Nonostante sul piano internazionale siano sempre meno i paesi che riconoscono la Repubblica di Cina, il Paraguay è rimasto l’unico Stato dell’America meridionale a considerare Formosa come il legittimo rappresentate dell’intero territorio della Cina continentale. Nel 2018, durante una visita a Taipei, il presidente paraguaiano Mario Abdo Benítez ha addirittura annunciato che Taiwan «sarà nostro fratello per sempre». Le ragioni di questa amicizia vanno ben oltre la mera retorica. Un rapporto nel segno della continuità che la RPC non è riuscita a scalfire.
Dal 2019 sono ormai soltanto quindici i paesi che intrattengono relazioni diplomatiche formali con Taiwan. Oltre al Paraguay in America del Sud e alla Santa Sede in Europa, a riconoscere ufficialmente la Repubblica di Cina sono otto Stati dell’area centroamericana e dei Caraibi: Belize, Guatemala, Haiti, Honduras, Nicaragua, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia e Saint Vincent and Grenadine; quattro Stati insulari appartenenti all’Oceania: Isole Marshall, Nauru, Palau e Tuvalu; e un solo paese africano, l’eSwatini (ex Swaziland). È chiaro, nessuno di questi riveste un ruolo primario nello scacchiere geopolitico mondiale, ma il caso del Paraguay può tuttavia offrire spunti discretamente interessanti. Infatti, l’approccio di Asunción – contrario alla ormai stabilmente consolidata “One-China policy” – non solo garantisce l’ultimo collegamento diplomatico per Formosa con il Sud America, ma allo stesso tempo consente ai due paesi di portare avanti da oltre sessant’anni importanti interessi reciproci. Dall’altro lato, però, questo unicum ha causato alcune problematiche sul piano regionale, in particolare per quanto riguarda i rapporti commerciali con la Cina continentale all’interno del Mercosur.
Le relazioni diplomatiche tra Paraguay e Taiwan vennero avviate ufficialmente nel 1957, grazie a una serie di elementi comuni che, a dispetto della lontananza geografica, i due paesi presentavano. Dal 1954 il Paraguay era guidato dal generale Alfredo Stroessner Matiauda, che dette vita a una dittatura militare che si sarebbe protratta fino al 1989, conosciuta principalmente con il nome di El Stronato. La Repubblica di Cina, dal canto suo, sotto la guida di Chiang Kai-shek si trovava nel picco della lunghissima fase del Terrore Bianco, nella quale i presunti oppositori del Kuomintang venivano sottoposti a incarcerazioni di massa, torture ed esecuzioni sommarie. Molti degli arrestati erano catalogati come “spie del bandito”, ovvero spie della Cina comunista. Il forte sentimento anticomunista che accomunava i due generali, portò entrambi a investire notevoli risorse per contrastare i movimenti politici marxisti a livello nazionale e transnazionale. Inoltre, a prescindere dalle considerevoli differenze in termini di sviluppo economico, sia Taipei che Asunción potevano beneficiare di uno stretto rapporto con Washington. Gli Stati Uniti, preoccupati dalle velleità della RPC su Formosa e da una possibile espansione del comunismo in America Latina, fornivano ai due attori assistenza economica e militare, nonché supporto diplomatico nel contesto della Guerra fredda. Gli stretti legami tra Paraguay e Repubblica di Cina non furono poi intaccati dalla fine delle dittature e della Guerra fredda, vennero piuttosto riorientati verso una nuova fase, volta a promuovere aspetti principalmente economici, ma anche culturali, scientifici e tecnologici in un contesto democratico.
Tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, come segno della rinnovata affinità sul piano economico, il Paraguay ricevette nel 1999 un prestito da due banche private taiwanesi, con l’avallo del governo di Taipei. La somma ammontava a circa 400 milioni di dollari, restituibili in vent’anni a un tasso di interesse agevolato. Mentre nel 2002, oltre alla consegna di sei elicotteri, furono donati dalla Repubblica di Cina 3 milioni di dollari per la costruzione di unità abitative nel dipartimento Central. L’inizio del nuovo secolo corrispose altresì con la crescita dell’influenza della RPC in America Latina. In quel frangente, Pechino cercava l’appoggio delle opposizioni e degli imprenditori paraguaiani, mentre nel frattempo sfruttava gli altri membri del Mercosur – principalmente Brasile e Argentina – per esercitare forti pressioni su Asunción. Il fatto che il Paraguay fosse l’unico membro del Mercosur a riconoscere la Repubblica di Cina, impediva agli altri componenti di avviare le negoziazioni per la stipula di un Accordo di Libero Scambio con la Repubblica Popolare. Infatti, in virtù della volontà di tutelare l’istituzione di una politica commerciale esterna comune, la risoluzione 32/00 del Mercosur stabilisce che: «i paesi membri devono negoziare congiuntamente accordi di natura commerciale con paesi terzi o gruppi di paesi extra-zona in cui vengono concesse preferenze tariffarie». Ad onor del vero, questa norma non ha comportato soltanto uno stallo verso l’ambizioso accordo Mercosur-Cina ma, per gli stessi motivi, ha ostacolato anche un possibile Accordo di Libero Scambio tra Asunción e Taipei.
Un’ulteriore difficoltà è stata rappresentata dalla parentesi quadriennale di Fernando Lugo (2008-2012), nella quale il presidente del Paraguay aveva manifestato l’interesse a intraprendere rapporti ufficiali con la RPC. Addirittura, nel suo primo discorso all’Assemblea Generale dell’Onu nel 2008, Lugo non prese le parti di Taiwan. Era la prima volta che un rappresentante del Paraguay non si esprimeva in favore della Repubblica di Cina. Tuttavia, quel periodo coincise con una tregua diplomatica tra Formosa e la RPC, favorita dall’inizio della presidenza di Ma Ying-jeou a Taipei, grazie alla quale i due paesi decisero di rimandare qualsiasi alterazione per quanto riguarda le relazioni con i rispettivi paesi alleati. Per una nuova stabilizzazione dei rapporti con Taiwan si dovette però attendere il 2013, con l’arrivo di Horacio Cartes a Palacio de los López. Il Paraguay tornò quindi a ribadire l’importanza di includere la Repubblica di Cina nei vari fori multilaterali, mentre Taiwan contraccambio annunciando, tra le altre cose, la creazione di un’università specializzata in tecnologia in Paraguay. Successivamente, Taipei assicurò ancora una volta pieno e incondizionato appoggio ad Asunción dopo la parziale distruzione del Congresso paraguaiano – edificio costruito quasi esclusivamente con fondi taiwanesi – da parte di alcuni manifestanti, che nel 2017 protestavano contro un emendamento che avrebbe voluto introdurre la possibilità di rielezione per il presidente, eventualità non prevista dalla costituzione.
Con la vittoria di Mario Abdo Benítez nel 2018, sebbene fosse stata ribadita l’intenzione di proseguire sullo stesso sentiero, alcuni gruppi di pressione si sono fatti ingolosire dai progressi effettuati nel forum Cina-CELAC, manifestando apertamente l’interesse verso un possibile avvicinamento alla RPC, principalmente per ragioni di convenienza economica. In particolare, Asunción avrebbe potuto beneficiare di una congiuntura particolarmente favorevole: lo scoppio in Cina del Virus della Peste Suina Africana (ASFV), aveva causato una forte riduzione delle scorte e di conseguenza aveva fatto salire vertiginosamente i prezzi della carne di maiale. Data l’imponente domanda cinese di carne bovina, il mercato di riferimento per Pechino è diventato pertanto quello sudamericano, con Argentina e Brasile a fare da capofila. Inoltre, a causa della guerra commerciale con gli Stati Uniti, un altro prodotto che ha conosciuto un incremento delle esportazioni verso Pechino è stata la soia. L’esclusione da tale asse commerciale ha generato un forte malcontento tra gli allevatori e i produttori di soia, che hanno nei fatti agito come una lobby cinese in Paraguay, cercando di convincere il governo di Asunción a stringere rapporti diplomatici formali con la RPC. Una proposta in tal senso è stata poi presentata formalmente nel 2020 al Congresso dal Frente Guasu, una lista di partiti di sinistra guidata dall’ex presidente Lugo. Secondo i proponenti, il Paraguay avrebbe dovuto «stabilire immediatamente relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare Cinese e proporre a suddetta Repubblica un accordo internazionale per la cooperazione reciproca e lo scambio di beni e servizi cinesi per affrontare l’epidemia da COVID-19, in cambio di materie prime agricole e alimentari dal Paraguay». La motivazione della tutela della salute pubblica appare però debole. Il Paraguay ha potuto vantare uno dei tassi di infezione più bassi in Sud America, e ciò ha contribuito a rafforzare la tesi di chi sostiene che il riallineamento diplomatico verso Pechino sia in realtà per alcuni una priorità antecedente alla pandemia, magari essenzialmente legata alle questioni economiche precedentemente analizzate. Ad ogni modo, il progetto è stato respinto dal Senato ad aprile 2020 con 25 voti contrari e 17 favorevoli.
Per far sì che Asunción potesse resistere alle allettanti sirene provenienti da Pechino, Taiwan si è dapprima impegnata a garantire un netto aumento della quota di carne bovina che esporta dal Paraguay, mentre in secondo luogo ha raddoppiato il suo aiuto finanziario verso il paese sudamericano, assicurando al governo di Benítez fino a 150 milioni di dollari all’anno. Dopo il picco del 2008, nel quale il Paraguay arrivò a esportare beni per un valore pari a quasi 100 milioni di dollari verso la Cina, il volume di affari tra i due paesi si è notevolmente ridotto nel corso degli anni, raggiungendo la modesta cifra di 10,7 milioni di dollari nel 2019. Sempre nel 2019, il valore delle esportazioni paraguaiane verso Formosa è cresciuto esponenzialmente rispetto all’anno precedente, arrivando a stabilire la cifra record di 73,8 milioni di dollari, rappresentati per il 96% da carne bovina congelata.
In conclusione, benché entrambi i paesi abbiano conosciuto una traiettoria simile in termini di autoritarismo e successiva democratizzazione, sarebbe riduttivo cercare le ragioni che hanno contribuito al successo di questa amicizia che si appresta a compiere sessantaquattro anni nella mera affinità ideologica. La collaborazione con Taipei ha portato benefici economici e politici ad Asunción, non solo in termini di accordi commerciali favorevoli e nel finanziamento di infrastrutture mediche, ma anche fornendo una leva diplomatica nei suoi rapporti con gli Stati Uniti. Nel 2019, Pompeo è stato il primo Segretario di Stato a visitare il Paraguay dopo oltre cinquant’anni; mentre nel dicembre dello stesso anno, in un incontro a Washington, Benítez e l’ex presidente degli Stati Uniti Trump hanno ribadito l’intenzione di approfondire una cooperazione tripartita che coinvolga anche Taiwan. Per la Repubblica di Cina, il Paraguay non rappresenta ovviamente un partner da cui trarre immediati guadagni dal punto di vista economico, bensì politici e di status internazionale. Di fronte all’inesorabile perdita di riconoscimento globale, Taipei vede in Asunción un fondamentale punto di appoggio in America Latina, nonché il più rilevante esponente per tutelare (ufficialmente) gli interessi della Repubblica di Cina nei fori internazionali e per chiederne l’inclusione negli stessi. Ad Asunción, la statua di Chiang Kai-shek può dormire sonni tranquilli.