In Macedonia del Nord Kurti e Vučić approvano l’Allegato di implementazione del Piano UE per la normalizzazione delle relazioni serbo-kosovare. Occhi puntati sulle prossime mosse di Belgrado e Priština.
Il 2023 può essere segnato da importanti novità riguardanti la regione balcanica. Dopo le fasi di tensione verificatesi nella seconda metà dello scorso anno tra Serbia e Kosovo, UE e USA hanno agito con decisione non solo per riportare la calma, ma anche per indurre le parti a normalizzare i rapporti in una prospettiva di lungo periodo, un obiettivo diventato più rilevante alla luce di un contesto internazionale oscurato dalla guerra tra Ucraina e Russia e, di conseguenza, della necessità di evitare la destabilizzazione di un ulteriore quadrante del continente europeo.
Nell’autunno scorso, infatti, Francia e Germania hanno predisposto una bozza di accordo di 11 punti da sottoporre a Belgrado e Priština, subito approvata da tutti i Paesi dell’Unione e diventata nota come “Piano UE”. Nel vertice di Bruxelles del 27 febbraio, in seguito a un’azione incisiva e prolungata da parte della diplomazia europea e statunitense volta a persuadere Aleksandar Vučić e Albin Kurti, i due leader hanno accettato il piano. Le disposizioni del documento, pur non arrivando a contemplare un riconoscimento ufficiale dell’indipendenza kosovara da parte della Serbia, chiamavano le due parti a normalizzare le relazioni e a condurre queste ultime nel rispetto delle norme della Carta ONU. Fin da subito si sono evidenziate due disposizioni critiche: la concessione da parte del Kosovo di un certo grado di autogoverno alla minoranza serba in accordo con quanto stabilito a Bruxelles nel 2013 e nel 2015, dunque con la creazione della “Associazione delle Municipalità” dei comuni a maggioranza serba, e la non opposizione da parte di Belgrado all’ingresso del Kosovo nelle organizzazioni internazionali. A dispetto dell’approvazione del piano, i due leader non hanno apposto la loro firma sul documento alla luce della mancata volontà in questo senso da parte di Vučić.
L’incontro di Ohrid
Un nuovo incontro, da tenersi a Ohrid in Macedonia del Nord, è stato messo in agenda il 19 marzo per discutere circa le modalità di attuazione del piano. Un Allegato di implementazione predisposto dall’UE, a tal fine, è stato sottoposto a Vučić e Kurti, i quali hanno partecipato al meeting insieme all’Alto Rappresentante Josep Borrell. Al termine dell’incontro, durato ben dodici ore, lo stesso Borrell ha annunciato l’approvazione dell’Allegato dalle due parti, ancora una volta però senza che il documento venisse firmato.
Il contenuto dell’Allegato, da considerarsi parte integrante dell’accordo raggiunto il 27 febbraio, impegna le parti a onorare tutti gli obblighi da questo derivanti. Il Kosovo si impegna, in virtù del punto 7, ad avviare immediatamente dei negoziati per conferire alla comunità serba un adeguato livello di autogoverno. L’accordo e l’Allegato diventano parte del processo di adesione all’UE della Serbia, con conseguente avvio della procedura di modifica del Capitolo 35 del negoziato al fine di contemplare i nuovi obblighi in capo a Belgrado; l’accordo e l’Allegato verranno considerati anche nell’ambito del processo di avvicinamento all’UE del Kosovo. Le parti accettano di stabilire un comitato congiunto di monitoraggio, presieduto dall’UE, entro 30 giorni, incaricato di assicurare l’implementazione di tutti i punti in esame. Viene appoggiata da entrambi, poi, la Dichiarazione sulle Persone Scomparse. Serbia e Kosovo accettano che il mancato rispetto degli obblighi derivanti dall’accordo, dall’Allegato e dai passati accordi conseguiti sotto l’egida europea avranno conseguenze negative dirette sui rispettivi processi di avvicinamento all’UE e sul supporto finanziario da parte di quest’ultima nei loro riguardi. L’UE si impegna a organizzare entro 150 giorni una conferenza dei donatori per mettere a punto un pacchetto di investimenti e di supporto finanziario per Kosovo e Serbia.
Borrell ha affermato che, inizialmente, un testo più ambizioso e dettagliato era stato sottoposto alle parti, ma la sua mancata adozione si deve da un lato all’inflessibilità del Kosovo rispetto alla sostanza del documento, dall’altro alla mancata volontà da parte della Serbia di firmare l’accordo a dispetto della dichiarata intenzione di attuarlo. La mancata apposizione della firma da parte di Vučić sui documenti approvati, infatti, ha costituito un filo conduttore degli ultimi due incontri. Il leader serbo ha spiegato tale comportamento alla luce della volontà di non riconoscere ufficialmente l’indipendenza del Kosovo, interpretando un’eventuale firma come un passo in questo senso. Nella visione del leader serbo, il riconoscimento ufficiale costituisce una delle due “linee rosse” che Belgrado non intende superare, insieme all’ingresso del Kosovo indipendente nelle Nazioni Unite. Kurti, da parte sua, ha dichiarato che all’UE spetterà il compito di individuare un meccanismo per rendere l’accordo legalmente e internazionalmente vincolante.
Vučić ha invece auspicato una rapida messa a punto dell’Associazione delle Municipalità nei comuni kosovari a maggioranza serba. Come ribadito da Borrell, Kurti si è impegnato a garantire alla comunità serba un adeguato livello di autogoverno, in accordo con quanto stabilito dall’accordo e dall’Allegato; il rappresentante speciale dell’UE Miroslav Lajčak, nel corso delle settimane precedenti, aveva sottoposto al premier kosovaro un elenco di 15 possibili modelli per la creazione dell’Associazione, formulati principalmente in base al trattamento delle varie minoranze nazionali presenti nei Paesi UE. Fino ad ora Kurti si è opposto alla messa a punto di questo organismo, considerandolo come un elemento in grado di destabilizzare la Repubblica kosovara analogamente a quanto accade in Bosnia-Erzegovina per mano della Republika Srpska. Nelle ultime settimane, e in particolare durante il vertice, egli ha tuttavia aperto a questa possibilità, pur sottolineando che la sua creazione dovrà avvenire rigorosamente nel rispetto della Costituzione del Kosovo. Ciò lascia intendere che il governo di Priština cercherà da un lato di limitare il carattere “monoetnico” dell’Associazione (un aspetto fortemente criticato dal Primo ministro), dall’altro di evitare concessioni eccessive sotto il profilo dei poteri a questa attribuiti.
Il tema resterà probabilmente sul tavolo nel corso delle prossime settimane, anche perché la creazione dell’Associazione viene considerata dalla Srpska Lista, il gruppo politico dei serbi del Kosovo allineato al governo di Belgrado, come una condizione fondamentale per la partecipazione alle prossime elezioni locali, come confermato in un incontro di suoi rappresentanti con l’ambasciatore statunitense a Priština.
Le reazioni internazionali
Nelle ore successive al termine dell’incontro, la notizia dell’accordo raggiunto, pur in assenza di una firma, è stata salutata con favore da diversi Paesi europei; tra le prime reazioni è arrivata quella del Premier albanese Edi Rama, il quale ha auspicato che il traguardo raggiunto possa costituire l’inizio di una nuova realtà nei rapporti tra Kosovo e Serbia e, più in generale, tra albanesi e serbi.
La Ministra degli Esteri slovena Tanja Fajon, pur notando come le aspettative iniziali fossero più ambiziose e che il testo nella sua versione più dettagliata è stato accantonato durante il negoziato, ha considerato l’accordo come una base di partenza, ribadendo l’importanza della sua implementazione al fine della normalizzazione dei rapporti tra le parti. Il Ministro degli Esteri croato Gordan Grlić-Radman, invece, ha sottolineato come l’accordo sia, in realtà, da considerarsi vincolante a prescindere della firma o meno da parte di Vučić e Kurti: il carattere vincolante del documento, successivamente, è stato confermato sia da Borrell sia dall’inviato USA Escobar. Miroslav Lajčak ha rivelato che il testo iniziale, comprendente 18 punti, stabiliva una sequenza di passaggi e di scadenze chiara, ma solo su 12 di questi si è registrato un’intesa tra le parti, portando all’accantonamento dei restanti sei. Secondo il rappresentante speciale UE, il carattere vincolante scaturirebbe tanto dall’annuncio fatto da Borrell al termine dell’incontro, quanto dalla sua inclusione nell’ambito del processo di avvicinamento all’Unione dei due Paesi.
Quanto all’Italia, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha affermato che l’accordo di Ohrid offre un’opportunità eccezionale per proseguire lungo la strada della normalizzazione dei rapporti Belgrado-Priština, auspicando la messa a punto in tempi rapidi dell’Associazione delle municipalità.
È probabile, dunque, che la diplomazia europea e statunitense, dopo aver conseguito il risultato di un’intesa tra Belgrado e Priština, agisca con la medesima attenzione e incisività nel corso delle prossime settimane al fine di vigilare sull’attuazione dell’accordo, affrontando in particolar modo i nodi più delicati rappresentati, per esempio, dall’Associazione delle municipalità.
Un processo di normalizzazione coronato dal successo contribuirebbe in modo molto rilevante alla stabilità dei Balcani occidentali, collocando i progressi compiuti dagli attori regionali nella prospettiva di un avvicinamento all’Unione Europea.