Sin dal lancio della visione strategica per un Indo-Pacifico libero e aperto (la cosiddetta FOIP), Tokyo ha portato avanti quella che può essere descritta come “diplomazia FOIP” nelle relazioni con vari attori interni ed esterni alla regione.
Se il principale obiettivo dell’ex primo ministro Abe, una volta introdotta l’iniziativa FOIP, era quello di assicurarsi il coinvolgimento degli USA in quella che, secondo molti analisti, è una forma di contenimento multilaterale della Cina, il Giappone non si è però fermato a reclutare sostenitori di un Indo-Pacifico libero e aperto soltanto tra quegli attori che hanno interessi maggiormente evidenti nella regione, Australia, India, e i paesi membri dell’ASEAN. Al contrario, la visione FOIP ha assunto un ruolo centrale nella complessiva postura diplomatica di Tokyo. Basti pensare ai numerosi riferimenti alla FOIP in vari incontri tra i rappresentanti giapponesi e funzionari e ufficiali di vari paesi europei. Si tratta non soltanto di quelle potenze europee già operative nel Pacifico, tra cui il Regno Unito o la Francia, ma anche di attori minori.
La necessità di mantenere un Indo-Pacifico libero e aperto è stata, ad esempio, menzionata durante l’incontro nell’ottobre 2018 con l’ex primo ministro italiano Giuseppe Conte. Più recentemente, l’impegno a sostenere un Indo-Pacifico libero e aperto è stato riproposto durante la visita del ministro degli esteri Motegi in Bosnia Erzegovina, Slovenia e durante le discussioni bilaterali con i paesi del V4, Slovacchia, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca nel maggio 2021. In generale, la diplomazia FOIP in tali contesti va a riaffermare norme quali la pace e stabilità nell’Indo-Pacifico, libero scambio e libertà di navigazione nella regione e la loro importanza anche per quei paesi non necessariamente affacciati su questi due oceani.
Se, da un lato, il concetto di un Indo-Pacifico libero e aperto ha assunto il ruolo di parola chiave della diplomazia giapponese, l’impegno del Giappone a sostenere l’ordine internazionale libero e aperto va ben oltre i confini di questa regione. Nonostante l’attenzione di Tokyo sia certamente incentrata su quest’area geografica più vicina all’arcipelago nipponico, ciò non significa che il Giappone non sia operativo anche in regioni che sembrano lontane dall’Indo-Pacifico. Ne è un esempio il rafforzamento delle relazioni diplomatiche con l’America Latina avvenuto in concomitanza con l’avvento della visione FOIP.
La retorica dell’ordine internazionale libero e aperto in America Latina
La visita di Abe nel 2014, la prima visita di un primo ministro giapponese in ben 10 anni, ha rilanciato le relazioni tra Tokyo e l’America Latina. In tale occasione, Abe lanciò la cosiddetta iniziativa “Juntos,” fondata su tre principali cardini:
- Progredir juntos
- Lidear juntos
- Inspirar juntos
In principio, questi tre cardini, volti a rafforzare la cooperazione bilaterale tra il Giappone e i paesi dell’America Latina in campo economico e normativo, erano privi di concretezza e mancavano tuttavia dell’elaborazione concettuale necessaria a garantire una visione strategica e diplomatica coerente. Il passo in questa direzione è avvenuto con la promozione della “Japan’s initiative to enhance connectivity between Japan and Latin America and the Caribbean” (Iniziativa per il rafforzamento dei collegamenti tra Giappone, America Latina e i paesi caraibici), annunciata da Abe a Buenos Aires nel 2019. Attraverso tale progetto, i 3 pilastri dell’iniziativa “Juntos” sono stati rielaborati come segue, assumendo quindi una dimensione più concreta e coerente:
- Connettività economica (Progredir juntos): l’obiettivo è cooperare per il mantenimento e rafforzamento di un sistema economico libero e aperto attraverso investimenti destinati a infrastrutture di qualità e allo sviluppo di catene del valore globali.
- Connettività di valori (Lidear juntos): l’obiettivo è quello di promuovere una forma di multilateralismo fondato sulle norme del diritto internazionale e sui valori liberal democratici che il Giappone e i paesi della regione affermano di condividere. In tale contesto, particolare attenzione è destinata alla promozione di un ordine marittimo stabile in cui venga garantito l’accesso libero e aperto alle linee di comunicazione marittime.
- Connettività del sapere (Inspirar juntos): l’obiettivo è promuovere la condivisione della conoscenza e del know-how necessari per risolvere problemi legati alla cosiddetta sicurezza non-tradizionale ed al concetto di “human security” (ad esempio, i cambiamenti climatici, la povertà, salute e l’invecchiamento della società).
Sebbene non ci sia alcuna menzione del termine FOIP, i tre cardini alla base della strategia diplomatica di Tokyo nell’America Latina non si discostano dai tre pilastri portanti della visione strategica giapponese nell’Indo-Pacifico. Al contrario, sembrano essere modellati proprio sulla base di questi ultimi, andando però ad estenderne la portata al di là del solo ordine regionale. La connettività economica fondata su infrastrutture di qualità e catene del valore innovative è, infatti, il pilastro portante della FOIP, così come la promozione di un ordine fondato sullo stato di diritto. Analogamente, la condivisione di conoscenza e know-how è alla base dei programmi per la costruzione di capacità che costituiscono il terzo pilastro della FOIP, ovvero l’impegno a garantire pace e stabilità regionale.
La rinnovata importanza dell’America Latina nella visione strategica di Tokyo
Il crescente interesse di Tokyo per l’America Latina e la regione Caraibica è legato all’intensificarsi della competizione per il futuro dell’ordine internazionale e, in particolare, la competizione tra Cina e Stati Uniti. Non a caso, l’attenzione del Giappone verso le dinamiche di questa regione segue l’incremento delle attività cinesi. Negli ultimi anni, la Cina ha infatti rafforzato i rapporti con i paesi dell’America Latina fornendo investimenti e prestiti volti allo sviluppo di infrastrutture quali porti, strade, dighe e ferrovie, ed invitando gli attori regionali a aderire alla Nuova Via della Seta promossa da Pechino. Tra il 2005 e il 2020, la Cina ha investito circa $180 miliardi nella regione. Pechino ha inoltre cercato di rafforzare la propria influenza sfruttando la cosiddetta “Taiwan card,” offrendo prestiti ai paesi che mantengono relazioni diplomatiche con Taipei a condizione che terminino il riconoscimento di quello che il PCC considera come un territorio inerentemente cinese. Tale approccio ha avuto un certo successo. Nel 2018, ad esempio, El Salvador annunciò la decisione di sospendere i rapporti con Taiwan aderendo alla “One China Policy.”
In tale contesto, il Giappone non è rimasto a guardare. A partire dal 2014, il governo di Tokyo ha rinnovato il proprio coinvolgimento nella regione sia attraverso il settore privato che tramite l’intervento di agenzie governative come la JICA che, con i suoi 20 uffici in loco, è impegnata in iniziative volte allo sviluppo di infrastrutture di qualità. Recentemente, il governo di Tokyo ha inoltre incentivato le imprese nipponiche a diversificare le catene del valore al di fuori della Cina. Se molte aziende hanno considerato, come prima scelta, il Sudest asiatico, alcune hanno intravisto possibili opportunità nell’area centro-meridionale del continente americano, in particolare in Brasile, Argentina e nei paesi membri dell’Alleanza del Pacifico (Cile, Colombia, Messico e Perù). Non bisogna dimenticare che Cile, Messico e Perù fanno già parte del CPTPP, accordo di libero scambio che facilita la collaborazione tra questi paesi ed il Giappone.
Inoltre, l’impegno nipponico nella regione si è consolidato recentemente con il lancio, sotto la spinta di Tokyo, dell’iniziativa trilaterale “Japan, US, Brazil Exchange” (JUSBE), una partnership mirata al consolidamento dell’ordine internazionale libero e aperto. Il fatto che Giappone e Stati Uniti abbiano promosso congiuntamente una simile iniziativa è degno di nota. Il Brasile è, infatti, tra le principali destinazioni di investimenti cinesi nella regione. Ciò è indicativo del fatto che i due alleati non vogliano lasciare carta bianca alla Cina. Nonostante i tre paesi abbiano chiaramente sottolineato che il JUSBE non sia volto a competere con, o escludere la Cina (analogamente alla visione FOIP), è comunque probabile che Giappone e USA vogliano presentarsi come una valida alternativa alle promesse cinesi, o ancor meglio, come garanti intenzionati a monitorare il rispetto delle norme del diritto internazionale. Difatti, l’impegno a sostenere un ordine regionale e internazionale libero e aperto ricorre nei tre ambiti cardine dell’iniziativa, ovvero la promozione di una visione congiunta sulle problematiche regionali, prosperità economica condivisa, e governance democratica.
Conclusioni
La visione diplomatica di Tokyo in America Latina costituisce un’estensione della più affermata “diplomazia FOIP.” Sebbene i rappresentanti giapponesi non menzionino apertamente l’Indo-Pacifico, come invece accade negli incontri con i rappresentanti di altri paesi, tra cui quelli europei, le modalità di coinvolgimento diplomatico rivelano una retorica modellata sulla base dei principi FOIP. Ciò sembra suggerire che la visione per un Indo-Pacifico libero e aperto costituisce una sorta di “branding” per quella che appare, invece, come una visione strategica e diplomatica di scala globale.
Alice Dell’Era
Geopolitica.info