La firma degli Accordi di Abramo nel settembre 2020 ha costituito uno degli eventi più rilevanti occorsi in Medio Oriente e Nord Africa (MENA) dallo scoppio delle cosiddette “Primavere arabe” del 2011 ad oggi. Si potrebbe affermare che nell’ultimo decennio, per la loro capacità di incidere sull’equilibrio politico-securitario della regione, solo la firma del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) può essere ad essi equiparata.
Le Primavere arabe, il JCPOA e gli Accordi di Abramo, infatti, pur rappresentando fenomeni tra loro profondamente distanti, sono accomunati da un filo rosso che li congiunge. Ad un livello sistemico, tutti e tre si inseriscono, a vario titolo, in un comune quadro di trasformazione dell’equilibrio regionale causato anzitutto da una riduzione dell’impegno degli Stati Uniti, potenza egemone dell’ordine internazionale, negli affari regionali. Washington sta infatti progressivamente concentrando le proprie risorse sulla sfida egemonica apportata dalla Repubblica Popolare Cinese.
Da uno prospettiva italiana è assoluta priorità comprendere le opportunità e le criticità lungo il Mediterraneo Allargato. L’area MENA, infatti, rappresenta il teatro di più immediata prossimità per Roma. Alla luce di ciò, il progetto P2P si prefigge l’obiettivo complessivo di indagare gli Accordi di Abramo, considerati come uno degli eventi trasformativi più rilevanti dell’ultimo decennio per la regione del Medio Oriente e Nord Africa e, potenzialmente, per il suo futuro di breve e lungo periodo.
Questo Geopolitical Brief, il primo di tre, è dedicato alla dimensione geopolitica degli Accordi di Abramo. L’analisi geopolitica è da considerarsi come la cornice entro la quale si inseriranno le due successive pubblicazioni. Il secondo contributo si concentrerà, difatti, sulla dimensione geo-economica, mentre il terzo sulla dimensione culturale degli Accordi.
Con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.