie anche al supporto del Segretario delle Nazioni Unite, degli Stati membri e delle organizzazioni regionali (Strategia di sistema del Segretario Generale sulla parità di genere e la Strategia Uniforme di Parità di Genere 2018-2028), attraverso:
- un monitoraggio complessivo della situazione ed un continuo lavoro sinergico nello scambio di best practices;
- la creazione di una banca dati sul personale femminile formato per tali ruoli;
- la diffusione di informazioni in merito a vacancies disponibili;
- la risoluzione deglli ostacoli al reclutamento e all’effettiva partecipazione femminile in tali ambiti, ma anche nelle forze nazionali;
- l’adozione di misure che tengano conto delle specifiche esigenze delle peacekeepers madri;
- la creazione di un ambiente favorevole alle esigenze di genere e che fornisca “alloggi, servizi igienici, assistenza sanitaria, attrezzature protettive”;
- la volontà di perseguire efficacemente e risolutamente i responsabili di minacce e violenza di genere (a questo proposito si ricorda la politica di tolleranza zero, fortemente voluta dal Segretario Generale);
- la creazione di reti di networking tra le donne che hanno partecipato ad operazioni di peacekeeping e coloro che intendono prendervi parte, così da potersi scambiare informazioni utili in materia;
- da ultimo, la richiesta al Segretario Generale, già prevista dalla precedente risoluzione n. 2378 del 2017, di dettagliare, per mezzo di un report annuale al Consiglio di Sicurezza sullo stato dei progressi in tale settore.
Da quanto riportato si evince come sia necessario ed urgente che le donne prendano parte “nelle attività di costruzione della pace, nei processi di pace e nel processo decisionale politico” .
(Segretario Generale Antonio Guterres- 11 settembre 2020- Rapporto 2020 sulla costruzione della pace e il sostegno alla pace indirizzato all’Assemblea Generale e al Consiglio di Sicurezza).
Soltanto tre giorni dopo il Rapporto del Segretario Generale, il Sottosegretario Generale per le operazioni di pace Jean-Pierre Lacroix ha rappresentato una panoramica piuttosto ottimistica in merito alla questione di genere nel mantenimento della pace, affermando che:
“La maggior parte degli obiettivi per il 2020 stabiliti nella Strategia uniforme di parità di genere per il personale militare, di polizia e di giustizia e correzione sono stati raggiunti o superati. A giugno, le donne rappresentavano il 22,6% dei posti professionali militari presso il Quartier Generale contro un obiettivo del 17%, e sul campo, il 18,3% degli osservatori del personale e degli osservatori militari contro un obiettivo del 17% (…) e che “le vittime di atti di violenza nelle operazioni di mantenimento della pace hanno continuato a diminuire, passando da 59 nel 2017 a 27 nel 2018, 25 nel 2019 e otto finora nel 2020”
(Comunicato stampa Azione per il mantenimento della pace: un’iniziativa per fare progressi tangibili nel rafforzamento delle operazioni di pace, del 14 Settembre 2020).
A questo punto bisognerà aspettare il prossimo Report annuale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per capire quanti progressi siano stati realmente posti in essere, così da farci ben sperare.